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Il Napoli è dominante: mette in riga Mazzarri e Milan. Per Spalletti non è tempo di rivoluzioni
Bene. Uno sguardo alla formazione e il Napoli capisce subito che dovrà portare anche pazienza per averla vinta contro quel centrocampo fitto e stretto disegnato da Mazzarri. Il quale, dopo la batosta contro l’Empoli, azzera tutto e ricomincia con uomini nuovi, disegno diverso e la speranza di una prestazione almeno incoraggiante, prima ancora di pensare al risultato. Mazzarri, infatti, ripesca Caceres, Godin, Zappa e Strootman e s’affida a un 4-4-1-1 e un centrocampo che però non ci mette niente a diventare a cinque. Insomma, distanze ravvicinate, il palleggio lasciato al Napoli e ripartenze semiferoci quando capita la riconquista del pallone. Del resto, può far altro, Mazzarri, erede d’una squadra a rischio e costretto a rinunciare all’ultimo momento anche a Dalbert? No, non può. La pazienza, dunque, dev’essere stavolta la prima virtù della squadra di Spalletti, il quale, per quel che gli riguarda, offre una sola novità di formazione: Politano per Lozano a destra. Poi, com’è sua abitudine in questo avvio d’esperienza azzurra, parsimonia nei cambi. Nemmeno la tentazione di mezze rivoluzioni nonostante si giochi ogni tre giorni. Almeno non in campionato. Perché per giovedì prossimo, contro lo Spartak Mosca in E.L., tira aria di più di qualche novità. Ma questa, ovvio, è storia che verrà.
Di facile lettura, dunque, questo match. Di difficile lettura, invece, la marcatura dei difensori sardi su Osimhen. E infatti, alla prima distrazione, ai primi centimetri che Godin e Walukiewicz, lasciano al “biondino” del Napoli, la frittata è fatta: una palla un po’ sporca recuperata da Fabian a centrocampo, lancio per Zielinski che rincorre il pallone sino al limite del campo, cross basso e destro comodo del centravanti, complici anche i due centrali sonnolenti di Mazzarri. Ma tant’è. Undici minuti di pazienza e alla prima occasione il Napoli è già sopra. Undici minuti di grande onestà, ma alla prima distrazione per il Cagliari già non c’è perdono.
Il problema, per il Cagliari, è che mentre i difensori rossoblù stanno più o meno appiccicati agli attaccanti azzurri, sfuggono alle sue ravvicinatissime attenzioni i centrocampisti di Spalletti. E sono proprio questi inserimenti a diventare uno dei motivi dello strapotere di Insigne e della sua azzurra e bella compagnia. Bella, sì. E anche dominante. Anche se, sia chiaro, non brillantissimo, il Napoli, come nelle ultime partite. Forse anche per merito del Cagliari che se ne sta sempre basso e raccogliticcio e che pure quando va sotto non cambia atteggiamento, magari aspettando che il Napoli gli regali il contropiede giusto. E non è che il Napoli non provi a mettere al sicuro il risultato. Ci prova e come, ma contrariamente al solito, pur non mettendo mia in discussione il suo vantaggio, tira raramente in porta. Cragno, non se la gode come dall’altra parte Ospina, questo no, ma pure lui non ha grandi pensieri, se è vero come è vero che l’unico brivido (25’) è un destro incrociato del solito Osimhen con palla che va fuori.
Insomma, proprio non è una gran bella partita. Sicuramente perché il Cagliari è prudente che più prudente non si può, ma forse anche perché il Napoli dopo aver corso tanto, segnato tanto e raccolto tutti i punti a disposizione, stavolta gioca pure un poco a riposarsi. E se non a riposarsi, almeno, ad aspettare che il Cagliari, obbligato a spingersi un po’ avanti per recuperare, gli conceda più spazio per le sue rapide verticalizzazioni. Un altro Napoli, è vero, ma sempre sicuro di sé. Forte della sua qualità superiore e, comunque, soddisfatto del suo calcio.
E Mazzarri? Beh, Mazzarri - il quale deve aver fatto questo conto: se resto sotto di un gol resto in partita e poi chissà, ma se mi “alzo” troppo e prendo un altro gol poi non ho più speranze - sa bene che prima o poi deve far di più se non vuol passare per quello che “difende lo svantaggio”. E il Napoli l’aiuta a non avere fretta. Anche quando torna in campo, infatti, la sua ricerca del gol che probabilmente chiuderebbe la partita, non è forsennato. Tutt’altro. Tranne quando il pallone finisce tra i piedi di Osimhen, il quale ha troppi “cavalli” nelle gambe per andare piano. E infatti, mentre Mazzarri magari pensa a quello che deve fare per osare, il signor Osi se ne scappa a destra e sterza all’improvviso in area di rigore, dove Godin altro non sa fare che buttarlo giù. Rigore che non ha bisogno di verifiche e timbri da parte del Var. Rigore che Insigne trasforma senza esitazioni. Rigore che sa di resa per il Cagliari che va giù pure di morale e che lascia iniziative e spazi ad un Napoli che ancor più fa quello che gli pare. Un calcio a giro di Insigne, un tiraccio di Zielinski appena fuori, uno altrettanto forte e bello di Anguissa ma fuori pure questo e un tentativo di Petagna bloccato dal portiere: così si racconta lo strapotere azzurro. Non tanta roba, se si vuole, tant’è che forse sono i cambi di Spalletti a destare più curiosità: Lozano, Elmas, Petagna, Ounas, ma soprattutto Demme per Fabian. Demme che torna a disposizione dell’allenatore. E vicino, forse già giovedì in Europa, potrebbe tornare in campo pure Mertens. Sorride Spalletti. Sorride anche per questo.
:(actionzone)
Napoli-Cagliari 2-0
Marcatori: 11' p.t. Osimhen (N), 12' s.t. Insigne (r) (N).
Assist: 11' p.t. Zielinski (N).
Napoli (4-2-3-1): Ospina; Di Lorenzo, Rrahmani, Koulibaly, Mario Rui; Anguissa, Fabián Ruiz (43' s.t. Demme); Politano (24' s.t. Lozano) Zielinski (24' s.t. Elmas), Insigne (32' s.t. Ounas); Osimhen (32' s.t. Petagna). All. Spalletti.
Cagliari (4-4-1-1): Cragno; Zappa, Walukiewicz (23' s.t. Ceppitelli), Godin, Caceres; Nandez, Deiola (23' s.t. Keita), Strootman (40' s.t. Grassi), Lykogiannis (40' s.t. Pereiro); Marin, Joao Pedro. All. Mazzarri.
Arbitro: Piccinini di Forlì.
Ammoniti: 14' s.t. Walukiewicz (C), 21' s.t. Osimhen (N), 31' s.t. Elmas (N).
Espulsi: -