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Il nuovo stadio dell'AEK Atene: un'odissea di 20 anni per tornare finalmente a casa, con Almeyda in panchina
RITORNO A CASA - Proprio come i profughi sono stati costretti ad abbandonare i propri focolai per cercare una vita migliore in Grecia, così, per uno strano contrappasso, ecco che nel 2003 i loro discendenti, i tifosi dell’AEK, rimangono orfani del loro stadio, simbolo del popolo che lo aveva costruito. Si passa poi attraverso un interminabile iter, che ha richiesto 15 anni per l’autorizzazione e altri 5 per la costruzione, ma ecco che il 3 ottobre 2022 la squadra di Atene torna a esordire nel nuovo “Hagia Sofia”. Il nome di per sé dice molto della storia di questo stadio, poiché significa “Santa Sofia” e richiama alla cattedrale di Santa Sofia di Istanbul, simbolo della religione ortodossa. Il nome commerciale dello stadio sarebbe in realtà “OPAP Arena”, in onore della compagnia di scommesse sportive che ha finanziato i lavori, ma per il senso d’appartenenza dei tifosi non può che essere il Santa Sofia.
UN NUOVO CICLO - L’esordio nel nuovo stadio è una festa. La squadra di Matias Almeyda vince 4 a 1 contro lo Ionikos sotto gli occhi dei 32mila tifosi che riempiono le gradinate. Segna il primo gol Mijat Gacinovic, giocatore di nazionalità serba che poi firmerà una doppietta, andando a chiudere un cerchio aperto vent’anni prima. Era stato infatti un altro serbo, Ilija Ivic, a segnare l’ultimo gol al “Nikos Goumas”, prima della sua demolizione. Questa partita segna un nuovo inizio per l’AEK Atene, che ritorna ad avere una casa nel quartiere di Nea Filadelfia. Ora il prossimo capitolo si chiama Conference League, visto che l’OPAP Arena è candidata ad ospitare la finale del 2024.