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Il Milan 1996/97 e la peggior stagione rossonera degli ultimi 42 anni: riuscirà Conceicao a evitare questo epilogo?
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Il rischio di lasciarsi andare, sfumato l’obiettivo Champions, e di sprofondare ancora in classifica, è molto alto, con una paura concreta: quella di eguagliare o far registrare la peggior stagione del Milan degli ultimi 42 anni, ovvero dal ritorno in Serie A nel 1983. Ma a quale squadra appartiene al momento l’infelice primato? Almanacchi alla mano, non c’è un Milan che abbia fatto peggio di quello della stagione 1996/97. La squadra di Tabarez prima e di Sacchi poi, fuori dalla Champions nella fase a gironi, sconfitta in estate nella Supercoppa italiana dalla Fiorentina, eliminata ai quarti di Coppa Italia già a novembre, chiuderà il campionato addirittura all’11° posto finale, non qualificandosi per le Coppe.
ESTATE 1996 : CON TABAREZ ARRIVANO REIZIGER, DAVIDS E DUGARRY - Dopo 5 stagioni consecutive sulla panchina rossonera, che hanno portato la squadra a vincere ben 4 Scudetti e una Champions League, arrivando in finale per tre stagioni consecutive, 4 Supercoppe italiane e una Supercoppa europea, Fabio Capello si trasferisce in Spagna per allenare il Real Madrid. Per la sua eredità la società sceglie il “Maestro” uruguayano Oscar Washington Tabarez, che nel 1994/95 in Italia alla guida del Cagliari aveva sfiorato la qualificazione in Coppa UEFA.
Persona colta e tecnico competente di calcio, Tabarez entra in punta di piedi nel mondo rossonero. Il giorno della presentazione dichiara: “Ai miei calciatori ho ricordato la mission del Milan, e dobbiamo pensare nei mesi a raggiungere questi obiettivi, che per me sono due: la mentalità e gli allenamenti”.
Dopo qualche settimana l’allenatore rossonero dirà: “Sto aprendo occhi e orecchie, ma cerco di chiudere la bocca. Capello ha fatto meraviglie - dichiara in una delle sue prime interviste da allenatore rossonero -, non voglio stravolgere nulla. In fondo non è un peccato imitare le cose buone del passato. Ora tocca a me e so già che vincere qui è più importante di tutto quello che ho fatto in passato”.
Ma il nuovo allenatore, scelto dal Direttore generale Ariedo Braida e dal vice-presidente e amministratore delegato Adriano Galliani, non entra in sintonia con il presidente Silvio Berlusconi, che in primis non si presenta al ritiro della squadra, e, intervistato sull’arrivo del tecnico uruguayano ironizza: “Tabarez chi? Un cantante di Sanremo?”. A Tabarez il patron fa recapitare una lunga lettera in cui spiega che il Milan è un grande club con la mission di vincere divertendosi. I segnali di una convivenza difficile, insomma, ci sono fin dalle prime battute, ma inizialmente non ci si bada più di tanto e si pensa a rinforzare la rosa sul calciomercato, nell’anno in cui la sentenza Bosman spalanca le porte della Serie A senza limiti fra campo e panchina agli stranieri comunitari, con un massimo di 3 extracomunitari consentiti.
Il Milan si assicura a parametro zero dall’Ajax il promettente centrocampista Edgard Davids, che arriva in rossonero assieme al terzino di spinta Michael Reiziger. Il grande colpo, o presunto tale, visto come andranno le cose, ha il nome e le fattezze di Christophe Dugarry. Il francese dalla folta chioma è prelevato dal Bordeaux a titolo definitivo per 6 miliardi di vecchie Lire e preferito a Zinedine Zidane, con il quale aveva propiziato l’anno prima l’eliminazione del Milan dalla Coppa UEFA.
“Braida aveva notato pure Zidane - racconterà anni dopo Galliani - ma sarebbe stato chiuso da Baggio e Savicevic, e a noi serviva altro...”. Com’è stato possibile? Spiegherà Lilian Thuram: “Quando era giovane, Dugarry era bravo tecnicamente quanto Lilian Thuram. Avevano lo stesso potenziale, lo stesso talento. La differenza l’ha fatta poi il lavoro. Zidane ha lavorato più pazientemente”. Dalla Sampdoria arriva il promettente portiere Angelo Pagotto. Poi, preso atto dei problemi fisici di due colonne come Baresi e Tassotti, alla loro ultima stagione, il 3 settembre viene ingaggiato anche un altro difensore d’esperienza, il trentaseienne Pietro Vierchowod.
