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Il problema non è la difesa. Spalletti, cosa c'entra Joao Mario con l'Inter?
Per lo scudetto - al quale credevo più io che i calciatori dell’Inter - è quasi finita. Il pareggio di Firenze, raccolto dai viola oltre il 90° con Simeone, segnala che i nerazzurri, oltre a essere nel mirino della Roma, alla fine di questa prima giornata di ritorno saranno a otto punti dalla Juve e a nove dal Napoli. D’accordo che gli scontri diretti Spalletti li avrà tutti in casa (a cominciare dal 21 gennaio con la Roma), ma per sperare in un recupero bisognerebbe ipotizzare passi falsi in serie sia della capolista, sia di chi la incalza. Diverso sarebbe stato nel caso in cui l’Inter fosse uscita con i tre punti da Firenze. Le distanze sarebbero rimaste immutate e i nerazzurri sarebbero andati alla pausa con un carico di sano entusiasmo. Invece ci vanno con qualche preoccupazione di troppo (oltre alla Roma, incombe anche la Lazio) e un’occasione buttata via.
Tuttavia mi corre l’obbligo di essere chiaro: pur essendo andata ad un passo dalla vittoria, l’Inter non l’avrebbe di certo meritata. Ha segnato con Icardi al 10’ della ripresa senza aver fatto nulla prima. Dopo, invece, si è difesa strenuamente, ma arretrando il baricentro fin dentro l’area. Quasi un invito agli avversari a provarci in tutti modi possibili. E così è stato fino al pareggio - legittimo, forse solo tardivo - di Simeone, servito dal subentrato Eysseric. E’ vero che l’Inter in difesa era ai minimi termini. Ranocchia è uscito a sedici minuti dalla fine per i ricorrenti dolori al costato, già toccato duro con la Lazio, e al suo posto è entrato Nagatomo. Spalletti ha fatto la sola mossa possibile, spostando Santon in mezzo alla difesa a far coppia con Skriniar. Però non è stato quel cambio a peggiorare la situazione.
L’Inter, in verità, aveva assunto un atteggiamento rinunciatario poco dopo il proprio vantaggio. Non so se la squadra di Spalletti non ne abbia più (come ho scritto il 28 dicembre) o se abbia arretrato fidando nel contropiede (che si è visto un paio di volte e con esiti modesti). Fatto sta che la Fiorentina - già migliore dell’Inter nel primo tempo - è cresciuta ancora di più. Quindi la mancanza di un centrale (Miranda e D’Ambrosio, suo eventuale sostituto, sono infortunati) è un problema vero, ma non direttamente collegabile al risultato finale. Altri giocatori, secondo me, avrebbero dovuto far bene e, invece, sono mancati. Joao Mario su tutti e mi piacerebbe chiedere a Spalletti cosa lo ha convinto a schierarlo al posto di Candreva. Il quale è sicuramente spremuto e sommamente ripetitivo con i suoi cross per lo più inutili o sbagliati, eppure è più presente a se stesso, in tutti i casi maggiormente dinamico e anche pericoloso quando agisce nella zona preferita del campo. Male, per me, anche Borja Valero e non solo perché ha sbagliato il gol del raddoppio che avrebbe chiuso la partita (32’ del secondo tempo, colpo di testa alto, in perfetta solitudine, su assist di Perisic), ma perchè ha commesso troppi errori nei passaggi. E come lui Vecino e Gagliardini. Bene, invece, Cancelo che, in una partita onesta, ha trovato il modo di procurarsi il fallo e di battere la punizione da cui è nato il gol di Icardi (prima colpo di testa, poi girata al volo sulla ribattuta di Sportiello).
