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    Il Milan made in Usa vola con Pulisic e Musah: uno segna, l'altro corre. Pioli e Berhalter esultano

    Il Milan made in Usa vola con Pulisic e Musah: uno segna, l'altro corre. Pioli e Berhalter esultano

    • SG
    "Come si fa a non essere romantici col baseball" si dice in "Moneyball", film del 2011, molto caro all'attuale dirigenza del Milan. Eppure lo spostamento da The Great Game a The Global Game è in atto in seno ai rossoneri. Prima la proprietà, ora le stelle in campo: il Milan non è mai stato così americano e i risultati premiano la direzione intrapresa verso le stelle e le strisce.

    RIVOLUZIONE AMERICANA - In estate infatti sono arrivati Christian Pulisic e Yunus Musah, alfieri della new wave made in Usa, e giunti a Milano da top player. I tempi delle meteore Dest e Onyewu sono ormai lontani, i due statunitensi sono al Milan per esserne protagonisti. I rossoneri hanno speso oltre 40 milioni per assicurarseli e ora esultano per quanto di buono stanno producendo in campo.

    MUSAH - L'ultimo a prendersi i riflettori di San Siro è stato 'l'italiano' Musah. Arrivato dal Valencia, per lui si è trattato di fatti di un ritorno. La storia è ormai nota: il giovane Yunus è nato a New York ma ha vissuto fino ai 10 anni a Castelfranco Veneto - dove ha giocato nel Giorgione. Dunque parla perfettamente l'italiano e il Belpaese era nel suo destino. Sbocciato sotto la guida di Gattuso in Spagna, step by step, sta prendendosi sempre più spazio tra i coprotagonisti milanisti. Con la Lazio è arrivata un'altra prestazione a tutto tondo. Musah era partito dalla panchina ma si è visto catapultare in campo dallo stop di Loftus-Cheek. L'inglese ha patito un problema alla zona del pube e degli addominali che promette di tenerlo ai box a lungo. Nessun problema però per Pioli che ha capito di potersi fidare al 100% dell'ex Valencia e gli ha già 'regalato' 6 presenze in tutte le competizioni. Rubs e Yunus sono diversi, hanno caratteristiche poco comparabili. Musah calpesta infatti zone diverse del campo e lo fa a modo suo. Se l'inglese è tutta forza e prorompenza, l'americano è invece un moto perpetuo, veloce più che potente, dotato anche tecnicamente. Se Loftus-Cheek preferisce sfondare nell'interno, il suo sostituto tende ad allargarsi per cercare quella fascia dove ha spesso giocato. Una tendenza che cambia anche il modo di giocare del Milan. Con la Lazio infatti lo spostamento volontario del newyorchese ha di fatti liberato Pulisic che, affrancato dal raddoppio costante, ha potuto accentrarsi e godere di una libertà tale che gli ha permesso di portare in vantaggio i suoi. Pioli ha apprezzato, con riserva: "Ha caratteristiche di inserimento e tanta gamba. Lo vorrei solo un po' più disciplinato, ma oggi ha messo tanta qualità nella partita".

    PULISIC - Musah è la novità, Pulisic la certezza. L'alter-ego di Leao sulla fascia destra continua a timbrare il cartellino con una regolarità mai avuta in carriera. Sono già 3 i gol in 8 presenze e la sensazione di essere dinanzi a un giocatore già fatto e finito, di quelli di un livello tale che riesce a sollevare anche lo status di chi gli gioca intorno. Quando è arrivato da esubero del Chelsea, qualcuno lo aveva bollato come colpo 'presidenziale'. Un arrivo più per vendere maglie ed essere presenti sul mercato americano che di effettiva incidenza sul campo. Sono bastati però pochi minuti in Serie A per ribadire come il talento visto al Borussia Dortmund e intravisto a Stamford Bridge sia ancora lì, offuscato solo dal caos londinese in atto da qualche periodo. Pulisic è e resta un simbolo, il volto del calcio statunitense nel mondo. Un ruolo ereditato da Landon Donovan e sublimato da Captain America. Da quando c'è lui intanto la vendita delle maglie del Milan è cresciuta di oltre il 200 percento e negli USA il 90% dei kit venduti porta il suo nome sulle spalle. Numeri che però impallidiscono davanti all'approccio di Christian col calcio italiano. Serviva qualcuno che riuscisse a concretizzare la grande mole di gioco creata da Leao e Pioli l'ha trovato nel suo numero 11.

    USA - Connazionali, amici, sponsor l'uno dell'altro. Pulisic e Musah sono anche perni della nazionale americana. Il primo vanta 62 presenze, bagnate da 26 reti e 16 assist. Un top player e anche un buon ds. È stato infatti lui a spingere il compagno ad accettare la corte rossonera. “Musah è fantastico, quando ho sentito le voci del trasferimento gli ho scritto subito, è speciale averlo qui. Il suo modo di essere, il suo sorriso quando gioca, la personalità e poi mi aiuterà con l’italiano, è molto più avanti di me”, ha detto al suo arrivo. Anche Yunus è ormai titolare fisso degli States. Il c.t. Berhalter lo ha fatto debuttare a novembre del 2020 e da lì ha inanellato 29 presenze. In più funge anche da traduttore. "A volte Pulisic ha bisogno di aiuto con la lingua per ordinare il cibo o fare una chiacchierata con l’allenatore. Ci sono io per lui, sta imparando e sono sicuro che migliorerà", ha confessato. All smiles, insomma per un duo che punta forte i prossimi Mondiali casalinghi. In più i risultati degli americani sono ottimi anche dietro alla scrivania. Con RedBird e il presidente Cardinale, il bilancio è tornato in utile, cosa che non accadeva dal 2006. La stagione 2022/23 si è chiusa con un positivo di 6 milioni di euro, un netto miglioramento rispetto al rosso di oltre 66 milioni di euro di quella passata. E a sorridere sono anche i ricavi che hanno superato quota 400 milioni di euro. La rivoluzione americana è in atto e va a gonfie vele.

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