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Il PSG ritrova Neymar, ma a segnare è sempre Icardi: Cavani ormai è una riserva
Mi soffermo su Di Maria perché, oltre a segnare il gol che ha chiuso la partita già al 31' del primo tempo, è il giocatore che corre per 90 minuti, sforna assist, cerca sempre di favorire il compagno smarcato e, nel caso in cui perdesse qualche pallone per eccesso di confidenza, si rimette in caccia per riconquistarlo, riuscendoci spesso anche in pressione individuale. Per me, nonostante qualche errore, è stato il migliore in campo e se Cavani non avesse voluto calibrare un pallonetto, anziché toccare di punta davanti al portiere avversario, avrebbe dovuto ringraziarlo per il passaggio smarcante e l'invito prelibato.
Dopodiché vedere e raccontare il PSG è facile e piacevole allo stesso tempo. In un sistema di gioco delineato (4-3-3) la squadra di Tuchel abbonda di qualità che a volte dilaga nel narcisismo. Colpa principalmente di Neymar, al rientro dopo un mese dall'infortunio, che ha cercato colpi da esteta in contrapposizione alla necessità della giocata. Vero, peraltro, che in un profluvio di tocchi e di tacchi, il brasiliano è stato l'iniziatore dell'azione che ha portato al secondo gol (anche se Draxler, che ha recuperato palla e aperto per Di Maria, è stato più bravo di lui) e l'ispiratore della miglior manovra d'attacco del PSG. E' accaduto al 19', due minuti dopo il vantaggio di Icardi, quando Neymar ha raggiunto Bernat con un pallone dietro le spalle della difesa del Lille. Sull'immediato passaggio all'indietro del terzino, Gueye, già autore dell'assist per il primo gol, ha girato d'istinto, costringendo Maignan a una prodigiosa deviazione. Neymar, a cui assegnerei un 6 d'incoraggiamento, non poteva avere 90 minuti nelle gambe. Infatti è stato sostituito da Mbappé, reduce da un'influenza, dopo 65 minuti. Il neo entrato, quanto a virtuosismi, è forse secondo solo al compagno. Perciò dopo un primo tentativo concreto di fare 3-0 (deviazione sul primo palo di Maignant) ha continuato a esibirsi in assoli circensi che spesso lo condannavano allo smarrimento della palla.
Eppure le occasioni migliori - a parte quella di Cavani nel finale - le ha avute Draxler, il tedesco incompiuto perché all'indiscutibile talento non riesce a collegare la continuità. La prima, all'inizio di ripresa, se l'è mangiata letteralmente. Solo, dopo assist del solito Di Maria, ha sparacchiato oltre la traversa un pallone che sarebbe stato semplice mettere in porta. La seconda, all'83', è stata una conclusione da fuori area che ha colpito la base del palo. La partita, però, non è stata solo dominio dei parigini. Purtroppo - e questo è un limite - è stata anche controllo. Eccessivo controllo (come faceva la Juve dell'anno scorso) increspato da qualche presunzione di troppo. Così, senza produrre nulla, il Lille si è ritrovato nelle condizioni di riaprire la partita a un quarto d'ora dalla fine quando, su errore di Di Maria, Remy, subentrato a Ikonè, si è ritrovato davanti a Keylor Navas balbettando un tiro sfiatato.
In senso deteriore molto disinvolti anche alcuni disimpegni dei difensori (in particolare Meunier nel primo tempo e Kimpembé nel secondo) che hanno creato disagio e disappunto tra il pubblico e i compagni.
Sensazione personale: il Paris Saint-Germain è oggettivamente troppo per il campionato francese, ma se vuole arrivare lontano in Champions League (il vero obiettivo ormai da un quadriennio) deve essere meno esibizionista. Al bello va associato l'utile e la concentrazione non deve mai venire meno.
Un dato eloquente su Icardi: in undici gare, comprese tutte le competizioni, ha fatto dieci reti. Quasi una a partita. Per questo Cavani è diventato la sua riserva. E lo sarà per molto tempo ancora.