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    Il Nizza, mister Ratcliffe e l'ansia di ripulirsi l'immagine attraverso lo sport

    Il Nizza, mister Ratcliffe e l'ansia di ripulirsi l'immagine attraverso lo sport

    • Pippo Russo
      Pippo Russo
    L'uomo più ricco del Regno Unito continua la campagna di acquisizioni nel mondo dello sport. Jim Ratcliffe, patrimonio personale stimato in 12 miliardi di dollari, è l'imprenditore che ha costruito un impero intorno al colosso petrolchimico Ineos. Da mesi è impegnato nel tentativo di acquisire il Nizza, club della Ligue 1 in cui per due stagioni e mezza ha militato Mario Balotelli. E durante i giorni scorsi Mister Ineos è tornato alla carica nei confronti dell'attuale proprietà (i cinesi Chien Lee e Alex Zheng e lo statunitense Paul Conway), mettendo sul piatto un'offerta esagerata: 100 milioni di euro. Una cifra che, qualora venisse accettata, eguaglierebbe il record per quanto riguarda i passaggi di proprietà di club francesi. La medesima cifra è stata spesa a novembre 2018 dal fondo statunitense General American Capital Partners (GACP) per acquisire il Bordeaux. E cifre molto inferiori sono state impegnate per portare i due principali club francesi sotto il controllo di proprietà estere: 45 milioni di euro sono stati spesi a ottobre 2016 dallo statunitense Franck McCourt per annettersi l'Olympique Marsiglia, e ne erano bastati 40 nel 2011 a Qatar Sports Investments per acquisire il Paris Saint-Germain. 

    Dunque la prospettiva che Ratcliffe metta il Nizza nel proprio portafoglio di asset fa parte di un trend che vede i club della Ligue 1 sempre più appetibili per gli investitori stranieri. In una logica da capitalismo globale ciò non può che essere accolto positivamente da chi governa il calcio francese, e senza stare troppo a sottilizzare su eventuali aspetti negativi. E invece qualche interrogativo in più andrebbe alimentato proprio riguardo al caso specifico. Perché mister Ratcliffe, tifoso dichiarato del Manchester United e recentemente accostato a un tentativo di acquisizione del Chelsea, è stato protagonista negli anni recenti di una vasta campagna di shopping nel mondo dello sport. Ciò che ha avuto l'effetto di richiamare su di lui un'attenzione pubblica non in linea col carattere di riservatezza che le notizie biografiche semi-ufficiali gli attribuiscono. 

    Fa parte di questo processo l'acquisizione, nel 2018, del team nautico di Sir Ben Ainslie in vista dell'edizione 2021 dell'America's Cup. Un investimento da 110 milioni di sterline che vede il ribattezzato Team Ineos UK impegnato nella sfida di riportare il trofeo da questa parte dell'Atlantico (LEGGI QUI). 
    Lo shopping sportivo è proseguito con l'acquisizione dell'ex team Sky di ciclismo, avvenuto a marzo di quest'anno (LEGGI QUI). 
    Quindi mister Ineos ha sponsorizzato il nuovo tentativo del maratoneta kenyano Elihud Kipchoge di spostare il record della specialità sotto le due ore (LEGGI QUI). Un evento, quest'ultimo, di puro marketing e nessun valore agonistico, che replica il tentativo condotto presso l'autodromo di Monza nel maggio del 2017 (LEGGI QUI). 

    E poi c'è l'improvviso amore di Mister Ineos per il calcio. A novembre 2017 acquisisce il Losanna (LEGGI QUI), affidandone la gestione al fratello Bob, che ne è stato dapprima il CEO per divenirne presidente lo scorso maggio. A dire il vero, il passaggio di proprietà non porta granché bene al club del club svizzero, che al termine della stagione 2017-18 retrocede in B. Ma ciò non frena l'espansione calcistica di Ineos, che anzi a maggio scorso firma con la federcalcio ruandese (FERFAWA) un protocollo con lo scopo di creare una ricca accademia calcistica nel paese africano. A firmare l'accordo viene inviato David Thompson, il CEO di Ineos Europe che fino a poche settimane prima era il presidente del Losanna (LEGGI QUI). 

    L'intreccio fa intravedere uno schema ben preciso: multiproprietà di club professionistici dislocati in diversi campionati europei, e accademie installate presso paesi formatori di talento calcistico. Un giochino già sperimentato da altri soggetti, con schemi di TPO a incombere, rispetto al quale Fifa e Uefa mostrano una discreta impotenza. 
    Dunque, alla base di questa volontà d'espansione nel calcio da parte di Jim Ratcliffe non manca la prospettiva di avviare un sostanzioso business, con vista sulla Champions League nel caso che l'acquisizione del Nizza si realizzi. Ma secondo l'interpretazione fatta da molti osservatori, dietro il vasto radicamento di Mister Ineos nel mondo dello sport (non solo nel calcio, dunque) vi sarebbe dell'altro. Soprattutto una necessità di ripulirsi l'immagine pubblica, messa particolarmente a repentaglio per via della tecnica estrattiva usata da Ineos per l'approvvigionamento energetico. Questa tecnica è denominata fracking, e consiste nella fratturazione idraulica del sottosuolo, fatta allo scopo di estrarre gas naturale e petrolio. Una tecnica da più parti accusata d'essere particolarmente rischiosa dal punto di vista geologico (LEGGI QUI). 

    A causa di ciò, nello scorso mese di aprile, il Tour dello Yorkshire è stato il palcoscenico di una protesta animata dai comitati locali contro Ineos e il suo maggior azionista (LEGGI QUI). Per l'occasione il gruppo Frack Free United ha distribuito 10.000 maschere che ritraevano in versione satanica il volto di Ratcliffe. Doveva essere la prima uscita pubblica del team ciclistico Ineos, dunque un passaggio positivo in termini di comunicazione. Invece si è rivelata un'altra circostanza in cui l'uomo più ricco del Regno Unito è stato accusato di usare lo sport per una vasta operazione di green washing della propria immagine. Quest'uomo potrebbe diventare in breve tempo uno dei nuovi potenti del calcio mondiale. 

    @pippoevai

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