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    Il Napoli batterà la Juve e chiuderà il campionato. Il motivo? Spalletti costruisce  a differenza di Allegri

    Il Napoli batterà la Juve e chiuderà il campionato. Il motivo? Spalletti costruisce a differenza di Allegri

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Ciascuno ha il suo calcio ideale. Spalletti e Allegri sono agli antipodi. Come le loro opinioni alla vigilia di Napoli-Juventus, sfida cruciale per il campionato, a due turni dalla conclusione del girone d’andata, che ha già eletto il suo leader: Napoli campione d’inverno con sette punti di vantaggio su Juve e Milan e dieci sull’Inter.

    A chi mi chiede perché mi ostini a considerare il Napoli già campione d’Italia dovrebbe bastare la lettura della classifica. Tuttavia vado oltre: la squadra di Spalletti gioca un calcio propositivo e costruttivo da cui dipende il risultato. Quella di Allegri insegue il risultato a prescindere dal gioco. Non però dalla tattica. Al di là del sistema adottato e ormai quasi fisso (3-5-2), l’allenatore della Juventus gioca più partite dentro la stessa partita. Primo, difende basso. Secondo, non alza i ritmi. Terzo, lascia l’iniziativa all’avversario senza concedergli il dominio. Quarto, si gioca i cambi migliori non prima del 60’. Quinto, accelera sensibilmente nell’ultimo quarto d’ora.

    E’ calcio? Certo che è calcio anche se a qualcuno non piace né emotivamente, né ideologicamente. Perché il calcio dovrebbe essere, tra molte altre cose, anche espressione collettiva, spirito d’intraprendenza, necessità di cercare il gol in uno svolgimento sempre uniforme e non occasionale. Quello del Napoli, per l’appunto.
    Se Spalletti e Allegri la pensano in maniera opposta sul gioco, figurarsi su chi deve essere il favorito domani sera e, più in generale, del campionato. Trattandosi di due simpatici furbacchioni ognuno ha tentato di far scivolare il peso di questa responsabilità sull’avversario. Spalletti anche con una punta di malizia in più: quando si spende e ci si rinforza come ha fatto la Juve negli ultimi mercati non si può lottare per il quarto posto. Questo - che la Juve guarda al quarto posto - lo dice Allegri che, per l’appunto, sembra del tutto disinteressato allo scudetto.

    Se è vero ciò che pensa Spalletti (ed è inequivocabilmente vero), la Juventus è in ritardo e a poco serve ricordare che comunque è seconda. Ha perso troppi punti, ha avuto (e ha) troppi infortunati, ha giocato, almeno secondo me, molte partite sotto il suo standard. Quindi sarebbe più corretto dire che la Juventus era una favorita, ma adesso non lo è più. Sta cercando una rimonta impossibile (almeno per chi scrive), cercherà di far punti al Maradona, ma, rispetto al Napoli, è inferiore per rendimento dei calciatori e per la loro qualità.

    Anche volendo affrontare discorsi vetusti o antistorici, chi è più bravo tra Osimhen e Milik? O: è migliore il centrocampo del Napoli o quello della Juve? Ma si dirà: la Juventus ha la miglior difesa della serie A, non subisce gol da otto giornate e ha vinto altrettante volte. Giusto. Peccato che domani affronti il miglior attacco del campionato e il capocannoniere in assoluto (Osimhen), andato a rete solo su azione. Questo ragionamento, mi porta ad una conclusione: il Napoli, per quanto fatto finora, è favorito. Ma è un favore conquistato sul campo e con il lavoro di Spalletti, tutto merito suo e dei calciatori. Anche Allegri ovviamente lavora, ma sta gestendo due emergenze: una fuori dal campo, con i fronti della giustizia sportiva e di quella ordinaria da riaprire o appena aperti, l’altra con una lunga lista di indisponibili.   
    Penso che sul campo Spalletti vincerà riportando a dieci i punti di distacco anche dalla Juve, oltre che dall’Inter. A quel punto, con il Milan eventualmente ancora a meno 7 (ma gioca a Lecce, attenzione), chi avrebbe il coraggio di considerare il campionato riaperto?

    Ripeto quel che scrissi prima di Inter-Napoli. Neppure una inopinata sconfitta della capolista segnalerebbe un’inversione di tendenza. Dai suoi quattro punti di vantaggio, il Napoli ricostruirebbe una fuga che, in pratica, è scattata dall’inizio. E, ad un paio di giornate di distanza, la situazione sarebbe la stessa di adesso. Come accaduto dopo la sconfitta di San Siro. 
     

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