AFP via Getty Images

Il primo gol in A nella notte del suo Bodo/Glimt: Hauge, era scritto nelle stelle. I numeri fanno paura, il futuro...
NON BANALE - La gioia è bella se è condivisa. Zinckernagel e compagni hanno festeggiato un campionato storico, il primo per il Bodo/Glimt, ma anche il primo gol in A del loro ex compagno di squadra, che ha lasciato un segno ben visibile su questo titolo: 14 gol e 10 assist in 18 presenze di Eliteserien. Non banale vero? Jens Petter Hauge ha esultato sul prato del San Paolo, ma anche dopo, sui social, dedicando ovviamente un post a chi era lontano, ma in qualche modo vicino. Lui che con i colori del Bodo/Glimt ci è cresciuto prima in giardino, in casa e in famiglia, poi nel centro sportivo, sul prato e nel settore giovanile, fino ad arrivare alla gloria. Hauge se n'è andato quando il più era fatto e numericamente, il suo posto, ironia della sorte, o logica del destino, lo ha preso il fratellino, di due anni più piccolo: Runar, rientrato dal prestito al Grorud. Giusto in tempo per festeggiare.
CHE NUMERI! - Un affare di famiglia, quindi, quello di Hauge, che piano piano si sta ritagliando il suo spazio anche nel Milan. C'è da imparare, di fatto è la prima volta che 'esce di casa': una nuova realtà, una nuova dimensione, un nuovo inizio, una nuova squadra nel periodo più difficile della storia recente per cambiare paese. Ma non si è fatto intimidire il giovane esterno offensivo, e sono i numeri a dircelo: 2 tiri in porta in 61 minuti, 2 gol, con una media alla Haaland: una rete ogni mezzora. il 100% di realizzazione, quindi, per il numero 15 rossonero (a proposito di divinità nordiche, lo sesso di Tomasson), che davanti al portiere non trema, si esalta: controllo orientato e gol col Celtic, doppio passo e tocco leggero col Napoli. Sempre in trasferta, sempre in viaggio, sotto lo stesso cielo stellato di Bodo. E ora?
ORA PIU' SPAZIO - E ora con Leao ai box e Ibra in infermeria, lo spazio aumenterà, così come le possibilità di mettersi in mostra e di sbagliare, perché così sarà e perché si passa anche dagli errori. La sinistra è il suo habitat naturale e lo ha dimostrato (2 volte su 2, tanto per cambiare), a destra sarebbe adattato; ma è nella sua zolla di campo preferita che ora c'è un vuoto da riempire: senza Ibra, Rebic può andare a fare la prima punta, lasciando spazio al talento norvegese. Che sta spiccando il volo, senza soffrire di vertigini. Con un occhio rivolto al cielo. Per sbirciare, ancora una volta, quelle stelle allineate.

@AngeTaglieri88