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    Il Napoli non è ancora da scudetto. Sarri, perché le riserve non giocano?

    Il Napoli non è ancora da scudetto. Sarri, perché le riserve non giocano?

    • Giancarlo Padovan
    La notizia - anche se lo è per i precedenti quasi tutti negativi - non è che il Napoli ha vinto (1-0) a Bergamo. Ma che lo ha fatto giocando molto meno bene del solito. Soffrendo, sbuffando e difendendosi come una squadra a volte in difficoltà. Conosco già l’obiezione (fondata) di chi non la pensa come me: l’Atalanta ha tirato una volta in porta (Cristante con deviazione di Reina) e altri pericoli non se ne sono visti. È vero, ovviamente, ma l'Atalanta ha fatto la partita nel primo tempo e, con un pressing feroce e marcature asfissianti, ha tolto all'avversario la trama del gioco, l'iniziativa, la proiezione offensiva, la profondità. Forse mai, neppure nella partita persa con la Juve al San Paolo, avevo visto un Napoli tanto disarticolato e approssimativo. E certo la prestazione fino all'intervallo non si può spiegare con l'iniziale assenza di Hamsik.
       
    Primo, perché Zielinski è un ottimo elemento e non è stato proprio il peggiore in campo. Secondo, perché il capitano slovacco è entrato al 28esimo del secondo tempo senza lasciare tracce visibili. È vero che al 48esimo, in pieno recupero, Hamsik ha segnato un gol annullato per fuorigioco dopo rapido consulto di Orsato con il Var Giacomelli. Ma è altrettanto vero che otto minuti prima, su assist stratosferico di Mertens, il capitano aveva sbagliato un gol più che probabile. Il discorso, però, è un altro. Se davvero il Napoli non può rinunciare a un suo elemento cardine perché gli viene l'influenza (questo è capitato in settimana ad Hamsik) allora le possibilità di vincere lo scudetto si riducono drasticamente.
       
    Non sto cambiando opinione. Il Napoli è sempre il mio favorito per lo scudetto e i tre punti di Bergamo rappresentano un bottino fondamentale. Tuttavia mi spiacerebbe che il Napoli si snaturasse e, in subordine, che ciò accadesse perché la rosa non è all’altezza. Non è che forse i rincalzi sono così poco utilizzati da non sembrare pronti quando sono chiamati a rispondere alle necessità? Lo dico pur essendo un grande estimatore di Maurizio Sarri. E, se mi rispondesse al telefono, vorrei domandargli: le riserve sono meno brave dei titolari o è colpa sua che non li alterna a sufficienza? L'interrogativo non è né ozioso, né retorico. Anzi, dopo il no del bolognese Verdi al Napoli, credo che ci accompagnerà per il resto della stagione. A maggior ragione se il Napoli dovesse perdere qualche punto a beneficio della Juve.
       
    Comunque, pur non trattandosi di un'impresa, il Napoli, con il successo di Bergamo, mantiene la testa della classifica a prescindere da come finirà Juve-Genoa di lunedì. Il vantaggio, in ogni caso, non sarebbe rassicurante neppure se fossero quattro punti (come adesso) perché i bianconeri, rilanciati dal sacco del San Paolo, sono ripartiti con forza e brillantezza. È vero che dovranno rinunciare a Dybala e a Cuadrado ancora per un po', tuttavia hanno un organico di gran lunga più competitivo del Napoli. Sarri, però, parte da una difesa (la meno battuta del campionato) che adesso sa reggere anche quando si trova sotto pressione. Contro l'Atalanta il muro si è alzato sia per le qualità individuali, sia per una linea sempre molto alta, segno di sicurezza e disinvoltura. 

    L'importante è che sia tornato a segnare Mertens (11 gol) dopo nove giornate di astinenza. Il gol (20esimo  della ripresa) - sull'asse Callejon-Mertens - è stato bellissimo e sintomatico della partita del Napoli: una ripartenza in campo (quasi) aperto, non una costruzione cercata e voluta. Per togliere ogni dubbio sui meriti della squadra di Sarri, devo ricordare che al nono del secondo tempo c'è stato modo di assistere ad un carosiano quasi gol. Cross di Insigne da sinistra, Spinazzola si fa superare e Callejon, alle sue spalle, colpisce di testa a botta sicura. Berisha respinge corto e, prima che Mertens possa insaccare, Masiello salva in acrobazia. Poi Insigne ha rivolto un vaffa a Sarri al momento della sostituzione. L'allenatore non ha fatto una piega: "Sta' zitto e siediti". Giusto. Chi guida (e rischia), comanda. 
     

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