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Alisson sbarca al Liverpool: è il Pelé dei portieri, il più pagato della storia
La seconda considerazione che va fatta riguarda il ruolo del portiere brasiliano, il «goleiro». Da qualche anno a questa parte il portiere in Brasile ha trovato pari dignità con i compagni di squadra. Angelo Da Costa, portiere di riserva, brasiliano, del Bologna, in Italia dal 2008, già con Ancona e Sampdoria, spiega che «il momento della svolta c’è stato nel 1994, durante i Mondiali negli Usa. Taffarel - che veniva dagli anni di Parma - ha dimostrato al mondo che anche in Brasile potevano esserci grandi portieri. Prima avevamo avuto delle eccellenze, come Gilmar o Leao, ma una scuola vera e propria non esisteva. In questo senso è stato decisiva la scuola italiana, molti di noi sono venuti in Italia e sono cresciuti e migliorati proprio per i metodi di allenamento. E’ stato così anche per Allison, già fenomeno di suo ma maturato in serie A». Ecco allora che - da Taffarel ad Allison, passando per Julio Cesar e Dida - il portiere brasiliano ha trovato quell’identità che gli era per tanti anni mancata. I portieri brasiliani, infatti, prima dei citati, venivano soltanto ricordati per le loro papere. A Moacir Barbosa, portiere del Brasile che nel 1950 perse la finale al Maracanà contro l’Uruguay di Schiaffino e Ghiggia, per anni è stata imputata la colpa del tracollo. Disse: «Ho fatto un solo errore e me l’hanno fatto pagare per tutta la vita». Vale lo stesso per Valdir Peres, il portiere che difendeva la porta del Brasile al Mondiale del 1982. In patria Valdir Peres (scomparso a 66 anni a luglio dell’anno scorso) era un punto fermo del San Paolo (quattro titoli nazionali vinti), ma bastò una partita sbagliata - contro l’Italia di Paolo Rossi che quel giorno, 5 luglio 1982, gli rifilò una tripletta - per bollarlo per sempre. Di Alisson, Taffarel ha detto: «E’ il Pelè dei portieri». Il prezzo del suo cartellino sembra giustificare l’affermazione, ma sta all’ormai ex Roma dimostrare di meritare il paragone.