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    Il Milan domina, la Juve vince: nulla è impossibile per i bianconeri di Allegri

    Il Milan domina, la Juve vince: nulla è impossibile per i bianconeri di Allegri

    • Giancarlo Padovan
    Possibile che il peggiore in campo (Sami Khedira) decida Juventus-Milan e orienti lo scudetto in direzione Torino? Possibile che Massimiliano Allegri s’aggrovigli su se stesso riproponendo il deposto 3-5-2 (solo tre volte dall’inizio in questa stagione) e poi risolva una sfida che gli sta sfuggendo di mano, rinnegando il modulo e passando prima al 4-3-3 (dentro Douglas Costa) e poi al 4-2-3-1? Possibile che Cuadrado, lungodegente per la pubalgia e l’operazione conseguente, segni il 2-1 giocando mezz’ora senza praticamente essersi mai allenato?

    Tutto è possibile di fronte a questa Juve. Anche che il MIlan giochi meglio e, nella ripresa, domini addirittura colpendo una clamorosa traversa (Calhanoglu) senza raccogliere nulla di quel che meritava. A Gattuso un pareggio sarebbe andato stretto. Figurarsi perdere e con due gol di scarto. Ma così va il calcio, almeno quello italiano. Senza importarsi del come, la Juve allunga su un Napoli vicino ormai a gettare la spugna. Il pareggio con il Sassuolo certifica che le difficoltà palesate con Roma (sconfitta), Inter (pareggio) e Genoa (vittoria) non erano né occasionali, né transitorie.

    E mentre Sarri si sta asserragliando nel suo labirinto, la Juve trova sempre il pertugio per uscirne, la giocata per emergere, la soluzione per galleggiare. Emblematiche, a distanza di quasi tre ore e a oltre trecento di chilometri, le due traverse: quella colpita da Milik in rovesciata (sarebbe valsa tre punti al Napoli) e quella incocciata da Calhanoglu con un tiro da lontano (sarebbe costata tre punti alla Juve). Dal possibile più 1, il Napoli si è ritrovato a meno 4, cioè come prima di Ferrara. Resto sempre convinto che Sarri ce la possa ancora fare, ma ci vuole una sterzata netta, un cambio di rotta deciso perché della squadra non si impadronisca la rassegnazione. Quattro punti, con lo scontro diretto da giocare, non sono un’enormità anche in rapporto al calendario della Juve, assai più duro di quello degli azzurri.

    Se la Juve ha perso due punti a Ferrara e, come minimo, ne avrebbe potuti perdere altrettanti con il Milan, significa che le trasferte di Milano (Inter) e Roma (la Roma) saranno decisive più di ogni altro scontro. La condizione, però, è che il Napoli non vada fuori giri proprio sul più bello: avere sacrificato l’intera stagione (le due Coppe europee e quella nazionale) per provare a vincere il titolo ha un senso solo se ci si prova fino alla fine. Da questo punto di vista, la partita con il Sassuolo è stata scoraggiante. Non si vince solo con la qualità del gioco, ma anche con la rabbia, l’aggressività, la determinazione, tutte qualità che la Juve possiede in abbondanza.

    Vince infatti non solo quando lo merita. Ma anche quando il proprio allenatore complica le cose semplici. Che bisogno c’era di scomodare una versione iperdifensiva (Barzagli, Benatia, Chiellini con Lichtsteiner a destra e Asamoah a sinistra) quando, giocando a quattro, non si è preso gol dall’inizio dell’anno solare? Evidentemente Allegri pensava ad una gara di controllo (o, peggio, di contenimento) con l’obiettivo che uno dei due davanti (Higuain e Dybala) gli trovasse la soluzione offensiva. In effetti, nei primi otto minuti, Higuain aveva già tirato una volta (respinta di Donnarumma) e Dybala fatto gol alla prima conclusione.
     
    Paulo è stato bravissimo ad agire tra le linee (dove ha ricevuto il passaggio di Pjanic), a controllare e a mirare l’angolo alla sinistra di Donnarumma. Meno bravi, anzi colpevoli, Biglia e Bonaventura che gli hanno concesso quello spazio e il portiere, tradito, forse, da un rimbalzo. Da quel momento in avanti, però, ha cominciato a giocare il Milan in forza di una rimarchevole precisione nei passaggi, di un ritmo alto e di un movimento continuo. André Silva ha sbagliato il gol del pareggio al 16’ (cross di Calhanoglu), Benatia ha atterrato il portoghese in mezzo all’area senza che la Var intervenisse (anzi, Mazzoleni ha fischiato fallo contro), poi Bonucci (28’) ha fatto giustizia con un colpo di testa da calcio d’angolo (ancora Calhanoglu), ristabilendo una più corretta parità. Va detto che in occasione del gol di Bonucci, iperfischiato dai suoi ex tifosi, hanno sbagliato almeno in tre: Lichtsteiner che ha concesso l’angolo, Chiellini e Barzagli che, a uomo, hanno perso la marcatura dell’ex compagno.

    Il Milan ha condotto l’iniziativa fino alla mezz’ora della ripresa (tre occasioni, compresa la traversa), quando, forse, gli sono venute meno le forze. La Juve ha giocato gli ultimi undici minuti risvegliando Khedira dal suo irritante torpore. Il tedesco, quasi dal nulla, ha inventato l’assist per Cuadrado (gol di testa al 34’) e arrotondato direttamente a 3 su assist da combinazione Douglas Costa-Dybala. Due che stanno bene e al Real Madrid possono fare male.   
     

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