In attacco il Toro le ha provate tutte, ma la sostanza non è mai cambiata. Bianchi-Sgrigna, Bianchi-Meggiorini, Bianchi-Sansone e Sansone-Meggiorini sono le coppie provate finora da Ventura, senza particolare successo. D'altronde il problema del Toro non è chi giochi lì davanti, quanto più chi serve i due attaccanti e in che modo. In tutti i casi, ci sono 'pro' e 'contro', perché Bianchi ha caratteristiche da prima punta statica, con poco movimento d'attacco fuori dall'area di rigore, mentre Sansone è quasi un esterno d'attacco, tecnico e veloce, ma ancora troppo farraginoso nei movimenti individuali e di squadra. Meggiorini invece è un lottatore, che segna poco o nulla ma combatte e fa 'legna' per la squadra: nonostante lo sforzo, non piace ai tifosi, che non ne sopportano la presenza in campo.

Infine Sgrigna, ovvero la qualità e la discontinuità combinate l'una con l'altra: l'ex Vicenza è tra i giocatori tecnicamente più forti del Toro, ma tutto ciò si scontra con l’incapacità di riuscire a fare quel che sa con costanza. Detto questo, però, come anticipato sopra non è tanto la qualità di questi giocatori a preoccupare, quanto più la scarsa propositività generale della squadra, che non riesce a servirli a dovere, mettendoli in difficoltà e vedendo poi, dopo 13 giornate, un resoconto di gol fatti che, per le punte, arriva appena a sei gol segnati.