In uscita solo poche operazioni. Sono ceduti infatti Mario Ielpo al Genoa, Filippo Galli e Gianluca Sordo alla Reggiana, Patrick Vieira all’Arsenal, Paolo Di Canio al Celtic e Gianluigi Lentini all’Atalatanta. La rosa a disposizione di Tabarez è valida: ne fanno parte fra gli altri Franco Baresi, Savicevic, Roberto Baggio, Tassotti, Sebastiano Rossi, Boban, Weah, Paolo Maldini, Albertini, Simone, Costacurta e Desailly, ma probabilmente si sottovalutano le difficoltà di un reparto arretrato ormai in là con gli anni e privo di grandi alternative ai due grandi campioni ormai al passo finale. A gennaio arriverà anche l’esterno svedese Jesper Blomqvist dall’IFK Göteborg, anche lui destinato a non lasciare il segno.
I 6 MESI SFORTUNATI DI TABAREZ CON IL MILAN - Già in estate emergono le prime perplessità sulle scelte societarie. I tifosi sono infatti critici. La squadra di Tabarez, rispetto al solito, gioca poche amichevoli, appena tre, anche perché diversi calciatori tornano in ritardo dagli Europei, ma le vince tutte: Baggio firma la vittoria di misura per 0-1 sul Monza il 27 luglio, poi arrivano un netto 0-3 sul Como al Sinigaglia (reti di Eranio, Baggio e Lentini, non ancora ceduto) e, soprattutto, un illusorio 3-0 sull’Ajax il 14 agosto 1996, in occasione dell’inaugurazione dell’Amsterdam Arena, la nuova casa della squadra olandese.
Al di là dei meri numeri, la squadra, disposta con il 4-4-2, fa fatica ad assimilare i nuovi schemi del “Maestro”, che a sua volta fa molta ha difficoltà a tenere compatta una rosa molto ampia. Il primo impegno ufficiale riporta così tutti sulla terra, e fa capire che il calcio d’estate è sempre poco attendibile. Il 25 agosto a San Siro si gioca la Supercoppa italiana 1996. Il Milan campione d’Italia in carica affronta la Fiorentina di Claudio Ranieri, vincitrice della Coppa Italia nella stagione precedente. Il Milan “affonda” sotto i colpi dello scatenato Batistuta, che firma una strepitosa doppietta, vanificando il provvisorio pareggio di Savicevic. I rossoneri perdono il primo trofeo della stagione e preoccupa l’infortunio al tendine d’Achille di capitan Baresi, che lo costringerà a saltare diverse gare.
Due settimane dopo parte il campionato di Serie A. L’8 settembre il Milan affronta in casa il neopromosso Verona di Cagni e Tabarez è premiato dalla scelta di affidarsi alla vecchia guardia. Nonostante siano gli scaligeri a passare in vantaggio al 25’ con De Vitis, nella ripresa arriva una grande rimonta. Simone firma una doppietta, Baggio mette la sua firma ma a rubare la scena è lo straordinario gol coast to coast di George Weah, che parte dai limiti della propria area e arriva, dopo aver saltato un gran numero di avversari, a battere Gregori dall’altra parte. Finisce 4-1 per il Milan e la perla del liberiano e le firme d’autore illudono nuovamente un po’ l’ambiente.
Già alla seconda giornata arriva la prima mazzata nel torneo. Weah dimostra di essere in forma e va ancora a segno, ma trascinata dalle prove di Veron e Mancini, entrambi a segno, è la Sampdoria a conquistare i 3 punti. In mezzo il primo k.o. europeo nel girone di Champions, con il Porto capace di imporsi al Meazza per 2-3. La squadra di Tabarez si porta sul 2-1 grazie ai soliti Simone e Weah ma dopo il provvisorio 1-1 di Artur, i lusitani si prendono i 3 punti con una doppietta del brasiliano Jardel.
Gli scricchiolii iniziano ad essere consistenti, eppure il 22 settembre il Milan si riscatta in campionato superando 1-2 fuoricasa il Bologna ancora con Simone e Weah. La sensazione è che al punto di vista offensivo la squadra dia garanzie, ma non altrettanto a livello difensivo. Il 25 settembre i rossoneri travolgono 1-4 il Rosenborg in Champions League (tripletta di Simone e gol di Weah), rimettendosi in carreggiata anche nel torneo continentale. E in campionato arriva un’ulteriore vittoria per 3-0 a San Siro sul Perugia (doppietta di Weah e gol di Baggio). Anche la classifica sembra sorridere: Milan 2° a 9 punti, appena uno in meno della capolista Juventus.
