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Il Milan si aggrappa a Ibrahimovic ma per la Champions serve il vero Theo Hernandez
LA CARICA DI ZLATAN - Una ottima mezzora, con tanto di gol sfiorato su un imperioso stacco di testa disinnescato da Henderson, quella giocata ieri da Ibrahmovic. Il campione svedese è tornato, vuole guidare la squadra in questo momento di difficoltà per via delle tante assenze e per una serie di risultati non positivi. A fine partita ha suonato la carica dichiarando che il Milan deve combattere ancora per lo scudetto. Obiettivo certamente molto difficile considerando il distacco di nove punti dall'Inter capolista. Ma nelle frasi del numero 11 rossonero c'è un chiaro monito ai compagni e all'ambiente: nessuna paura proprio sul più bello, il Milan deve guardare avanti e non indietro per non depauperare quanto costruito nell'ultimo anno solare.
THEO IN CALO - Per difendere il secondo posto dall'assalto delle rivali non possono bastare solo la classe e la mentalità vincente di Ibrahimovic. Il Milan deve ritrovare i suoi uomini chiave: da un Hakan Calhanoglu lontano parente del trequartista decisivo ammirato nel finale della scorsa stagione a quel Theo Hernandez arrugginito delle ultime uscite. L'ex Real Madrid, deluso dall'ennesima esclusione di Deschamps per la nazionale francese, non incide più in attacco ed è molto disattento in fase difensiva. Contro il Napoli aveva concesso un'autostrada a Politano, ieri sera ha sofferto tremendamente l'intraprendenza di James. Paolo Maldini pretende da lui un salto di qualità perché ha tutte le carte in regola per diventare il migliore nel suo ruolo, questo rush finale è l'occasione giusta per dimostrare di essere sulla giusta strada.