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Il premio Socrate a Wanda è desolante: peggio di Lino Banfi all'Unesco
E’ di qualche giorno fa la notizia che il “prestigioso” premio Socrate è stato assegnato, oltre che a Lino Banfi anche a Wanda Nara. Ora è vero che viviamo in un perenne dadaismo e che quel fenomeno artistico, nato per irridere il buon senso e le ristrette morali imperanti, al presente per dimostrarsi sovversivo dovrebbe fare discorsi seri, serissimi. Il non senso di serie B è ormai maggioranza assoluta, dal giornalismo, ai talk show, alle comparsate dei politici: i twitter infarciti di balle improponibili sono firmati dai ministri, come dai procuratori. Rivoluzionario, oggi, sarebbe ridare significato al significato e, soprattutto, essere responsabili di quel che si dice.
Qualcuno gioì alla notizia che Banfi era stato prescelto come rappresentante italiano all’UNESCO, salvo accorgersi quasi subito non trattarsi del filosofo Antonio Banfi (deceduto da tempo), bensì del bonario comico già beniamino di nonni e bambini. Comicità un tantino corriva e in non immediata sintonia con un’istituzione che dovrebbe difendere la memoria delle culture del mondo, andando contro anche alle imperanti ragioni mercantilistiche, reagendo alle omologazioni globaliste con ferree e competenti argomentazioni critiche
Ma sposare al nome di Socrate quello di Wanda Nara non fa né sorridere, né disperare. E’ solo un poco urticante, come il surrealismo da avanspettacolo esportato fuori dai teatri, nella cultura, nella politica, nella scienza… Soprattutto, da non sottovalutare la motivazione che il fondatore del premio, Cesare Lanza, ha posto a corredo di cotanta assegnazione: “Socrate amava la libertà di parola e Wanda Nara è stata attaccata perché ha avuto il coraggio di dire quello che pensava ed è stata criticata perché donna”.
In queste poche righe troviamo mirabilmente dispiegata l’equazione dell’ “Imbecillity (s)correct”: abbassare proditoriamente il simbolo del valore culturale al livello di…..Di? Ditelo voi. E soprattutto riproporre la trita “quaestio” della povera procuratrice vessata in quanto donna. La signora Nara è stata criticata, per le proprie opinioni, dalla maggior parte di commentatori, giornalisti, lettori, tifosi, in quanto persona e procuratrice, non in quanto donna. Ora, il premio Socrate riesce nell’impresa di innalzare un luogo comune buonista, deprimendo al tempo stesso un simbolo della filosofia. Non sarebbe meglio, il Premio Socrate fondato sulla “libertà di parola” quale che sia, darlo ai “vaffa” dei tifosi negli stadi?
Si dirà: “questo premio è uno scherzo!” Forse. Ma lo scherzo fa poi così ridere? Beh, magari del prestigioso riconoscimento non fregava niente a nessuno e il povero Socrate era stato dimenticato. Intanto non è vero, perché come detto, Socrate è quel maestro (di Platone) dopo il quale nasce la cosiddetta filosofia ed è una figura assurta a simbolo di virtù filosofiche e civili fin dalle scuole dell’ obbligo. Adesso è finito nel tritacarne del dileggio paraculturale, nemmeno troppo paraculo. Sì, anche per chi fomenta sparuti scandali mediatici sarebbe stato più dignitoso non mandarlo a braccetto con le virtù filosofiche e civili della signora Nara. Poi, però, qualcuno ha aggiunto che Icardi è candidato al Premio Aristotele.