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Il papà di Hauge: 'Non è mai stato il migliore, lo è diventato. Ecco la sua storia. Il sì al Milan...'
LA PASSIONE - "La madre di Jens Petter mi ha detto più volte che lo ha trovato seduto tantissime volte di fronte alla televisione, quasi paralizzato, a guardare partite di calcio. Questo anche a meno di 5 anni. Lei non sapeva riconoscere le squadre con precisione e Jens Peter prontamente gliele diceva e sapeva indicargli anche i marcatori. Un altro ricordo che ho è una sua grande esultanza ad un gol di Drogba con la Costa d’Avorio. Jens ha incominciato a giocare a calcio in una squadra a 5 anni. E’ stato strano che abbia cominciato così presto anche perchè in Norvegia solitamente i bambini solitamente cominciano gli sport a 6 anni, quando cominciano la scuola primaria. La sua grande confidenza col pallone, tuttavia, ha spinto un mio collega che aveva iscritto il figlio ad iscrivere anche Jens. Non c’era spazio nelle grandi squadre quindi abbiamo optato per il più piccolo club in città: L’FK Vinkelen. Il calcio giovanile in Norvegia spesso spinge i genitori a diventare allenatori delle squadre. Io sono sempre stato interessato al calcio quindi non passò tanto tempo prima che accettai di allenare la squadra di Jens. Jens, quindi, sin da piccolo non saltò mai un allenamento. Anche se pioveva, doveva allenarsi".
NON UN PREDESTINATO - "Quando Jens Peter aveva 12 anni, ha annunciato il suo passaggio nel settore giovanile del Bodo, l’unica squadra professionistica della città. Jens doveva affrontare nuove sfide, era molto motivato e a essere onesto, io come suo allenatore, non avevo da insegnargli più niente in campo. Doveva spiccare il volo da solo. Jens Peter non è stato sempre il miglior giocatore nelle squadre in cui ha giocato. Infatti, c’erano altri giocatori che spiccavano in squadra. Ma Jens ha trovato successivamente sé stesso nell’ambiente squadra e è cresciuto tantissimo. Molti dei suoi migliori amici vengono dal settore giovanile. Lì ha guadagnato la confidenza necessaria sul campo e ha incontrato allenatori preparati che gli hanno dato fiducia".
SUL MILAN - "Jens Petter ha lavorato tanto con il suo agente Atta Aneke. E’ stato molto bello quando sono stato informato circa l’interesse del Milan quest’estate. Nessuno sa di preciso quando l’interesse del club è nato ma di certo abbiamo sentito che i rossoneri seguivano Jens e la sua situazione da tempo. E’ stato incredibile che un club fantastico come il Milan avesse preso in considerazione il suo nome ma al tempo stesso era troppo presto per festeggiare. La situazione era troppo incerta".
LA REAZIONE - "Ci sono stati tanti club collegati al nome di Jens l’anno scorso. Per questo, quindi, avevamo imparato a convivere con rumors e speculazioni. La nostra famiglia si è sempre confrontata con Aneke che era informato circa le nostre richieste e circa quello di cui avevamo bisogno. Jens era concentrato al 100% sul suo lavoro al Bodo e non era influenzato dall’interesse di altri club. Jens non è un ragazzo di molte parole tuttavia ho notato che l’interesse del Milan lo aveva tentato. La notte prima che partisse per Milano per negoziare, gli ho chiesto se fosse difficile scegliere tra i vari club interessati. Lui mi ha risposto senza esitazione: “Papà, ho scelto il Milan”. Subito quindi ho sentito una sorta di pace interna perché ho sentito che era pronto per il prossimo step nella sua carriera".
IL COLLOQUIO DI SAN SIRO - "Quello che accade a Milano, resta a Milano (ride, ndr). No, non posso né confermare né smentire circa contatti tra Maldini e Jens".
REAZIONI IN PATRIA - "Il fatto che un grande club come il Milan ha preso un giocatore norvegese è un grande evento per il calcio in Norvegia. Il suo trasferimento è stato uno dei più costosi in Norvegia e il più caro nella storia del Bodo Glimt. Ci sono stati molti messaggi di congratulazioni e complimenti, quindi è stato un trasferimento che ha creato grande eccitazione e ha accresciuto l’interesse verso il calcio italiano da parte dei media".