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  • Milan: il problema bomber è ancora da risolvere

    Milan: il problema bomber è ancora da risolvere

    • Gabriele Stragapede
    Capitolo bomber in casa Milan. Il calciomercato vissuto in quel di Via Aldo Rossi ha regalato ben otto acquisti che hanno rivoluzionato la rosa in dote a Stefano Pioli. Con la cessione di Sandro Tonali al Newcastle e con il budget messo a disposizione dalla proprietà e da Gerry Cardinale, la triade composta da Furlani/Moncada/D’Ottavio ha perfezionato un via vai di colpi importanti, quanto necessari, per rinforzare la squadra rossonera, permettere al tecnico emiliano di avere un roster di tutto rispetto e, soprattutto, una serie di elementi utilizzabili anche in corso d’opera. In sostanza, non solo nuovi titolari ma il mercato estivo ha regalato una maggiore profondità alla panchina rossonera. Una coperta che, come dimostrato l’anno scorso, finiva per essere un po’ corta al primo infortunio, problema fisico o squalifica. Nel reparto offensivo, specialmente, sono arrivati i rinforzi maggiori: Pulisic, Chukwueze, Romero, Okafor. Un probabile titolare e tre alternative di lusso. La ciliegina sulla torta la regalerebbe l’arrivo di un numero 9 come vice Giroud. Gli indizi attuali portano verso Broja (con Ekitike sullo sfondo) ma, ciò che ci interessa scoprire, sono le motivazioni per le quali il Milan necessita un nuovo centravanti.

    GIROUD – Motivo numero uno: Olivier Giroud. Fermi tutti: nessuno discute l’assoluto livello tecnico-tattico del francese né l’affidabilità dimostrata in questi due anni da attaccante titolare del Milan. Anzi. È indubbio che il trasferimento del francese sia stato determinante per tornare sulla vetta del calcio italiano – con la vittoria dello Scudetto – e che abbia aiutato, finalmente, a spezzare la maledizione della maglia numero 9 che, dai tempi di Pippo Inzaghi, non era stata più in grado di avere un proprietario capace di essere il punto di riferimento dell’attacco del Milan (anche se a Milano sono passati centravanti del calibro di Pato, Fernando Torres, Luiz Adriano e Higuain). Però è chiaro che l’ex Arsenal e Chelsea si avvii verso l’ultima fase della sua carriera: il rinnovo di contratto è stato un atto dovuto – nonché meritato -. Il prossimo 30 settembre, la carta d’identità reciterà quota 37 anni ed è almeno comprensibile pensare che possa essere il suo ultimo anno al Milan. Inoltre, aggiungiamoci un fattore importante: l’ultima stagione appena vissuta l’ha visto essere indispensabile sì ma sovraesposto all’utilizzo. Tra Nazionale e club, si sfiorano le 60 presenze stagionali (59, per la precisione). Difficile immaginare che possa rendere ad altissimo livello continuando con questo marcato uso. Serve riposo, serve qualche panchina in più per poter sganciare le cartucce nei momenti opportuni. Serve un’alternativa lì davanti.

    COLOMBO – Motivo numero due: Lorenzo Colombo. Anche qui, alt. Partiamo da un presupposto. Il giovane attaccante rossonero ha già dimostrato un certo feeling con il gol e anche un’ottima propensione al sacrificio, alla battaglia, al saper sorreggere un attacco solo sulle sue spalle. Seppur il rullino in campionato si sia fermato a sole 6 reti lo scorso anno, va visionata la sua crescita nell’insieme, nel suo modo di giocare, nello stile adottato in campo. Lecce è stato un banco di prova importante per la sua maturazione ma, per vedere se i semi di questa pianta genereranno gustosi frutti, è necessario che l’ex Spal viva una nuova esperienza lontano da Milano e dalle pressioni che una maglia come quella rossonera comporti. 21 anni e classe 2002, la carta d’identità è tutta dalla sua parte, ci sarà tempo e luogo per capire se il futuro dell'attacco rossonero sarà sulle spalle di Lorenzo Colombo. Ora è il momento di valorizzare la sua crescita, prestandolo secco a una società che gli conceda spazio, minuti e fiducia. Una titolarità in piazze come Genova o Cagliari sarebbe l’ambiente ideale per il suo percorso, prima di tornare nuovamente a Milanello e dimostrare al mondo il suo valore. Serve che il ragazzo giochi. Quindi, serve un’alternativa nel reparto offensivo del Milan.

    OKAFOR – Motivo numero tre: Noah Okafor. Ma non era stato acquistato proprio per essere il vice Giroud? Né sì né no. Come sempre, la verità sta nel mezzo. Anche qui ci vuole una piccola premessa. Lo svizzero, arrivato dal Salisburgo, ha vissuto la sua prima vera stagione da punta centrale solo durante l’ultima annata: 34 presenze e 14 reti, un bottino di tutto rispetto, considerando il fatto che si tratti di un classe 2000. Ma se andiamo a ricapitolare tutta la sua carriera sino a ora, notiamo un sostanziale equilibrio nel suo posizionamento in campo: 64 partite da centravanti, altrettante da ala sinistra e 38 match disputati partendo dalla fascia destra. E se non ci fossero i dati a fornirci un quadro della sua situazione, ci sarebbero comunque le scelte di Pioli sin dal suo arrivo. Nel corso di questo precampionato, il tecnico emiliano ha schierato il giocatore elvetico soprattutto come vice Leao, facendolo partire dalla fascia sinistra. Esempio perfetto rimane il Trofeo Silvio Berlusconi dove, contro il Monza, la sostituzione è avvenuta ruolo su ruolo con il numero 10 di Via Aldo Rossi. Okafor dunque, allenamento dopo allenamento, lo si sta monitorando in quella zona del campo e, in caso di necessità, come punta alternativa a Giroud. Il rendimento da esterno sembra essere di qualità superiore partendo da sinistra ma è ovvio che sarà il campo a parlare e a rispondere a tutti i nostri quesiti. Rimane la certezza dei pensieri di Pioli e del fatto che il Milan necessiti di un’altra opzione lì davanti.

    ORIGI – Motivo numero quattro, last but not least: Divock Origi. Qui, invece, il discorso è abbastanza semplice. L’attaccante ex Liverpool non figura più nei piani della dirigenza e dello staff tecnico rossonero. Arrivato a parametro zero la scorsa estate, proprio per essere quella tanto ricercata alternativa a Giroud, ha fallito il compito su tutta la linea. 36 presenze complessive stagionali, 2 gol e un solo assist. Le reti, tra l’altro, sono arrivate in situazioni che non avrebbero inficiato il risultato dei meneghini (vittoria 4-1 contro il Monza e sconfitta per 5-2 contro il Sassuolo). Che l’acquisto di Origi sia stata una soluzione sbagliata sotto ogni punto di vista, è innanzi agli occhi di tutti. Non servono dati o statistiche, le prestazioni del belga non state sufficienti, non sono state all’altezza di un club come il Milan né delle aspettative di dirigenza, staff, allenatore e tifosi. Tanto insufficienti che l’ex Reds è finito tra i giocatori in esubero per la società ma, al momento, continua a rifiutare la destinazione saudita (unica pista percorribile attualmente), sognando un ritorno di Premier League. La probabilità che finisca fuori lista è alta anche perché né Pioli né la nuova squadra mercato fanno più affidamento su di lui, a un solo anno dal suo arrivo a Milano. Ecco perché il Milan, alla fine dei giochi, ha bisogno di un nuovo numero 9, di un bomber, di un vice Giroud.

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