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    Il tiki-taka non piace più: il Bayern Monaco processa Guardiola

    Il tiki-taka non piace più: il Bayern Monaco processa Guardiola

    Ridurre il Real Madrid, sul proprio campo, a un possesso palla del 28,3% (quando la media stagionale sfiorava il 50%) e battere un numero di calci d'angolo mai toccato prima al Bernabeu nelle ultime dieci edizioni della Champions League restano al momento semplici statistiche (per quanto degne di rispetto) che il Bayern Monaco può leggere e rileggere, magari per cercare di capire come non sia stato possibile strappare un risultato diverso contro il Real Madrid nel primo atto della semifinale. Tanto possesso palla, ma Guardiola è rimasto con un pugno di mosche in mano, con un solo vero tiro pericoloso verso la porta di Casillas (la parata del portiere spagnolo su Gotze) e altre due buone occasioni con Lahm e Muller. Uno score che ripropone una volta di più l'annosa questione tra il gusto per l'estetica o un'idea più pratica e speculativa del calcio che però spesso porta a casa maggiori risultati.

    ANCHE ROBBEN ATTACCA - Franz Beckenbauer, presidente onorario del Bayern Monaco, non aspettava altro per tornare ad attaccare il tecnico spagnolo, tacciato anche in passato di praticare un gioco noioso e poco accattivante:  “Il possesso palla non significa nulla se il tuo rivale crea occasioni da rete – spiega senza troppi giri di parole –. Possiamo essere soddisfatti del fatto che il Real Madrid abbia segnato un solo gol”. Il problema per Guardiola è che il concetto è stato sposato in pieno da una delle stelle della sua squadra, Arjen Robben: “Beckenbauer ha ragione, siamo lenti nel portare la palla da destra a sinistra e da sinistra a destra. Dovremmo verticalizzare un po’ di più ed essere veloci. Ma sono comunque fiducioso in vista del ritorno tra una settimana a Monaco”. Discorsi vecchi, che si facevano anche ai tempi del Barcellona, irresistibile quando i tenori di Pep (Messi, Xavi e Iniesta) giravano a mille e arrivavano le vittorie in serie, salvo poi rimettere in discussione tutto ai primi incidenti di percorso.

    IL MOMENTO DELLA VERITA' - La realtà è che in Germania, popolo che ha sempre badato molto al sodo, non si sono ancora innamorati (e forse non lo faranno mai) del calcio tipicamente spagnolo proposto dall'allenatore catalano. Che continua a metterci del suo, insistendo con l'esperimento di Lahm a centrocampo, rivelatosi clamorosamente fallimentare nella notte del Bernabeu, o rinunciando a giocatori bravissimi a buttarsi negli spazi come Gotze e Muller. La squadra è cambiata poco rispetto a quella di Heynckes che l'anno scorso ha vinto tutto, ma sembra fare fatica ad assorbire la filosofia di Guardiola, che preferisce portare tanto la palla piuttosto che verticalizzare appena recuperato il pallone. Sorge il dubbio che, con questi interpreti, sia molto complicato giocare in maniera diversa e il match di ritorno assume i contorni del momento della verità per l'ex guru del Barcellona: ribaltare il gol di Benzema con una prestazione stile Barcellona e zittire le critiche oppure uscire dalla Champions League ed essere costretti ad ammettere che il proprio calcio lì non funziona.

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