Fiorentina, riecco il 'partito di Sinisa'
Dai colloqui personali effettuati al suo arrivo sulla panchina della Fiorentina, Delio Rossi aveva tratto sensazioni molto chiare ma anche un po' sorprendenti. La frase più ricorrente degli 'anziani' della rosa era: 'Sì, veniamo pagati regolarmente, non ci manca niente, ma per parlare di calcio, tranne lei o chi c'era prima, chi c'è?'. Parole in controtendenza con quella che è la percezione esterna del gruppo gigliato, messosi in mostra più per comportamenti non professionali fuori dal campo che per continuità di rendimento sul terreno di gioco. Ecco perché Rossi disse in sala stampa, dopo la valutazione della rosa: 'I miei giocatori non sono dei cretinetti o dei menefreghisti'. Ed ecco perché ancora oggi l'allenatore tende a difendere i suoi giocatori. La solitudine di Delio Rossi, evidenziata anche ieri nella riunione dopo la sconfitta contro il Bologna, in cui non c'era un interlocutore che mastichi di calcio, con cui confrontarsi sull'andamento della partita, sulle prospettive future e sull'analisi del momento, è la stessa che ha accompagnato gli ultimi cinque mesi della gestione Cesare Prandelli, ma anche l'anno e più di Sinisa Mihajlovic. Ma la differenza fra i due tecnici italiani e quello serbo è che quest'ultimo ha goduto dell'appoggio incondizionato del d.s. Pantaleo Corvino, che insieme ad un noto procuratore (ex agente dello stesso Mihajlovic) ha fatto il bello e il cattivo tempo in società, senza per altro senza cavare un ragno dal buco, né in termini di gioco né di risultati.
Non sorprende che, in un Paese che fa del revisionismo storico uno dei suoi marchi di fabbrica, fin dal primo giorno a Firenze di Delio Rossi si stia riformando, in maniera crescente, di risultato in risultato, il cosidetto 'partito di Sinisa', composto dai nostalgici del precedente tecnico (tifosi, qualche giornalista, ma anche alcuni settori della società), i quali non fanno altro che sperare in qualche risultato negativo dell'attuale gestione tecnica per ribadire la bontà del lavoro svolto dal serbo. Ovvio, non tutti i problemi del club viola erano riconducibili semplicemente alle colpe di Mihajlovic: l'assenza dei proprietari dalle cose di casa Fiorentina è la causa maggiore dell'involuzione di risultati, che è la costante negli ultimi due anni. Tuttavia Delio Rossi, come hanno spiegato alcuni 'senatori' dello spogliatoio nelle ultime settimane a Diego Della Valle -anche quest'ultimo poco convinto della bontà del lavoro dell'attuale tecnico -, ha portato una migliore qualità negli allenamenti, una disciplina fuori dal campo sensibilmente in crescita, e uno stile nel rapporto con la piazza che Firenze attendeva da tempo.
Dopodiché, rimane una certezza: la squadra non è stata certamente migliorata nel mercato di gennaio, sia in termini qualitativi che quantitativi - Rossi voleva una 'drastica riduzione del parco giocatori' -; il tecnico riminese è rimasto deluso da alcune promesse non mantenute, e come detto dal mancato confronto con gente che sia a conoscenza di cosa significhi 'fare calcio'. Il 'partito di Sinisa' però ha ripreso a soffiare, con fare inesorabile, sfruttando l'onda amica anche di qualche giornalista a dir poco fazioso. Sta a Gamberini e compagni, con un finale di torneo degno della maglia che indossano, mettere in minoranza questo 'movimento', che potrebbe far sentire la sua voce anche nel prossimo consiglio d'amministrazione, in cui oltre alla certificazione del disavanzo del bilancio, e l'approfondimento sul possibile rinnovo di contratto di Pantaleo Corvino, qualcuno proverà a rimproverare ad Andrea Della Valle la scelta di quell'esonero, successivo alla sconfitta contro il Chievo, di cui il patron gigliato si assunse tutta la responsabilità.