IL PAGELLONE: Totti 10, la Roma 3. Milan di oggi e di domani: bocciati
10 TOTTI. Le parole sono finite, restano solo le emozioni e l’ammirazione per un fuoriclasse senza eguali. In un tempo confeziona l’assist per Dzeko, mette i compagni davanti alla porta almeno altre tre volte, segna il rigore del sorpasso alla Samp. Possibile che in questa piccola Roma finora non ci fosse mai stato posto per lui? (oggi però un 10 lo diamo anche a Balotelli, emigrando per un attimo all'estero: la doppietta con cui Supermario ha debuttato nel Nizza regala una speranza a tutto il calcio italiano, al di là delle mille volte in cui questo fantastico talento sprecato ci ha fatto disperare).
9 HIGUAIN. Tre gol in tre giornate, uno ogni 39 minuti: dove sono coloro che accusavano la Juve di averlo pagato troppo e sostenevano che non ne valesse la pena? E’, oggi, il centravanti migliore del mondo.
8 KESSIE. Ha diciannove anni, viene dalla Costa d’Avorio, è capocannoniere (4 reti in 3 partite) benché giochi a centrocampo. Non fa solo gol, ma anche molto altro. L’Atalanta ha scoperto un tesoro.
7 SARRI. Finalmente s’intravede il famoso turn-over da cui si è sempre tenuto alla larga. E’ il salto di qualità che gli si chiede: saper sfruttare tutto l’organico, non solo gli 11-12 titolari di cui si fida di più come l’anno scorso. Per il resto - occasioni da gol, spettacolo - sappiamo che il tecnico del Napoli non tradisce.
6 L’INTER. Okay, non gioca bene, ma stavolta quanto meno strappa la vittoria con i denti: non è poco. E de Boer mostra coraggio, cambiando tre uomini tutti assieme e ribaltando - forse non casualmente - il risultato. Un po’ lo sorregge la fortuna, un po’ lo aiutano gli errori di un bel Pescara, ma se Mourinho avesse vinto una partita così lo avrebbero dipinto come un genio.
5 IL MILAN DI DOMANI. Lasciano perplessi le prime scelte di Fassone - dirigente di indubbie qualità - per conto dei cinesi. Perché prendere un direttore sportivo senza esperienze come Mirabelli, per di più dall’Inter? E’ un po’ come se si fosse scelto il vice di de Boer per fare l’allenatore del Milan. E perché non risultano contatti seri con gli ex rossoneri più grandi che ci sono, tipo Maldini e Albertini? La sensazione è che si stia puntando su figure di secondo piano, forse perché meno ingombranti. Chissà se i cinesi gradiranno.
4 HART. Ha vinto sabato, davanti alla tv: visto quello che ha combinato Bravo per cercare di far rimontare lo United, al City hanno certamente rimpianto il nuovo portiere del Toro. Ma a Bergamo ha commesso un errore che è costato la partita ai granata rimettendo in corsa l’Atalanta poi vittoriosa: debutto no.
3 PALLOTTA E C. I dirigenti della Roma non perdono occasione per percorrere strade dialettiche improponibili. Comincia Baldissoni: “Se le cose continuano così, potremmo decidere di giocare in uno stadio diverso dall’Olimpico”. Ma dove vogliono andare, di grazia? A Roma non c’è uno stadio che possa accogliere i giallorossi, emigrare fuori regione è improponibile anche per motivi di ordine pubblico. Pensano forse a Rieti? Ma si può? Prosegue Pallotta: “Se giochiamo come nel secondo tempo con la Samp, non ci sono Juve e Napoli che tengano”. Suvvia, un po’ di misura. Gandini, pensaci tu.
2 ZAMPARINI. Ha rotto anche con Ballardini, ora tocca al deb De Zerbi. Già, ma quanto resisterà? Il problema più grave, però, è che questo Palermo è stato costruito in economia. Troppa. E raggiungere la salvezza stavolta sembra davvero più difficile che scalare l’Everest.
1 IL MILAN DI OGGI. La sindrome rossonera sta avviluppando anche Montella dopo avere illuso e poi travolto Seedorf, Inzaghi, Mihajlovic e Brocchi. La colpa non è degli allenatori, ovviamente: non possono essere tutti scarsi. Scarsa è la squadra, per colpa di chi la costruisce. E per gli allenatori, per tutti, sono sempre guai.
0 IL PRATO DI MARASSI. Quattro delle ultime dieci partite rinviate in serie A si giocavano a Genova, non casualmente. E impietoso è stato, in questa domenica dal clima mutevole, il confronto a distanza: a Roma, dopo la grandine e un’ora di sosta, la partita è potuta ricominciare su un campo assolutamente accettabile; a Marassi è stata cancellata definitivamente. La verità è che nessuno è capace di gestire il prato di quel meraviglioso, caldissimo impianto genovese. Da non credere.
@steagresti