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Il Milan a Lecce si scuce lo scudetto dal petto. Senza mercato e senza Kessie, Pioli non ha colpe
Non può essere un caso se dopo aver subito la rimonta contro la Roma domenica scorsa, il Milan sbanda di nuovo paurosamente incassando due gol in meno di mezz’ora e rischiando di subirne un terzo che avrebbe vanificato la reazione della ripresa. Il primo problema dei rossoneri, infatti, va ricercato nel diverso rendimento della difesa da un anno all’altro, a prescindere dall’infortunio di Maignan, perché è tutto il reparto che annaspa davanti a Tatarusanu, a cominciare da Kalulu che sbaglia in entrambi i gol subiti. Colpe individuali, certamente, che coinvolgono anche il sempre più svagato Hernandez, da ricercare in due cause. La prima, che è un po’ il simbolo dell’involuzione del Milan, è legata al fatto che Kalulu ha avuto la stagione scorso un rendimento eccezionale e come tale irripetibile, nel senso che è stato sopravvalutato e non a caso il suo impiego al centro era stato dovuto all’emergenza. La seconda causa, ancora più importante, eppure fin qui molto sottovalutata, è l’assenza di un incontrista come Kessie. E così l’ivoriano, o un altro centrocampista con le sue caratteristiche, la difesa del Milan che un anno fa era stata la migliore del campionato ora incassa gol con troppa facilità. E non basta ricordare che a Lecce mancava Tonali per squalifica, perché a prescindere dal rendimento del suo sostituto Pobega, tutta la squadra ha fatto scena muta per un tempo, battuta subito dall’autorete di Hernnandez nel tentativo di precedere Blin e poi da un colpo di testa di Baschirotto, saltato tra Kalulu e Calabria.
Senza spinta sulle fasce, malgrado le velleitarie ripartenze di Leao, e senza fantasia al centro dove Diaz ha confermato di non avere continuità, Pioli dopo l’intervallo ha sostituito i due deludenti esterni Hernandez e Saelemaekers, inserendo i più vivaci Dest e Messias. Più di queste opportune mosse è servito un diverso atteggiamento della squadra e in particolare sono state preziose le sponde di Giroud. Il francese non ha segnato ma ha propiziato prima il gol di Leao, bravo a sfruttare una respinta del portiere su un suo tiro, e poi il pareggio di Calabria, pronto a deviare di testa un altro colpo di testa del centravanti. Molto, ma non abbastanza per battere il Lecce che non avrebbe meritato di perdere.
Con l’inutile inserimento nel finale di Origi e quello più incoraggiante in prospettiva di Kjaer, per cementare una difesa ballerina. Anche se a questo punto sembrano soltanto dettagli. Perché il Napoli appare di un altro pianeta e tra il suo 5-1 alla Juventus e questo 2-2 del Milan contro il neopromosso Lecce, nove punti di differenza ci stanno tutti.