Il Milan paga l'errore di Gazidis: il no a Ibrahimovic è costato la Champions, ora Raiola porterà via Donnarumma
Esattamente come erano ottimi compromessi quelli per cui Raiola portava al Milan Ibra e Van Bommel per vincere lo scudetto, ma si faceva “pagare” le commissioni attraverso i vari Mattioni, Salamon e Didac Vila’. Pratiche e sistemi che i migliori dirigenti sanno sfruttare a beneficio loro e delle loro squadre. La storia del calcio lo insegna. Peccato che al Milan chi li metteva in piedi veniva criticato e poi esautorato. Salvo poi scoprire che questi metodi (vedasi per esempio l’affare Pogba) sono quelli che hanno mandato la Juventus in paradiso e adesso il Milan è costretto a rincorrerli per salvare almeno la faccia. All’epoca ci servivano per vincere gli scudetti.
Ecco, appunto, Ibra va benissimo ma parliamo di tempi e di obiettivi. Qual è l’obiettivo per cui il Milan a gennaio prende Ibra? Salvare la stagione e, se tutto va bene, andare in Europa League. La rimonta Champions purtroppo sarà impossibile anche con lo svedese. E allora Elliott o se preferite l’ottimo Gazidis ci devono spiegare perché un anno fa, quando Leonardo voleva prendere Ibra per sferrare l’assalto decisivo alla Champions con il Milan di Gattuso che non era distante dal quarto posto e aveva trovato solidità difensiva e continuità di risultati, l’affare fu stoppato?
Un anno fa a gennaio il Milan stava andando bene e soprattutto le dirette concorrenti per il quarto posto, alias Roma, Lazio e Inter, stavano frenando brutalmente. La possibilità di entrare nelle prime 4 era concreta, tanto è che alla fine della stagione il Milan di Gattuso, in mezzo a mille difficoltà, si piazza a un solo punto dalla zona Champions. Non esiste controprova, ma siamo ragionevolmente orientati a ipotizzare che con un Ibra in più quel punticino si sarebbe fatto. E sarebbe stato un punticino, forse, in grado di invertire la storia di questo malandato Milan.
L’anno scorso aveva molto senso prendere Ibra. Era il tempo giusto e c’era un grande obiettivo alla portata. Ma Gazidis ha detto no. Chissà perché. Forse anche a lui non andavano a genio le commissioni di Raiolone. Poi, con un anno di ritardo e senza più un obiettivo così concreto e importante alla portata, Gazidis e Elliott cambiano idea. Ammettendo implicitamente l’errore di un anno fa. Ben venga Ibra a gennaio, ma rimane il rimpianto di non averlo preso alle stesse condizioni un anno fa.
Così come rimane il rimpianto di aver osteggiato per anni tutti gli affari con Mino Raiola, uno dei due procuratori più influenti e determinanti del calcio attuale. Una scelta strategica che il Milan ha pagato carissima. E che continua a pagare. Nata dal voler osteggiare a tutti i costi metodi e lavoro di Galliani. Il Milan cosiddetto dei “cinesi” era nato proprio con questo spirito: non quello di costruire un nuovo metodo di lavoro produttivo e vincente, ma quello di distruggere a tutti i costi la rete di Galliani. Questo era il vero e grande obiettivo della dirigenza “cinese”.
L’ultima testimonianza è arrivata dall’intervista di Montolivo, trasposizione in campo del “gallianismo” e fatto fuori a prescindere. Senza una vera motivazione tecnica. A proposito nell’intervista di Riccardo, vero cuore rossonero, ho letto uno dei passaggi più divertenti degli ultimi 10 anni. E mi è sorta una domanda che vorrei porre a Montolivo: “Ma quando Montella e Mirabelli ti hanno detto che era stato Yonghong Li a toglierti la fascia di capitano, come sei riuscito a non ridergli in faccia?”.