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    Il Milan, Gasperini e la guerra in Ucraina: Miranchuk non deve più sentirsi fuori posto

    Il Milan, Gasperini e la guerra in Ucraina: Miranchuk non deve più sentirsi fuori posto

    • Federico Zanon
    In silenzio, con gli occhi sofferenti. Sono giorni difficili per Aleksey Miranchuk e il calcio, per una volta, non c'entra nulla. Nella testa del russo non ci sono gli infortuni, la panchina o la maglia da titolare nell'Atalanta di Gasperini, il pensiero è solo a quello che sta succedendo in Ucraina. Scioccato da quello che vede, legge, ascolta, anche attraverso i racconti dell'amico di Malinovskyi, non trova parole per giustificare quello che la Russia, il suo paese, sta facendo. Un'invasione militare, nel 2022, che sta portando morte e distruzione, che mette in bilico gli equilibri del mondo. Una guerra lo fa vergognare. Da russo, si sente fuori posto, quasi colpevole. 

    OK, IL POSTO E' GIUSTO - L'Atalanta, il club, i tifosi e i compagni, gli sono vicini.  Non gli hanno mai fatto mancare un supporto, pubblicamente e, soprattutto, privatamente, L'abbraccio dopo il gol alla Sampdoria è un messaggio e forte e chiaro. "Non chiedere scusa, non c'è motivo, noi ci siamo". Il suo posto è Bergamo, l'Atalanta è la sua famiglia. Quell'Atalanta che ha rischiato di lasciare in estate, quando c'era il forte interesse del Milan, e a gennaio, in prestito, con Genoa (prima dell'esonero Shevchenko ha spinto tanto per averlo) e Verona interessate. Quell'Atalanta del quale è diventato una risorsa, grazie al lavoro di Gasperini. Quell'Atalanta da portare in Champions League, magari ritrovando il sorriso. 

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