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Il Napoli vince, ma la sfida con la Juve è inutile: il campionato è finito
Esempio: il Parma non è affatto poca cosa; è una formazione simbolo d’un calcio senza tempo dalle nostre parti; è eccellente ambasciatore della difesa e del contropiede, ma il Napoli non si lascia impressionare e non rinuncia alla sua filosofia. Fa i suoi cambi, Ancelotti, il quale fatto il pieno di turn-over in Coppa ridisegna una squadra con più certezze e più equilibri. Infatti, nonostante manchi il suo piede più rappresentativo - quello di Lorenzinho Insigne - il Napoli prende subito in mano la partita e non la molla più. E non accade spesso che questo Parma soffra così tanto in casa. Il fatto è che la squadra di don Carlo pressa alto e sa limitare - se non annullare - il rischio delle ripartenze di Gervinho e Biabiany. E questo vuol dire che diventa anche padrone del centrocampo, dove, manco non bastasse, l’esordiente Machin non assicura a D’Aversa il contributo che l’allenatore s’aspettava. Troppa differenza di valori, insomma. Ma anche di controllo del pallone. D’esperienza e tecnica, per dirla proprio tutta. E così, dopo un destro che Callejon sparacchia alto e uno slalom di Mertens senza fortuna, un’invenzione di Hysaj (18’) offre a Zielinski la giocata giusta per far gol. Il destro è pulito ed è preciso, anche se Sepe ha parecchio da farsi perdonare. Nessuna meraviglia, però, che il Napoli sia avanti. E che continui ad attaccare, seppure senza mira e convinzione. Sino a quando (37’) sfruttando una inesistente punizione dai sedici metri, Milik raddoppia il conto azzurro. Non è ancora finito il primo termpo e il duo-Polonia ha aperto e chiuso la partita, si potrebbe dire. E il Parma? C’è ma non si vede. C’è, ma è trasparente. E non è da Parma fare calcio in questo modo. Cosa che, è ovvio, fa lievitare i meriti dei napoletani. Come intimorito, oltre che bloccato nei piedi e nella testa, il Parma che fu patria anche di un Ancellotti calciatore e poi anche allenatore. E che proprio a lui deve pensare se vuole ricordare l’unico secondo posto della sua storia in A. Tant’anni fa. Nel ’97. Altra storia quella d’oggi. E partita che dopo aver trovato anche Luperto (al posto di Maksimovic un po’ acciaccato) e Siligardi (al posto di Machin detto Pepin) trova anche un po’ di pepe quando l’arbitro prima dà un rigore al Parma (troppa irruenza di Malcuit su Bruno Alves) e poi glielo toglie per un precedente fallo di Gagliolo su Callejon.
Comunque sia, con Siligardi il Parma almeno una volta è più vivace. Se ne accorge anche Meret che (61’) deve volare per negare a Gervinho il gol. Ma anche il Napoli non perde la sua vivacità. E se il Parma regala (73’) a Milik palloni d’oro, beh, allora c’è poco da fare: il risultato cambia ancora: sinistro del polacco e tanti saluti a Sepe. Al Parma, invece, i saluti li fa definitivamente Ounas, il quale entra e (82’) segna immediatamente. Povero Parma, che in questa stagione quattro gol non li aveva presi mai e che nelle ultime cinque partite ha messo assieme un solo punto. Il Napoli, invece, che nel nuovo anno non aveva mai fatto gol in trasferta stavolta ne fa quattro. Ma non è “ troppa grazia sant’Antonio”. Nossignori, è solo la storia onestamente raccontata di questa partita.
Parma-Napoli (primo tempo 0-2)
Marcatori: 19’ p.t. Zielinski (N), 36’ p.t. e 27’ s.t. Milik (N), 37’ s.t. Ounas (N)
Assist: 19’ p.t. Hisaj (N), 37’ s.t. Verdi (N)
Parma (4-3-3): Sepe; Gobbi, Gagliolo, Alves, Iacoponi; Rigoni, Kucka, Machin (7’ s.t. Siligardi); Biabiany (37’ s.t. Gazzola), Inglese, Gervinho (32’ s.t. Schiappacasse). All. D’Aversa
Napoli (4-4-2): Meret, Malcuit, Maksimovic (1’ s.t. Luperto), Koulibaly, Hysaj; Callejon, Allan, Fabian Ruiz, Zielinski (29’ s.t. Verdi); Milik (35' s.t. Ounas), Mertens. All. Ancelotti
Arbitro: Chiffi di Padova
Ammoniti: 27’ p.t. Rigoni (P), 38’ Milik (N), 40’ s.t. Gagliolo (P)