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    Il Torino coltiva un talento della Primavera

    Il Torino coltiva un talento della Primavera

    • A.S.

    Non è da un piccolo particolare che si giudica un giocatore. Lo cantava in tempi non sospetti Francesco De Gregori ne 'La leva calcistica del ‘68' e oggi il nuovo Nino potrebbe essere Mattia Aramu, secondo l'edizione odierna di Tuttosport. Anche perché, se da un lato mai in questi anni aveva abituato l’ambiente granata a due errori dal dischetto, dall’altro sembra non esser mai stato così forte. Di gambe e di testa. Non che il talento del gioiellino classe ‘95 sia mai stato messo in discussione ma forse solo in questa stagione è emersa anche quella determinazione e continuità necessaria per renderlo davvero qualcosa di molto simile a un calciatore dal futuro assicurato, che sarebbe un peccato non veder esordire prima o poi con la maglia del Toro dei 'grandi'. A dirlo sono le prestazioni, prima di tutto. Suffragate però da numeri mai così importanti. Sette i gol, quasi tutti decisivi, in otto presenze. E una pericolosità costante, su calcio piazzato come su azione. Ma anche e soprattutto un ruolo di leader in campo come nello spogliatoio, condiviso con Emmanuel Gyasi e consolidato anche dopo gli sviluppi di un mercato estivo che ha ridisegnato gli assetti della Primavera di Moreno Longo. Un ruolo che ora non sembra più poter esser messo in discussione, nemmeno da errori pesanti come quello su calcio di rigore commesso a Empoli che avrebbe permesso ai granata di andare in fuga, o come quello di sabato quando il Bologna si trovava in vantaggio di un gol. Una doppia mazzata che avrebbe tagliato le gambe a chiunque, non ad Aramu che da quell’errore è ripartito andando a segnare poco dopo il gol del pareggio.

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