Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare. È arrivato il momento di scendere in campo: tutti contro la Doyen Sports, il presidente Lotito è in prima fila. Vuole Felipe Anderson, lo insegue da gennaio, ma la trattativa si è terribilmente complicata. L’ostacolo principale è rappresentato dal Fondo inglese che pretende di mantenere il 50% del cartellino del calciatore, almeno così sembra. Da ieri sera anche il Santos si è messo di traverso: «Contrariamente a quanto riportato da alcuni media – recita un comunicato pubblicato sul sito del club brasiliano – non abbiamo ancora raggiunto un accordo con la Lazio. Inoltre la Doyen Sports non ha mai interferito nella trattativa. Precisiamo che la decisione di accettare o meno la proposta spetta al club e all’atleta».

Doccia fredda, una mossa inaspettata, ma il patron biancoceleste non ci sta: «È assurdo che questi signori detengano le prestazioni sportive di un essere umano. È una schiavitù». Parole dure e decise, la volontà è quella di sbloccare al più presto l’operazione, il brasiliano piace da sempre: «È un buon giocatore, se arriverà lo sapremo a breve, ma non accettiamo certi atteggiamenti estorsivi». «Sono dei banditi», si era lasciato sfuggire qualche giorno fa tramite Twitter l’agente del giovane trequartista, Stefano Castagna. Pensiero simile a quello di Lotito: «È una pratica che ha preso piede nei paesi sudamericani e viola i diritti umani. Questi giocatori sono trattati come schiavi. Dopo essere venuto a conoscenza di questa realtà, porterò avanti una battaglia per abolire i fondi. Il ragazzo vuole venire a Roma, ma la Doyen Sports sta usando metà del cartellino che detiene come arma di ricatto e io non ci sto».

Ma la Lazio non molla, è sempre in attesa di una risposta, forse quella definitiva. Questa mattina dovrebbe andare in scena un incontro tra Santos e Fondo inglese, il matrimonio è a un bivio. Felipe Anderson è un sogno che rischia di diventare un incubo, le sensazioni positive diminuiscono ogni giorno di più.