Trap a Conte: 'Fai come me'. Ma quella Juve e quel calcio erano un'altra cosa
Giovanni Trapattoni, che ha allenato la Juventus per dieci anni (dal 1976 al 1986), prima di cedere alle lusinghe dell'Inter (1986-1991) e tornare poi di nuovo in bianconero (1991-1994), dalle colonne di Tuttosport lancia un messaggio ad Antonio Conte: "Resta a Torino, la Juventus è casa tua, continua la tua crescita lì: l'estero può attendere. Conte ha un privilegio: a Torino è protetto. E' meglio per lui se imita la mia carriera e non si fa tentare".
Parole sagge, dette da un allenatore che è stato fra i maestri del Conte giocatore, e delle quali il tecnico salentino terrà sicuramente conto.
Detto questo, va però evidenziata una differenza sostanziale fra la Juventus del decennio trapattoniano e la Juve di Conte, e fra il calcio italiano degli anni '80 e quello attuale. Quella Juventus e quel calcio italiano rappresentavano l'élite del calcio mondiale.
Nel 1982, ad esempio, a una Juve che poteva contare su sei campioni del Mondo (Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli e Rossi), la società presieduta da Giampiero Boniperti aggiunse Boniek e, su ispirazione dell'Avvocato Agneli, anche Platini, uno che avrebbe vinto per tre volte di fila il Pallone d'Oro.
Cose analoghe, al momento, succedono in Spagna, dove il Real Madrid e il Barcellona si possono permettere di aggiungere i pezzi migliori del mercato a squadre già ricche di grandissimi talenti, compresi i campioni del Mondo delle Furie Rosse.
Era un'altra cosa, quel calcio italiano, rispetto a quello attuale. Era un calcio ricco, con gli stadi pieni, che riapriva le frontiere per accogliere il meglio del calcio mondiale, da Maradona a Zico, da Rummenigge a Falcao, per finire, al termine del decennio, con Van Basten e Matthaeus.
Il calcio italiano di oggi, invece, sforna, per usare una terminologia introdotta proprio dal presidente della Juventus, Andrea Agnelli, un "campionato di passaggio", che i migliori talenti possono scegliere tutt'al più per crescere, prima di emigrare in Premier, Liga e Bundesliga. E l'esempio di quello che potrebbe succedere, nel prossimo futuro, a Paul Pogba, è il più calzante possibile.
E questo, naturalmente, vale anche per gli allenatori. Rispetto all'epoca della Juve di Trapattoni i tempi si sono accelerati e i traguardi sono altri. E anche i soldi sono diversi, a seconda del campionato frequentato.
Quindi ci permettiamo di dire, al Trap, che forse allenare per dieci anni in quella Juve e in quel calcio italiano era un po' più semplice che allenare per dieci anni (ma forse anche per quattro o cinque) inn questa Juve e in questo calcio italiano.