Il sindaco di Bolzano: 'Andavo in curva a tifare Fiorentina'
L.C.
Il 10 nel calcio non è un numero. È un quadro astratto, una frase eversiva, una poesia maledetta, genio e sregolatezza. È fantasia al potere, è qualcosa di sinistra in un mondo di destra. Insomma, per indossare il 10 non bastano i piedi buoni. Ci vogliono le idee e quella straordinaria capacità di rompere gli schemi. I veri “10” del calcio italiano hanno fatto la storia: Meazza, Valentino Mazzola, Sandro Mazzola, Gianni Rivera, Roberto Baggio, Francesco Totti, Giancarlo Antognoni. E proprio Giancarlo Antognoni è stato l’ospite d’onore della presentazione del Trofeo internazionale dei Fiori, la tradizionale manifestazione organizzata dalle Vecchie glorie in programma il 7 giugno all’Internorm Arena di Bolzano e che vedrà la partecipazione di Italia Senior, Verona, Chievo e appunto Vecchie glorie Bolzano. Antognoni non scenderà in campo ma ha voluto dare la sua testimonianza in occasione del vernissage del trofeo, tenutosi in un’affollata Academy della Fondazione della Cassa di Risparmio, il sostenitore più importante della rassegna. E Antognoni ha firmato autografi come se fossimo negli anni ’80 e a ben guardarlo il tempo non sembra poi essere passato: la chioma è sempre folta, il fisico asciutto, il sorriso rassicurante. E la platea si scopre viola, a iniziare dal padrone di casa, il presidente della Fondazione Gerhard Brandstätter: «Ho studiato a Firenze e con la squadra dell’università ho disputato anche una partita infrasettimanale contro la Fiorentina e c’era Antognoni in campo». «Anche io ho studiato a Firenze - gli fa eco il sindaco di Bolzano Luigi Spagnolli parlando al quotidiano Il Trentino - e la domenica andavo in curva a tifare Fiorentina». Antognoni fa parte della storia del calcio, per quel viola impresso nel cuore, per una maglia azzurra indossata 73 volte e tatuata sulla pelle, per quel titolo mondiale del 1982 ma anche per i momenti drammatici seguiti allo scontro in campo contro il portiere del Genoa Martina dove rischiò di morire. La dimostrazione di affetto Antognoni l’ha ricevuta lunedì scorso nella sua Firenze in occasione della partita del cuore. «Quella è stata la mia ultima partita - ha detto l’ex fuoriclasse - non perchè non mi piaccia giocare ma perchè credo che dopo i sessanta sia giusto smettere. Certo, il presidente delle Vecchie glorie Franco Scomparin mi ha marcato stretto, del resto è un ex terzino, però a questa presentazione ho voluto esserci perchè quello dei Fiori è un torneo importante, di grande tradizione. Gli ex giocatori vengono sempre a Bolzano per la qualità del torneo e anche per l’ospitalità degli organizzatori». Ovviamente Antognoni non ha potuto non parlare dei prossimi Mondiali in Brasile, anche perchè è di casa a Coverciano ed è un buon amico del ct Cesare Prandelli. «Il calcio italiano non gode di ottima salute e lo dimostra l’uscita prematura delle nodtre squadre dalle competizioni europee. Molto dipenderà dall’adattamento alle condizioni climatiche. Sulla carta abbiamo il 25 percento di possibilità di arrivare tra le prime quattro e vedo le sudamericane favorite». A Bolzano anche le voci di ieri e di oggi della nazionale, ovvero Bruno Pizzul e Stefano Bizzotto. «Vedo bene l’Italia - afferma un vivace Pizzul - sul piano tattico siamo preparati molto bene e soprattutto siamo capaci a far giocare male le altre squadre e quando due squadre giocano male non è detto che vinca la più forte». «Speriamo di recuperare Rossi - dichiara Bizzotto - anche perchè è fondamentale avere un po’ di fantasia e magari anche quell’elettricità che ha caratterizzato l’avventura mondiale di Antognoni nel 1982»