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    Il Napoli può anche smettere di vincere, tanto lo scudetto lo offrono l'Inter e le altre

    Il Napoli può anche smettere di vincere, tanto lo scudetto lo offrono l'Inter e le altre

    • Alberto Polverosi
      Alberto Polverosi
    Il Napoli può anche smettere di vincere, perfino di giocare, tanto lo scudetto glielo consegnano su un piatto d’argento i suoi rivali. L’Inter si è fermata anche a Marassi, zero a zero contro la Sampdoria, ora i punti di distacco dalla capolista sono 15, il che significa che delle prossime 16 partite il Napoli ne può perdere 5 (finora ne ha perse 1 in 22 giornate...) e perché venga raggiunto in testa al campionato l’Inter deve vincerle (ma nelle ultime 6 giornate ha vinto solo 3 volte). Nell’ultima gara del 2022, prima della sosta per il Mondiale, l’Inter aveva battuto l’Atalanta a Bergamo. Alla prima del 2023, ha piegato il Napoli a San Siro. L’Atalanta è stata eliminata dall’Inter anche ai quarti di finale di Coppa Italia. Infine il derby, 1-0 sul Milan. Quattro vittorie contro tre grandi del calcio italiano. Ma quando si è trattato di mettere a tacere le piccole, ecco i problemi di Inzaghi.

    INZAGHI E LE PICCOLE - Già in Coppa Italia aveva rischiato a San Siro col Parma negli ottavi (2-1 nei tempi supplementari), poi il 2-2 di Monza, l’1-0 striminzito contro il Verona, la sconfitta in casa con l’Empoli (complice l’espulsione del prossimo parigino Skriniar), il 2-1 non esaltante di Cremona e stavolta la sofferenza di Marassi contro la Sampdoria. Ci sono 16 squadre fra l’Inter e la Samp, 33 punti di differenza, ma questo abisso è stato pressoché colmato nei 90 minuti della sfida diretta. L’Inter ha avuto qualche buona occasione, ma non è mai stata davvero incisiva, davvero efficace, non ha mai dato l’impressione di volersi impadronire del gioco e del risultato. Ha colpito una traversa in pieno recupero con Acerbi, Calhanoglu c’è andato vicino con i tiri da fuori area, Lautaro con qualche pallone in piena area, ma la Samp ha meritato il punto per il cuore, per la rabbia, perché ancora non si considera morta. Anche se ha raggiunto un record di cui non andrà troppo orgoglioso (la Sampdoria è la squadra che ha collezionato più gare senza segnare nei maggiori cinque campionati europei in corso: 14), a Stankovic questo punto conquistato contro la sua ex squadra potrebbe far bene sul piano psicologico.

    LA PARTITA DI LUKAKU E LAUTARO - Nemmeno i due bomber dello scudetto interista che tornavano insieme, da titolari, per la seconda volta in campionato, hanno dato un aiuto a una squadra che sta segnando poco in questo periodo (7 gol nelle ultime 7 gare di campionato, mentre nelle altre 15 ne aveva fatti 34). Erano stati insieme a fine agosto, alla terza giornata, nella sconfitta dell’Olimpico contro la Lazio. Dopo 6 mesi Inzaghi li ha incollati di nuovo e per l’occasione abbiamo vivisezionato la loro partita. Fin quando è rimasto in campo (66 minuti) è stato più coinvolto il belga dell’argentino. Lukaku è entrato 33 volte nella manovra interista, Lautaro nello stesso periodo 26 volte. Nessuno dei due è mai stato davvero pericoloso, ma in più di un’occasione hanno ripreso a cercarsi come facevano nell’anno dello scudetto. Nel primo tempo è successo al 3', quando Romelu ha ricevuto palla dopo un velo di Lautaro, al 18' quando lo ha servito sui piedi, al 24' quando ha controllato la palla in area per favorire il tiro del suo compagno, al 39' quando hanno fatto bene un doppio scambio. Al 39', Lukaku ha trovato anche il modo di zittire il sempre agitato Barella che in campo continuava a sbracciarsi con i compagni e a rimproverarli per errori o movimenti sbagliati. Il belga gli ha detto, a brutto muso, di piantarla lì e se te le dice uno come Lukaku è consigliabile piantarla davvero. Nella ripresa il contributo dei due attaccanti è diminuito, fino a indurre Inzaghi alla sostituzione di Lukaku con Dzeko, ma nemmeno il bosniaco ha dato all’Inter quello di cui aveva bisogno. E il Napoli ringrazia.

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