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    Il Milan non ha imparato la lezione: il centrocampo non esiste più e la dirigenza non rimedia ai suoi errori

    Il Milan non ha imparato la lezione: il centrocampo non esiste più e la dirigenza non rimedia ai suoi errori

    • Andrea Distaso
      Andrea Distaso
    I nodi alla fine vengono sempre al pettine. I conti, prima o poi, si pagano. E in casa Milan, chi si era illuso per una Supercoppa Italiana portata a casa in maniera esaltante - ma pur sempre estemporaneamente e con due successi in rimonta che avevano nascosto molti dei problemi ereditati dalla gestione Fonseca e che Conceiçao non poteva cancellare con un colpo di spugna – sarà rimasto deluso. Questa squadra ha limiti strutturali evidenti ai più: a voler essere particolarmente severi ma a voler estendere l'analisi del tempo, da quando le aree tecniche che si sono avvicendati nell'anno ha deciso, pezzo dopo pezzo di smontare, quello che era il suo fiore all'occhiello. Il reparto di centrocampo, fondamentale, ha iniziato a disgregarsi con la rinuncia a Calhanoglu prima, per proseguire con Kessie nella stagione dello Scudetto di Pioli e concludendo l'anno dopo con la plusvalenza Tonali. Immettendo nel frattempo calciatori sempre più offensivi, sempre più simili l'uno all'altro e perdendo di vista due pedine che in una squadra di grande livello non possono mancare mai.

    Un playmaker in grado di far girare la palla con velocità e dettare i tempi del gioco e un mediano in grado di dare equilibrio, dinamismo e protezione alla linea difensiva. Nel Milan delle ultime due stagioni queste due figure non ci sono mai state e, raccontandovi quotidianamente le cronache di calciomercato anche in questa finestra di gennaio, non sembra rappresentare una priorità del management del club di via Aldo Rossi. La “toppa” Fofana – che è un ottimo interno con caratteristiche difensive, ma nessuno dei due giocatori che abbiamo menzionato - non può essere sufficiente a risollevare da sola il rendimento di un intero blocco, a maggior ragione quando il suddetto non ha un'alternativa in grado di dargli il cambio, costringendolo a giocare 29 partite su 31 e non poter far venire meno qualità che nessun altro compagno di squadra possiede. E il discorso non cambia con Reijnders, che a differenza del francese aggiunge visione di gioco e gol pesanti, pesantissimi in tante occasioni. Per quanto si sia sacrificato tante volte in quella posizione, l'ex AZ Alkmaar non è e non sarà mai un regista.

    Alle loro spalle ci sono due “doppioni” come Loftus-Cheek e Musah, giocatori senza particolari qualità tecniche che amano portare palla e preferiscono buttarsi nello spazio davanti a sé piuttosto che correre all'indietro. A loro si somma un'altra mezzala che nel tempo si è convertita ad una posizione più arretrata come Bennacer, che però da troppo tempo litiga con una catena di gravi infortuni che ne minano ormai la capacità di essere una risorsa ad alto livello, sul piano del ritmo di gioco e dell'abilità nell'incidere pure in fase di impostazione. La disparità di rendimento emersa in occasione del pesante ko contro la Juventus è stata principalmente qui, assumendo contorni ancora più ampi in un secondo tempo in cui la squadra di Thiago Motta ha debordato. Locatelli, Thuram, Koopmeiners dall'inizio, con le carte Douglas Luiz e Fagioli spese in corsa e senza dimenticare un McKennie che, pur essendo utilizzato con sempre maggiore frequenza da esterno di difesa, lo trovi praticamente in ogni zona del campo.

    Eppure, le indicazioni delle prime due settimane di mercato invernale e i movimenti in entrata che si stanno profilando nelle ultime ore (Walker e un attaccante) continuano ad andare in una direzione decisamente contraria a quelle che sarebbero le priorità rossonere. Da qui a marzo si gioca ogni tre giorni e su tutti i fronti possibili, con una rincorsa al quarto posto che si complica di settimana in settimana, una qualificazione agli ottavi di finale di Champions League da blindare nelle prossime due partite e una Coppa Italia, che ad oggi diventa l'obiettivo più credibile da perseguire per format della competizione e numero di gare da affrontare. Ma con una squadra ridotta all'osso nei ruoli chiave e in particolare nel suo reparto nevralgico, a Conceiçao bisognerà chiedere qualcosa di molto vicino ad un miracolo. A meno che la dirigenza del Milan non voglia finalmente aprire gli occhi. Sempre che sia ancora in tempo.

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    Utente CM 266235
    Utente CM 266235

    Proprietario= sciacallo indegno. Dirigenti = ignoranti devastati. Squadra = in parte scarponi, in...

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