Berlusconi, stuzzicato sul tema, assicura: “Il Milan non cambierà allenatore e andrà avanti con Tabarez, cambiare tecnico in corsa non rispecchia lo stile societario. Per una questione di serietà ed anche di puntiglio il Milan finirà la stagione con Tabarez”. Ma il mese di ottobre è molto negativo. Al di là di un facile passaggio ai quarti di Coppa Italia grazie ad una vittoria per 2-0 in casa sulla Reggiana con doppietta di Baggio, dopo aver precedentemente eliminato l’Empoli ai sedicesimi, la situazione in Champions e in campionato si mette male. In Europa il Diavolo viene rimontato 2-1 in Svezia dall’IFK Goteborg, riscattato in parte dal 4-2 ottenuto a fine mese a San Siro (in gol Boban, Albertini su rigore, Locatelli e Baggio), in Serie A rimedia 2 sconfitte pesanti con Roma (3-0 all’Olimpico) e Fiorentina (0-1 al Meazza con rete di Robbiati), inframezzati dal successo casalingo per 3-1 sul Napoli (doppietta di Weah e rete di Baggio).
Novembre è poi il mese decisivo che porrà fine all’avventura di Tabarez sulla panchina del Milan. La squadra ha un’involuzione nel gioco e rimedia tre pareggi consecutivi in Serie A con Atalanta (1-1 con rigore di Albertini), Juventus (0-0) e Inter nel derby della Madonnina (1-1, gol iniziale di Baggio) e scivola al 6° posto in classifica con 15 punti, 5 in meno del Vicenza capolista di Guidolin, a pari merito con Perugia, Roma e Sampdoria.
Un pareggio arriva anche il Champions allo Stadio Das Antas contro il Porto il 20 novembre (1-1, rete di Davids), risultato che, con i lusitani certi del 1° posto, costringe i rossoneri a giocarsi il passaggio del turno nell’ultimo impegno casalingo del girone contro il Rosenborg mercoledì 4 dicembre. Ma la goccia che fa traboccare il vaso è forse l’umiliante eliminazione rimediata ai quarti di Coppa Italia proprio contro la rivelazione Vicenza, che con un doppio pareggio (1-1 a Milano, 0- 0 al Menti) ottiene la qualificazione alle semifinali.
Berlusconi non è affatto soddisfatto, e quando il 1° dicembre 1996 il Milan di Tabarez, quattro giorni dopo l’uscita dalla Coppa Italia, cade in campionato a Piacenza per 3-2 (decisiva una spettacolare rovesciata di Pasquale Luiso dopo la provvisoria rimonta dell’oggetto misterioso Dugarry), con la squadra che precipita al 9° posto, il dado è tratto. Tabarez sente di non avere più la fiducia dell’ambiente nei suoi confronti e la sera stessa rassegna le sue dimissioni. “Avevo fatto una scommessa e l’ho persa: le responsabilità sono tutte mie”, dichiara l’allenatore uruguayano prima di salutare tutti e lasciare Milanello.
IL RITORNO DI SACCHI: FUORI DALLA CHAMPIONS E 11° POSTO IN SERIE A - A tre giorni dalla sfida decisiva in Champions contro il Rosenborg va trovato subito un sostituto, e Berlusconi non perde tempo e chiama Arrigo Sacchi, in quel momento Ct. della Nazionale italiana, legato alla Figc da un contratto fino al 31 dicembre 1998 e reduce dai deludenti Europei in Inghilterra e da un k.o. in amichevole contro la Bosnia, al capezzale della sua ex squadra.
Alla gara col Piacenza e alle dimissioni di Tabarez seguono ore di trattative febbrili fra i due. Finché alle 23.43 Sacchi, come riferiscono più fonti, telefona a Raffaele Pagnozzi, commissario straordinario della Figc e gli dà questa comunicazione: “Mi dimetto dalla Nazionale. Non potevo dire no a Berlusconi”. A mezzanotte e 14 un lancio dell’agenzia “Ansa” riporta un laconico comunicato con cui Pagnozzi annuncia l’addio del profeta di Fusignano alla Nazionale azzurra. Berlusconi, così come aveva portato Sacchi in Nazionale, ora se lo riprendeva. L’annuncio ufficiale del ritorno di Sacchi arriva la mattina seguente. Il profeta di Fusignano si presenta alla stampa inizia gli allenamenti a porte chiuse.
“Questa è stata una scelta di cuore. Sono un professionista che sa cos’è la riconoscenza e dovevo tanto professionalmente a Berlusconi e Galliani. Quando mi hanno cercato non potevo dire di no. Avevo voglia di ritrovar il campo, è stata una scelta sentimentale e professionale al tempo stesso. Ho sempre detto che non avrei mai accettato un incarico a stagione in corso, l’ho fatto per il Milan, non credo che l’avrei fatto da un’altra parte. Come lo ritrovo? Penso che sia una grande squadra, Tabarez ha avuto solo sfortuna. In questi giorni cercherò di capire perché la squadra non riesce ad esprimersi per quello che è il suo valore. C’è il materiale umano per riprenderci”.