La Fiorentina, invece, è andata a raffiche. E, già nel primo tempo, sull’asse Chiesa-Thereau (fuga sulla destra e cross basso al centro) ha costruito due occasioni da gol. I viola hanno fatto addirittura di più nel secondo. Al 19’, quindi già sotto per 1-0, Chiesa ha crossato alla sua maniera, Skriniar ha svirgolato e Handanovic ci ha messo il corpo. Poi ancora due occasioni (25’ e 27’), rispettivamente per Chiesa e per Badely. Infine la rovesciata di Babacar (subentrato a Benassi) che Handanovic ha prodigiosamente deviato sopra la traversa. No, il pareggio non è iniquo e neppure casuale. Solo che, rispetto all’inizio, quando anche la buona sorte sospingeva l’Inter, ora non spira più il vento favorevole. Icardi è tornato a segnare. Ma evidentemente non basta.
Tuttavia mi corre l’obbligo di essere chiaro: pur essendo andata ad un passo dalla vittoria, l’Inter non l’avrebbe di certo meritata. Ha segnato con Icardi al 10’ della ripresa senza aver fatto nulla prima. Dopo, invece, si è difesa strenuamente, ma arretrando il baricentro fin dentro l’area. Quasi un invito agli avversari a provarci in tutti modi possibili. E così è stato fino al pareggio - legittimo, forse solo tardivo - di Simeone, servito dal subentrato Eysseric. E’ vero che l’Inter in difesa era ai minimi termini. Ranocchia è uscito a sedici minuti dalla fine per i ricorrenti dolori al costato, già toccato duro con la Lazio, e al suo posto è entrato Nagatomo. Spalletti ha fatto la sola mossa possibile, spostando Santon in mezzo alla difesa a far coppia con Skriniar. Però non è stato quel cambio a peggiorare la situazione.
L’Inter, in verità, aveva assunto un atteggiamento rinunciatario poco dopo il proprio vantaggio. Non so se la squadra di Spalletti non ne abbia più (come ho scritto il 28 dicembre) o se abbia arretrato fidando nel contropiede (che si è visto un paio di volte e con esiti modesti). Fatto sta che la Fiorentina - già migliore dell’Inter nel primo tempo - è cresciuta ancora di più. Quindi la mancanza di un centrale (Miranda e D’Ambrosio, suo eventuale sostituto, sono infortunati) è un problema vero, ma non direttamente collegabile al risultato finale. Altri giocatori, secondo me, avrebbero dovuto far bene e, invece, sono mancati. Joao Mario su tutti e mi piacerebbe chiedere a Spalletti cosa lo ha convinto a schierarlo al posto di Candreva. Il quale è sicuramente spremuto e sommamente ripetitivo con i suoi cross per lo più inutili o sbagliati, eppure è più presente a se stesso, in tutti i casi maggiormente dinamico e anche pericoloso quando agisce nella zona preferita del campo. Male, per me, anche Borja Valero e non solo perché ha sbagliato il gol del raddoppio che avrebbe chiuso la partita (32’ del secondo tempo, colpo di testa alto, in perfetta solitudine, su assist di Perisic), ma perchè ha commesso troppi errori nei passaggi. E come lui Vecino e Gagliardini. Bene, invece, Cancelo che, in una partita onesta, ha trovato il modo di procurarsi il fallo e di battere la punizione da cui è nato il gol di Icardi (prima colpo di testa, poi girata al volo sulla ribattuta di Sportiello).
La Fiorentina, invece, è andata a raffiche. E, già nel primo tempo, sull’asse Chiesa-Thereau (fuga sulla destra e cross basso al centro) ha costruito due occasioni da gol. I viola hanno fatto addirittura di più nel secondo. Al 19’, quindi già sotto per 1-0, Chiesa ha crossato alla sua maniera, Skriniar ha svirgolato e Handanovic ci ha messo il corpo. Poi ancora due occasioni (25’ e 27’), rispettivamente per Chiesa e per Badely. Infine la rovesciata di Babacar (subentrato a Benassi) che Handanovic ha prodigiosamente deviato sopra la traversa. No, il pareggio non è iniquo e neppure casuale. Solo che, rispetto all’inizio, quando anche la buona sorte sospingeva l’Inter, ora non spira più il vento favorevole. Icardi è tornato a segnare. Ma evidentemente non basta.