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    Il Napoli vola verso lo scudetto, sarà dura riprenderlo

    Il Napoli vola verso lo scudetto, sarà dura riprenderlo

    • Francesco Marolda
      Francesco Marolda
    E undici. Undicesima vittoria consecutiva per il Napoli che consolida la sua prima posizione con 41 punti in 15 partite e che alla lunga sosta ci va con un vantaggio che, quando a gennaio si ricomincerà, sarà un handicap assai pesante per chi vorrà provare a rubargli lo scudetto. Vince, rivince, dunque,  il Napoli, ma dall’Udinese riceve pure una lezione. Quella che non può abbassare la guardia manco per un minuto. Sul rassicurante vantaggio di tre gol (Osimhen,. Zielinski ed Elmas), infatti, dopo i cambi, il Napoli s’ammoscia. Si distrae. Si rammollisce e l’Udinese in tre minuti fa due gol (Nestorovski e Samardizc) riaprendo incredibilmente la partita. Sarebbe stata  una beffa, certo, ma il rischio il Napoli l’ha corso. Strana storia, però: i cambi che spesso sono stati la forza della squadra di Spalletti, stavolta tradiscono le attese, mentre i due gol bianconeri arrivano proprio da giocatori che erano in panchina.

    Finale a parte, comunque, resta un Napoli che per quello che ha fatto dall’inizio di stagione ad oggi, in campionato e in Champions, ha incantato tutti tornando legittimamente ad accarezzare quello che potrebbe essere il suo terzo trionfo tricolore. 

    A viso aperto, l’Udinese. Che non s’abbassa, non si lascia ingabbiare davanti al suo portiere, che porta in campo un ordine tattico eccellente, che vuol dire soprattutto una fase difensiva molto attenta. Ovvero, difesa a cinque con Pereyra ed Ehizibue che fanno marcia indietro appena la palla è tra i piedi azzurri  e davanti ai difensori la barriera dei tre centrocampisti. Restano alti, invece, Beto e Deloufeu. Restano alti perché l’ordine di Sottil è di cercarli subito dopo la riconquista del pallone. Lanci, lunghi, insomma, provando ad approfittare della difesa alta degli azzurri. E parte pure bene, l’Udinese, che con Deulofeu, dopo quattro minuti chiama Meret alla prima e unica parata complicata di tutta la partita. Elegante e maligna la deviazione assai ravvicinata di Deulofeu, ma lesta e determinante la parata del portiere azzurro. Insomma, al pronti via sul Napoli scende  subito un po’ d’ansia. Poca, però. Perché la squadra di Spalletti riannoda immediatamente la trama del suo gioco, forte di  un sempre più imprendibile Osimhen (pover Bijol, costretto anche a ruvidezze esagerate)  e d’un centrocampo che produce idee e giocate in quantità industriali. E quando non può essere Lobotka a governare palla per la guardia che gli montano in prima intenzione gli attaccanti e poi quasi sempre Walace, tocca ad Anguissa accomodarsi sulla sedia del regista. 

    E allora il Napoli cresce, prende quota, s’impossessa del pallone e in mezz’ora chiude pure la partita. Non è che aggiunga conclusioni a conclusioni là davanti questa volta,  però quando arriva dalle parti del povero Silvestri riesce a fare sempre molto male. Perché Osimhen s’esalta. Manca Kvara – sostituito da Elmas sul lato sinistro – e il peso dell’attacco finisce quasi tutto sulle spalle del bomber mascherato, il quale non si tira certo indietro. Un colpo di testa tanto per assaggiare e per gradire (11’) e poi arriva il primo gol. Elmas. Proprio lui, crossa e “Zorromhen” prende l’ascensore  per la deviazione che fa esplodere il San Diego. E sono nove (senza manco un rigore) per il capocannoniere di questo campionato. 

    L’Udinese accusa il colpo. E non finiscono qui  le sue  sfortune, perché di lì a poco s’infortuna Deulofeu. Da solo si procura un accidente che lo costringe alle lacrime e all’addio. Fuori lui e dentro Success, che quando può si dà da fare, ma non v’è dubbio che nel cambio chi ci perde – e non poco - è l’Udinese.

