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    Il silenzio fragoroso di Thiago Motta: senza dire nulla, ha detto tutto nella maniera migliore

    Il silenzio fragoroso di Thiago Motta: senza dire nulla, ha detto tutto nella maniera migliore

    • Furio Zara
      Furio Zara
    Il gesto di questa settimana è inevitabilmente il silenzio di Thiago Motta alla fine di Juventus-Bologna. Non si sta nemmeno qui a discutere se il rigore ci fosse o no (c’era, era macroscopico), ma ci si vuole soffermare sulla scelta di restarsene muto davanti alla telecamera. E’ stato detto e scritto in queste ore: la faccia di Thiago diceva tutto. E’ proprio così. Una smorfia, un sopracciglio che si alza, la linea della bocca leggermente piegata. La faccia di Thiago era un’enciclopedia di risposte. Senza dire niente (ce n’era bisogno? No), l’allenatore del Bologna ha detto tutto.

    Sappiamo bene che il silenzio è una forma di protesta, forse la più sottovalutata. Da Simon & Garfunkel - “The sound of silence” - a Lucio Battisti - “Nel tuo silenzio anche un sorriso può fare rumore” - in tanti ci hanno spiegato come e quanto il silenzio sia uno strumento di lotta, sia essa civile o sentimentale. Non sappiamo se Thiago è stato consigliato o se invece ha scelto di sua sponte di presentarsi così alle telecamere, ma se esiste una forma di comunicazione potente, ebbene, lui ha scelto la migliore. Del resto: non era solo arrabbiato, più di ogni altra cosa era indignato. E l’indignazione - più che con le parole a gettone che usano gli allenatori nel dopo-partita - si manifesta anche semplicemente con a muso duro, con un’espressione di muta cera, come quella sfoderata da Thiago. Di Bello verrà sospeso per un po’, il rigore non assegnato al Bologna resterà a modello nella galleria degli orrori, ma siamo convinti che anche la faccia di Thiago avrà un posto d’onore nel nostro immaginario collettivo. Non sarà facile dimenticarla, non sarà semplice trovare qualche allenatore che - al netto degli sfoghi, delle urla, delle parole più o meno legittime - sappia trovare una modalità così chirurgica per esprimere ciò che pensa.

    Un unico errore ci permettiamo di segnalare a Thiago. Avrebbe dovuto starsene zitto, davanti a tutti i microfoni. Presentarsi in sala stampa, ascoltare con cortesia le domande dei cronisti, rispondere a quelle che affrontavano argomenti tecnici e poi - a fronte dell’inevitabile domanda sul rigore non dato - zittirsi, non dire nulla, ma proprio nulla, semplicemente starsene lì a lasciare che la sua faccia racconti ciò che è sotto gli occhi di tutti. Mutismo e rassegnazione, si diceva un tempo. Forse qualcosa di più, nel caso di Thiago. Mutismo e indignazione. Per quello che è successo, per come è successo. Per quello che è stato negato, ed era lì, sotto gli occhi di tutti. Certe volte le parole non dicono tutto, certe volte è il silenzio a spiegare le cose.

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