Il Messi show, spettacolo senza fine
Che vita sarebbe senza Messi? Che mondo conosceremmo senza aver mai vissuto una notte al Camp Nou a vedere Leo palleggiare e 90mila impazziti a gridare il suo nome? Anche nella sera in cui il Barcellona è meno perfetto del solito (figurarsi se lo fosse stato…), la Pulce non perde mai colpi, inventa un gol che un umano non riuscirebbe a immaginare nemmeno nelle sue fantasie pallonare più perverse e poi trascina i suoi con il 3-1 su rigore e con tutto il resto del repertorio: classe e lotta, pennello e mazza da baseball, nobile leadership e corsa proletaria, palloni lucidati e spallate da runningback alto un metro e un barattolo, non rifiutando mai il gioco sporco e invece – caratteristica basilare della macchina Barça, quella da cui nasce tutto il resto - inseguendo sempre gli avversari per recuperare il pallone con la ferocia di un Gattuso.
La differenza tra i campioni antichi e Messi - il vero eroe calcistico postmoderno – non sono tanto i piedi ma la disponibilità al sacrificio, a sporcarsi le mani, ad aiutare la squadra perché sa che poi da questa verrà aiutato. Ora servo, ora signore, Leo sarebbe piaciuto a Hegel. E la sua lezione – con i 45 gol in 40 partite segnati finora e chissà quanti ancora da segnare prima di fine stagione - va oltre il calcio: l’individuo, per quanto baciato dal Talento, è niente senza gli altri. Soprattutto se ha deciso di giocare a pallone.