Quindi su Baggio: “Sono felice di ritrovare Roberto, lo saluterò con grande piacere. Non l’ho portato agli Europei perché non era in condizione, ma fra noi non ci sono problemi”. Ma le cose vanno molto male per i colori rossoneri. Il 4 dicembre i rossoneri hanno 2 risultati su 3 a disposizione. Incredibilmente però il Rosenborg espugna San Siro, e con le reti di Brattbakk ed Heggem supera 1-2 i rossoneri (rete di Dugarry) orfani dello squalificato Weah e si qualifica alla fase successiva, eliminando il Diavolo. Si scatena la dura contestazione dei tifosi, che si scagliano ferocemente contro il portiere Sebastiano Rossi e prendono a sassate il pullman della squadra, che lascerà lo stadio solo a tarda notte.
L’uscita dall’Europa è la premessa per una seconda parte di stagione ancora peggiore della prima. In campionato, in verità, il cambio in panchina dà un lieve contraccolpo, con 2 vittorie di fila su Udinese e Reggiana, ma quando si affrontano le big i nodi vengono al pettine. Il 22 dicembre il Milan di Sacchi “cade” in casa 0-1 con il Parma (rete di Stanic) e dopo la sosta natalizia il 3-0 con annessa lezione calcistica della Lazio di Zeman il 5 gennaio (reti di Signori, Casiraghi e Grandoni) apre ufficialmente la crisi rossonera.
La prima “vittima” del ritorno di Sacchi è Christian Panucci, che entra in conflitto con il nuovo allenatore e viene ceduto frettolosamente a gennaio al Real Madrid. Dugarry firma la vittoria sul Vicenza (1-0) e il pareggio di Cagliari (1-1) e il girone di andata si chiude con un deludente 7° posto con 25 punti, 8 di ritardo dalla Juventus capolista. Ma il peggio deve ancora venire. Il Milan di Sacchi è sconfitto 3-1 nella “fatal” Verona, poi 2-3 in casa dalla Sampdoria. Seguono un successo in casa interlocutorio sul Bologna e un nuovo k.o. al Curi per opera del Perugia (1-0).
La squadra di Sacchi a fine febbraio precipita in classifica al 10° posto, allontanandosi ulteriormente dalla zona europea. A marzo arrivano due pareggi con Roma (1-1 in casa) e Napoli (0-0 al San Paolo). Il Milan torna al successo sabato 15 nell’anticipo della 24ª giornata battendo 2-0 la Fiorentina a San Siro (Desailly e rigore di Albertini). Weah ed Eranio timbrano il colpo esterno di Bergamo con l’Atalanta nel turno successivo e i rossoneri riguadagnano la 7ª posizione in classifica.
Il colpo del k.o. sulla stagione negativa del Diavolo ha una data precisa, il 6 aprile 1997. Si gioca Milan-Juventus, e una squadra rossonera in grande emergenza a centrocampo e in attacco viene travolta 6-1 dai bianconeri, con Zidane e Vieri in grande spolvero. Un risultato storico per le sue proporzioni, che spegne di fatto ogni velleità di rimonta della squadra di Sacchi.
Nella giornata successiva, infatti, il Milan perde 3-1 il derby di ritorno. Seguono due pareggi non esaltanti con Piacenza (0-0) e Udinese (1-1), un successo casalingo per 3-1 sulla Reggiana ultima in classifica e un nuovo pareggio al Tardini con il Parma (1-1, gol su rigore di Albertini). Si arriva al rush finale e ancora una volta i risultati danno torto alla squadra di Sacchi.
I rossoneri pareggiano 2-2 in casa con la Lazio (doppietta di Weah) e poi vanno alla deriva, chiudendo l’annata con due sconfitte di fila con il Vicenza al Menti (2-0) e il Cagliari a San Siro (0-1). Il magro bottino finale di 43 punti, con 11 vittorie, 10 pareggi e 13 sconfitte vede il Milan chiudere il campionato all’11° posto, chiaramente fuori dalle Coppe, con quello che resta ancora oggi il peggior risultato in campionato degli ultimi 42 anni per la squadra rossonera.
A fine anno Sacchi lascerà nuovamente il Milan, salutando per sempre i colori rossoneri. “Pensavano di curare un malato grave con l’aspirina - ha dichiarato recentemente il tecnico di Fusignano a La Gazzetta dello Sport -. Mancava il gruppo, lo spirito di squadra e perciò mancava tutto. Sbagliai anche io. Anche io avrei dovuto fare come a Parma, nel 2001: ritrovare gli uomini prima dei calciatori”.
Complice un feeling mai nato fra nuovo tecnico e calciatori, e le divisioni interne alla rosa, la stagione 1996/97 del Milan resterà nella storia come la peggiore sotto la gestione di Silvio Berlusconi. Riusciranno Conceição e i suoi giocatori ad evitare, 28 anni dopo, un epilogo così negativo?
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