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  • Il Milan ha evidenti limiti tecnici: Maldini coerente, Pioli lancia messaggi sbagliati

    Il Milan ha evidenti limiti tecnici: Maldini coerente, Pioli lancia messaggi sbagliati

    • Cristiano Ruiu
      Cristiano Ruiu
    La prematura eliminazione dalla Coppa Italia per mano del Torino ha ribadito un concetto che era chiaro da tempo e che l’entusiasmante cavalcata scudetto non doveva far dimenticare. Il Milan di Pioli è una squadra con evidenti limiti tecnici, ai quali per quasi tre anni è riuscita a sopperire con una coesione e determinazione fuori dal comune. La vera forza del Milan, quella che l’ha trascinato alla conquista del secondo posto due anni fa e del tricolore pochi mesi orsono, è stata l’incredibile voglia di giocare l’uno per l’altro, di correre più degli altri e di non mollare mai. In questo modo si sono esaltata e alcune individualità. Ma, in realtà, di giocatori con qualità tecniche e fisiche superiori ce sono pochi.

    I classici “campioni” o potenziali fuoriclasse. Noi ne abbiamo sempre contati due, Theo e Leao. Ed è così che appena scende leggermente l’asticella della tensione e dell’attenzione il Milan di Pioli rischia di steccare con chiunque. Cosa che peraltro è già capitata negli ultimi anni. Se poi subentra la presunzione della serie “noi siamo forti, siamo Campioni d’Italia” oppure “Beh ormai questo paese partita l’abbiamo vinta” oppure “Bastano le seconde linee e uno schieramento tattico inedito per passare il turno in Coppa Italia”, ecco allora è finita davvero. Quando una squadra è composta da campioni o giocatori di grande personalità può anche permettersi di giocare “di braccio” da fondo campo, per usare una metafora tennistica. Quando invece una squadra deve correre più dell’avversario per batterlo non può permettersi di giocare in surplace. La sensazione è che il Milan contro la Roma abbia considerato chiusa la partita con superficialità e senso di superiorità. La sensazione è che il Milan abbia snobbato l’impegno di Coppa Italia.

    Il messaggio sbagliato lo ha inviato lo stesso Pioli che contro i granata, già mortiferi in campionato, ha schierato una formazione piena zeppa di seconde linee, senza attaccanti di ruolo e con uno schema praticamente inedito. L’unico che aveva la pressione giusta, forse addirittura troppa per lui, era De Ketelaere che ha anche dato qualche segnale di vitalità. Seppur in un ruolo che palesemente è lontano dal suo. Nonostante la pochezza del primo tempo, il Milan ha rischiato poco o niente. Poi quando al 70esimo il Toro è rimasto in inferiorità numerica la strada dei quarti sembrava inevitabilmente spianata. E questa stessa convinzione l’hanno maturata i giocatori in campo, tanto più che a quel punto Pioli aveva pure gettato nella mischia tutti i titolari. La cosa incredibile è che oltre 50 minuti in superiorità numerica non solo non hanno permesso al Milan di trovare il gol della qualificazione, ma hanno addirittura aperto la strada al contropiede granata. Non si può nemmeno dire che non ci fossero state le avvisaglie della beffa. Beffa che si è puntualmente concretizzata con la più classica delle infilate. Tutto il Milan nell’area di Milinkovic-Savic, palla sciaguratamente persa da Messias e ribaltone fulmineo concluso dal giovane Adopo, dal nome vagamente sarcastico che spalanca la porta ai peggiori meme sui social. Al di là dell’eliminazione dalla Coppa Italia che per certi versi, considerando il caledario super intasato, può pure fare comodo quello che preoccupa è la tendenza dei rossoneri dopo la sosta. 3 amichevoli disastrose durante la preparazione, la vittoria di Salerno con brivido finale, i due rimontati in casa dalla Roma e la sconfitta contro il Toro in dieci. Il tutto con una formazione non certo rimaneggiata. Anzi con quasi tutti i titolari e le riserve a disposizione. Intanto, già prima della partita, Paolo Maldini ha confermato quella che da due mesi era la nostra sensazione, cioè che la società a gennaio non sarebbe minimamente intervenuta sul mercato. Maldini è coerente con quanto fatto l’anno passato, cioè con il concetto di dar fiducia alle risorse già presenti a Milanello invece che inserire nuove pedine a stagione in corso. Con questo spirito lui e Pioli hanno costruito la mentalità “da squadra” del nuovo Milan. Proprio quella che va ritrovata. In fretta.

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