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    Il regista della serie tv su Totti a CM: 'Nessuna censura, ma non ci sono le sue giocate: irripetibili! Sul sequel...'

    Il regista della serie tv su Totti a CM: 'Nessuna censura, ma non ci sono le sue giocate: irripetibili! Sul sequel...'

    • Francesco Guerrieri
    ‘Speravo de morì prima’. E come lui tanti altri. Recitava così uno striscione il 28 maggio 2017 allo stadio Olimpico di Roma nel giorno dell’addio al calcio di Francesco Totti. Patrimonio giallorosso, una carriera intera all’ombra del Colosseo. Scelta di vita. Amato dai romanisti, rispettato dagli avversari. Anche da un milanista di Alessandria, Luca Ribuoli, regista della serie tv sull'ex numero 10 che andrà in onda su Sky a partire da venerdì 19 marzo. La serie racconterà gli ultimi due anni della vita di Francesco Totti, tra il rapporto complicato con Luciano Spalletti e la difficile scelta di lasciare il calcio giocato: "L'idea è nata dopo il libro 'Un capitano' - racconta Ribuoli nella nostra intervista - I produttori mi hanno chiamato offrendomi questo lavoro e io ho accettato".

    Qual è stato il suo primo pensiero?
    "Mi sono subito chiesto perché proprio io. Mi spaventava molto l'idea di affrontare a Roma un personaggio come Francesco Totti: girare la serie nella sua città con lui ancora vivo e amatissimo da tutti... Mamma mia, è stata una bella responsabilità".

    Cos'ha detto lui quando gli avete annunciato che avreste fatto questa serie?
    "Non sono stato io a dirglielo subito, ma mi hanno raccontato che era curioso di vederla, lo è sempre stato fino dall'inizio. In un secondo appuntamento, al quale ero presente, lo abbiamo riempito di domande per iniziare a scrivere la sceneggiatura". 

    Veniva a vedere le riprese?
    "Un paio di volte si è presentato. Osservava cosa stessimo facendo, cercava di capire se le location corrispondessero alla realtà. In alcuni casi abbiamo usato anche le stesse, come per esempio la clinica di Villa Stuart o il ristorante dove andava spesso a mangiare".

    Com'è nata l'idea del titolo ‘Speravo de morì prima'?
    "Inizialmente sarebbe dovuto essere 'Un capitano', come il titolo del libro, ma abbiamo preferito scegliere un profilo meno serio. Il nostro è il racconto di un personaggio spesso ironico e con la battuta pronta, e quel titolo rispecchiava proprio il tono che stavamo cercando: rispettoso ma leggero".

    Il regista della serie tv su Totti a CM: 'Nessuna censura, ma non ci sono le sue giocate: irripetibili! Sul sequel...'

    Qual è stata la scena più divertente da girare?
    "La migliore è stata una corsa per la città incontrando persone alle quali brillavano gli occhi, per noi era molto emozionante. Durante la serie ci sono anche dei personaggi che interpretano se stessi, ma non posso dire altro...".

    E la più difficile?
    "Quelle di spogliatoio, sia dell'Olimpico che di Trigoria. Bisognava ricostruire la storia vera ricreando l'ambiente realistico immaginando la vita privata di Francesco, una responsabilità importante. Nel racconto ho scelto di non rappresentare le sue giocate perché certe cose è impossibile ripeterle e perché il personaggio Totti lo conoscono tutti; noi volevamo rappresentare la persona". 

    E' mai capitato che vi chiedesse di togliere qualche scena?
    "No, non è stato censurato nulla perché abbiamo cercato di seguire il filone del libro e quindi raccontare cose già uscite. Sono stati bravi gli autori a cercare di essere sempre rispettosi".

    L'attore che interpreterà Totti è Pietro Castellitto. Aveva pensato anche ad altri nomi?
    "C'erano anche altri attori in ballo: alcuni non potevano, altri non erano della Roma; e io per interpretare Francesco preferivo avere un tifoso giallorosso. Pietro ha accettato facendo una scelta coraggiosa".

    Ci racconta di quel pranzo tra lei, Castellitto e Totti?
    "Avevo bisogno di approfondire alcuni aspetti che avevo letto sul libro. Doveva essere un pranzo segreto, ma qualcuno ha pubblicato le foto ed è stato rivelato tutto prima del previsto".

    Il regista della serie tv su Totti a CM: 'Nessuna censura, ma non ci sono le sue giocate: irripetibili! Sul sequel...'

    Cosa l'ha colpita di Francesco?
    "La sua bellezza, ha un grande fascino. Soprattutto nel modo di raccontare le partite, è fantastico. Per noi era importante studiare anche il suo modo di scherzare, quel giorno Castellitto era impegnato a copiare e assorbire tutto".

    Un tifoso del Milan che racconta un romanista?
    "Sì, è vero. Sono originario di Alessandria, la città di Gianni Rivera. Ho sempre sperato di vedere Totti in rossonero, ma purtroppo non è mai successo. Ma diciamo che dopo tanti anni nella capitale sono romanista d'adozione".

    C'era qualche laziale nella troupe?
    "Uno solo, un uomo della produzione. Per me è stato un eroe: vi assicuro che per un laziale lavorare tutto il giorno, tutti i giorni con i romanisti è terrificante. Gli dicevano qualsiasi cosa poverino... In un contesto nel quale tutti si emozionavano ripercorrendo gli ultimi anni di Totti, a lui non gliene fregava niente. Fa anche una comparsa nella serie, con una sciarpa della Lazio intorno al collo. L'unico che se la sarebbe messa...".

    Avete pensato a un sequel per raccontare la vita di Totti dopo il calcio giocato?
    "No, non ci è mai venuto in mente. Ma potrebbe essere un'idea".

    Perché i tifosi delle altre squadre dovrebbero vedere questa serie?
    "Perché è un racconto di vita, non incentrato solo sul calcio. La società aveva già fatto un documentario su Totti, noi invece abbiamo messo su un racconto pensando a ogni tipo di pubblico. Mi auguro che chiunque lo guardi, a prescindere dall'amore per il calcio. Anche i laziali, che magari possono vedere il racconto del loro avversario numero uno a livello sportivo". 

    @francGuerrieri

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