Redazione Calciomercato
Il Milan sta perdendo la sua gente: la disaffezione va ben oltre la crisi di Fonseca
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Il campo, certo. Le scelte di mercato prima e poi quelle di formazione, certo. Il comportamento non propriamente irreprensibile e da leader di alcuni calciatori indicati dalla maggioranza rumorosa come i punti di riferimento di squadra e spogliatoio. Certo. Potremmo proseguire con un'altra serie di temi e apparenti banalità per raccontare lo stato di crisi attraversato dal Milan di Paulo Fonseca. Che si approssima al derby di domenica sera contro l'Inter nelle peggiori condizioni possibili. Si giocherà in trasferta, da calendario, ma non è che ultimamente la musica sia di tenore diverso quando San Siro veste di rossonero. L'accompagnamento sonoro del finale e del post del tracollo in Champions League contro il Liverpool è stato piuttosto eloquente ed è la preoccupante spia dello stato d'animo del tifoso rossonero medio.
C'è dell'altro. Dopo stagioni post-Covid contrassegnate da tutti esauriti in ogni partita interna, che si trattasse del Milan-Venezia di turno o del big match europeo, i 15-20.000 posti rimasti sguarniti martedì sera nell'esordio stagionale in Champions League è un altro segnale piuttosto eclatante dello stato di disorientamento che il pubblico rossonero vive in queste travagliate settimane, tra voci di esonero dell'allenatore scelto con grande convinzione per il dopo Pioli, una squadra nella quale faticano ed emergere capipopolo o giocatori sopra la media e dichiarazioni a corredo di tutto questo quanto meno discutibili. Non c'è da stupirsi se, dopo una stagione complicata come quella passata – l'ultima della gestione Pioli – caratterizzata da una polarizzazione del tifo e la nascita di schieramenti pro e contro qualcuno e qualcosa, il disamore e lo smarrimento abbiano preso il sopravvento.
In un momento di questo genere, il derby contro l'Inter è la partita peggiore per cercare di scacciare questo tipo di sentimenti, a meno che – indipendentemente dalla posizione di Fonseca – contro ogni pronostico non si converta nella più classica delle sliding doors. Quello che rimane più in sospeso è che tra il Milan e la sua gente possa ricrearsi in tempi ragionevolmente rapidi quel feeling e quell'unione di intenti che è stato uno dei segreti dei risultati più importanti degli ultimi anni. E' una questione che va oltre il semplice risultato della domenica o del mercoledì, la prodezza del campione o lo svarione del difensore. Una formazione azzeccata o un cambio poco convincente. La maggioranza rumorosa – e pure quella silenziosa – ha parlato: per prima cosa il Milan deve riconquistare il suo popolo.
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C'è dell'altro. Dopo stagioni post-Covid contrassegnate da tutti esauriti in ogni partita interna, che si trattasse del Milan-Venezia di turno o del big match europeo, i 15-20.000 posti rimasti sguarniti martedì sera nell'esordio stagionale in Champions League è un altro segnale piuttosto eclatante dello stato di disorientamento che il pubblico rossonero vive in queste travagliate settimane, tra voci di esonero dell'allenatore scelto con grande convinzione per il dopo Pioli, una squadra nella quale faticano ed emergere capipopolo o giocatori sopra la media e dichiarazioni a corredo di tutto questo quanto meno discutibili. Non c'è da stupirsi se, dopo una stagione complicata come quella passata – l'ultima della gestione Pioli – caratterizzata da una polarizzazione del tifo e la nascita di schieramenti pro e contro qualcuno e qualcosa, il disamore e lo smarrimento abbiano preso il sopravvento.
In un momento di questo genere, il derby contro l'Inter è la partita peggiore per cercare di scacciare questo tipo di sentimenti, a meno che – indipendentemente dalla posizione di Fonseca – contro ogni pronostico non si converta nella più classica delle sliding doors. Quello che rimane più in sospeso è che tra il Milan e la sua gente possa ricrearsi in tempi ragionevolmente rapidi quel feeling e quell'unione di intenti che è stato uno dei segreti dei risultati più importanti degli ultimi anni. E' una questione che va oltre il semplice risultato della domenica o del mercoledì, la prodezza del campione o lo svarione del difensore. Una formazione azzeccata o un cambio poco convincente. La maggioranza rumorosa – e pure quella silenziosa – ha parlato: per prima cosa il Milan deve riconquistare il suo popolo.
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