Il tifoso juventino Avanzini vincitore al Carnevale di Viareggio
In molti ti hanno paragonato alla Juventus. Non tanto perché vinci, quanto per una presunta sudditanza psicologica da parte della giuria nei tuoi confronti. Partiamo da qui: per che squadra tifi? «Non amo particolarmente il calcio, tuttavia – ebbene sì – tifo Juventus. E' una eredità familiare, visto che anche mio padre Silvano, malgrado fosse comunista convinto, aveva un debole per la squadra degli Agnelli. Il paragone quindi mi disturba fino ad un certo punto. Anche se certi sottintesi riferiti a mie manovre di chissà quale potere le trovo davvero fuori luogo».
Dopo la vittoria ti aspettavi questo vespaio di polemiche?
«Le polemiche, dopo i verdetti, ci sono sempre state. E' chiaro che in altre occasioni ci sono state vittorie più nette e quindi le reazioni sono state meno appassionate. Però vorrei puntualizzare una cosa: qualcuno parla di opinione pubblica che contesta i verdetti. In realtà non si tratta di opinione pubblica, ma di tifoserie. E' chiaro che se chiedi un commento su un rigore concesso alla Juve nella curva del tifo bianconero tutti diranno che il rigore era legittimo. Viceversa se lo stesso commento lo chiedi alla tifoseria dell'Inter o della Roma, la risposta sarà diametralmente opposta. L'opinione pubblica, però, è un'altra cosa...» Dopo domenica sera hai rivisto qualche tuo collega? E, soprattutto, hai parlato con i Lebigre e i fratelli Cinquini?
«Con Gilbert non ci siamo visti, ma sono sicuro che fra noi non c'è alcun tipo di problema. Ho grande stima di lui e certe reazioni a caldo quando mi dicono che stavano già per stappare lo spumante posso anche comprenderle. Con Umberto ci siamo visti proprio stamani (ieri, ndr) e abbiamo preso un caffè insieme alla Cittadella. Ci siamo presi un po' in giro e io ho ammesso che con tutte queste vittorie mi sto prendendo sulle scatole da solo. Poi lui è pure tifoso della Fiorentina...»