    Dunque, un quarto d’ora e Napoli in vantaggio. E alla mezzora il vantaggio si raddoppia pure. Manco a dirlo è Osimhen a partire palla al piede dalla metà campo azzurra. Il solito Bijol prova ad opporsi, ma perde la sfida spalla a  spalla. Poi un tacco per Lozano e dal messicano a Zielinski per quello che può definirsi un contropiede classico. E il finale scritto dall’azzurro  è un capolavoro: controllo, destro a giro e palla che conclude sorridendo la sua parabola perfetta. 

    Soffrendo poco e neppure impegnandosi più del necessario, ma creando come sempre tanto gioco con gli esterni – alti o bassi che siano - insomma, il Napoli indirizza la partita sulla strada tatticamente tracciata da Spalletti, mentre va a monte la strategia di Sottil: lasciare il possesso all’avversario, aspettarlo ed affrontarlo a metà campo mettendola anche sulla fisicità e, se possibile,  immediati lanci lunghi per i due d’attacco.

    Va che è una bellezza, insomma, il Napoli. E quasi quasi al popolo azzurro del pallone spiace che tanta bellezza e tanta ispirazione debba fermarsi per un Mondiale amaro senza la nostra Nazionale. Va che è una bellezza, il Napoli, che ripartendo ancora in contropiede libera Elmas tutto solo sul lato sinistro. Avanza, Elmas. Aspetta il sempre più frastornato Bijol, lo salta e poi anticipa Silvestri sull’uscita. Gran bel gol anche questo e Napoli che vola, mentre in campo azzurro dopo Mario Rui (per Olivera) trovano posto anche Ostigard (per Juan Jesus), Politano (per Lozano) e Ndombele (per Zielinski). C’è posto per tutti in questo felicissimo Napoli di fine anno. Avesse dieci cambi a disposizione, Spalletti ne cambierebbe dieci per dare ad ogni azzurro la propria parte di protagonismo.

    Certo, anche Sottil cambia e ricambia: Samaedzic per Arslan e poi, assieme, Jajalo poer Wallace e Nestorovski per Beto, ma non ci ricava nulla. Anzi, sulle ali dell’entusiasmo e sulla spinta di uno stadio trasformato in palcoscenico del festival della canzone napoletana,  sfiora  il quarto gol con Elmas, Politano e ancora Osimhen.  Poi, colpevolmente nel finale, il Napoli  molla. E Nestorovski a dieci minuti dalla fine ne approfitta per rubare il tempo a Mario Rjui e Kim per fare gol. E non è tutto: tre minuti dopo (82’), Samardzic sfrutta un altro errore di Kim e segna ancora. Incredibilmente si riapre la partita. Soffre, il Napoli, Forse ha pure paura di smarrire la vittoria, ma comunque arriva alla fine coi tre punti.  


    IL TABELLINO

    Napoli-Udinese 3-2 (primo tempo 2-0)

    Marcatori:
     15' p.t. Osimhen (N), 31' p.t. Zielinski (N), 13' s.t. Elmas (N), 34' s.t. Nestorovski (U), 37' s.t. Samardzic (U).

    Assist: 15' p.t. Elmas (N), 31' p.t. Lozano (N), 13' s.t. Anguissa (N), 34' s.t. Success (U).

    NAPOLI (4-3-3): Meret; Di Lorenzo, Kim, Juan Jesus (15' s.t. Ostigard), Olivera (1' s.t. Mario Rui); Anguissa, Lobotka, Zielinski (22' s.t. Ndombele); Lozano (15' s.t. Politano), Osimhen, Elmas. All. Spalletti.

    UDINESE (3-5-2): Silvestri; Perez, Bijol, Ebosse; Ehizibue, Lovric, Walace (26' s.t. Jajalo), Arslan (11' s.t. Samardzic), Pereyra; Duelofeu (26' p.t. Success), Beto (26' s.t. Nestorovski). All. Sottil. 

    Arbitro: Ayroldi di Molfetta.

    Ammoniti: 25' p.t. Juan Jesus (N), 27' p.t. Walace (U), 37' p.t. Pereyra (U), 32' s.t. Mario Rui (N), 39' s.t. Ebosse (U).

    Espulsi: -

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