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    Il Sassuolo è meglio di Inter e Milan

    Il Sassuolo è meglio di Inter e Milan

    • Luca Borioni
    Bisogna ammetterlo: non avrà l’appeal di una grande, non ha storia o grande tradizione, per lo più solletica il rammarico dei tifosi di altre nobili decadute che vorrebbero tanto essere lì al suo posto. Ma il Sassuolo è una splendida realtà.

    Sassuolo. Da leggere con la “s” emiliana, che provoca un effetto buffo. Cittadina di 40 mila abitanti e uno stadio a Reggio Emilia, intitolato allo sponsor di casa, la Mapei del patron Giorgio Squinzi. È in vetta alla classifica di serie A dopo la prima giornata grazie al successo di misura ottenuto a Palermo, contro un’ex aspirante grande. Il Sassuolo invece grande lo è già, e non da oggi. I successi della squadra allenata dall’ottimo Di Francesco sono certamente figli della disponibilità economica di Squinzi ma – soprattutto – della programmazione lucida e pragmatica che dalle categorie inferiori ha portato la squadra nella massima serie e – in attesa del match di Belgrado – anche in Europa. Una programmazione che alcune big avrebbero fatto bene a copiare pari pari in questi anni, per evitare le figuracce che sappiamo. Perché si tratta della ricetta giusta, senza eccessi. Una ricetta che permette al club neroverde di vantare inoltre una peculiarità invidiabile: è una squadra interamente italiana (uniche eccezioni: il promettentissimo spagnolo Pol Lirola, in prestito dalla Juve; la scommessa olandese Timo Letschert; il ghanese Alfred Duncan e il bomber francese Gregoire Defrel).

    L’italianità è una scelta ispirata e logica, anche se meno semplice da percorrere. Ma porta risultati. La squadra vista in azione contro la Stella Rossa, nell’andata del preliminare di Europa League lo dimostra: organizzata, compatta, dinamica. Una piccola Italia. Solida e unita come l’Italia di Conte vista all’Europeo e, forse, neppure troppo lontana tecnicamente da quell’esempio.

    Certo, ci sono i meriti di un allenatore abile come Di Francesco ma non solo. Spiccano le scelte del club che proprio su Di Francesco ha creduto, insistito (dopo un esonero e un reintegro) e programmato, resistendo infine alle offerte della concorrenza. Il Sassuolo sa e può resistere. Berardi, con i pro e contro del suo carattere ancora oscuramente ribelle, è rimasto qui, vuole emergere da qui. Non andrà alla Juventus, non farà come Zaza. La sua crescita procede a modo suo, dall’Under 21 alla Nazionale promessa ma non ancora pienamente meritata. Non c’è fretta a Sassuolo, dove intanto trovano spazio nuovi talenti come l’imprevedibile Matteo Politano (andrà oltre Berardi?), oppure come Stefano Sensi, regista di grandi prospettive, soffiato alle grinfie di una qualificata e numerosa concorrenza.

    Il Sassuolo ragiona e agisce da grande. Vedi il rapporto con la Juventus, sempre gestito con intelligenza, mai con sudditanza. E ormai è una concorrente per i piani alti della classifica. Come ha spiegato Squinzi stesso: ogni anno una decina di punti in più classifica. Nella scorsa stagione ne sono arrivati 12 in più rispetto al campionato precedente. L’obiettivo di altri 8 punti alla fine di questa stagione significherebbe il definitivo ingresso nell’olimpo del nostro calcio. Alla pari con le altre big. Ammesso che l’upgrade non sia già effettivo. Che cosa ha il Sassuolo meno delle altre grandi del torneo, Juventus a parte?

    Ha in più, come detto, un carattere italiano condiviso. Che non è male. Ha un gioco, risorse tattiche e tecniche. Ha una società forte e uno stadio “quasi” di proprietà. Ha giocatori d’esperienza (Matri) e i giovani già citati che promettono meraviglie. Ha un portiere di qualità (Consigli), un difensore centrale solido (Cannavaro), un centrocampista di sostanza (Biondini). Insomma ha la struttura giusta per il nostro campionato. La cruda verità? Non ha molto da invidiare alle milanesi...
     

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