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    Il St. Pauli torna in Bundesliga: attivismo e brand, quando un quartiere diventa culto

    Il St. Pauli torna in Bundesliga: attivismo e brand, quando un quartiere diventa culto

    • Federico Targetti
    Dopo l'Holstein Kiel ieri, oggi è stata la volta del St. Pauli: la Bundesliga 2024/25 ha così le sue due promosse direttamente. Se però per le Cicogne del Nord sarà la prima volta in assoluto, il nome St. Pauli, matematicamente promosso dopo il successo per 3-1 sull'Osnabruck, suonerà non del tutto estraneo a chi mastica un minimo di Bundes. 

    UN QUARTIERE ALLA RIBALTA - Sankt Pauli è letteralmente un quartiere di Amburgo, quello con più vita notturna e intrattenimento. Dunque il fatto di aver fatto meglio in campionato proprio del glorioso HSV, quarto, è motivo di grande soddisfazione. Per la prima volta nella storia, il St. Pauli giocherà in una categoria superiore rispetto all'Amburgo. L'ultima stagione in Bundesliga dei Kietzkicker, "calciatori di sobborgo", è datata 2010-2011, quindi più di 10 anni di Zweite, alti e bassi. Senza mai perdere la propria identità e la propria storia, fatte di orgoglio e otto partecipazioni in totale alla massima serie. Eppure, quello del St. Pauli è uno dei brand più famosi di tutto il Paese. 

    IN PRIMA LINEA - Anti razzismo, anti sessismo, anti omofobia, al fianco dei movimenti LGBT, attenti al sociale e alla solidarietà, forte matrice antifascista nata negli anni ’80, quando il club è stato il primo a vietare l’ingresso allo stadio ai gruppi di estrema destra. "Niente calcio per i fascisti", recita un famoso striscione appeso per anni allo stadio Millerntor, mentre un altro "I rifugiati sono i benvenuti". 

    LO SPORT DAL BASSO - Rispettando la regola del 50%+1 e mantenendo l'assemblea dei tifosi al comando del club, il St. Pauli ha fatto un passo ulteriore verso la distinzione: "La differenza principale con il calcio italiano sta nella partecipazione attiva dei soci, quindi delle persone, nella vita dell’associazione, nel sistema tedesco. A non essere socialmente utile e neanche economicamente giusto è quello che accade in Italia, dove per il ‘dio denaro’ si permette ad una SpA di fallire impunemente, per poi permettere ad un’altra SpA di ripetere lo stesso scempio sotto un altro nome, magari cambiandolo leggermente, lasciando creditori e lavoratori assolutamente sul lastrico", ha spiegato qualche anno fa al Mitte Massimo Finizio, che segue la squadra dall'Italia con una testata dedicata, Tuttostpauli, dopo esserne stato anche dirigente in passato. "Per questo il St. Pauli resta un’associazione che sviluppa lo sport dal basso, costruendo una casa per tutti, senza lasciare nessuno fuori dalla porta”.

    INDUSTRIA VERA E PROPRIA - In qualunque store tematico in Germania, da Monaco a Berlino, si può trovare un angolo dedicato al St. Pauli. Maglie, felpe, spille, adesivi. Anche star della musica mondiale come Sting o come Tom Morello hanno indossato le loro maglie. Il simbolo non ufficiale è la Jolly Roger, il teschio con le ossa incrociate dei pirati, e addirittura le maglie vengono realizzate da un marchio della stessa società, DIIY, che sta per "Do it, improve yourself", "Fallo, migliora te stesso". 

    VERSO LA VITTORIA - Oltre alla promozione, Jackson Irvine e compagni possono vincere il campionato dato che hanno sorpassato il Kiel in testa alla classifica. L'australiano, capitano con la fascia arcobaleno della comunità LGBTQ+, dovrà guidare la difesa del primato solamente per l'ultima giornata, poi la festa sarà completa. A disposizione del tecnico Fabian Hurzeler pochi nomi noti, a parte forse la punta Johannes Eggstein, ex Werder Brema, ma questo non è importante ai fini del risultato. Il St. Pauli, fra tutte, è la squadra che lo sa meglio. 
     

     

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