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    Il Marocco porta in semifinale un'Africa che sa solo difendere: Ronaldo chiude senza titolo mondiale

    Il Marocco porta in semifinale un'Africa che sa solo difendere: Ronaldo chiude senza titolo mondiale

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Adesso è ufficiale: Cristiano Ronaldo chiuderà la sua carriera di calciatore senza avere mai vinto la Coppa del Mondo. Il Portogallo, da tantissimi indicata come la possibile rivelazione del torneo, è stato eliminato dal Marocco, prima squadra africana a conquistare la semifinale di un Mondiale. 
    L’epica del Marocco è bella, il gioco no. O forse sì, ma solo per quelli cui piaccia la difesa ad oltranza - a quattro o a cinque, con l’area intasata, con la liberazione dopo una mischia furibonda, il portiere a smanacciare, gli stinchi a roteare - e giusto un paio di contropiede in tutta la partita. Evidentemente ci sarà una ragione se il Marocco è in semifinale avendo subito un solo gol (dal Canada) nella fase a gironi. Il motivo è semplice: in un torneo breve, cioè di sette partite al massimo (di cui quattro ad eliminazione diretta), non prendere gol è più importante che farne, soprattutto se si ha un portiere bravo (e Bounou lo è) che sappia parare i rigori. 

    Così il Marocco, producendo un calcio tatticamente limitato (4-3-3, ma con tutti gli uomini dietro la linea della palla quando ce l’ha l’avversario) è riuscito a buttar fuori la Spagna agli ottavi (ai rigori) e il Portogallo ai quarti (gol di En-Nesyri su errore cicolpico di Diogo Costa, un portiere che è sempre un’opzione per l’avversario). 

    Per come il Marocco si compatta, lasciando pochi spazi e pochissime linee di passaggio, chi lo affronterà in semifinale non solo deve stare attento a non farsi sorprendere da una situazione episodica, ma non può concedersi una partita di controllo o di fraseggio. Il tempo, infatti, è l’altro elemento strategico su cui i marocchini e il loro allenatore Regragui poggiano le proprie imprese. Più ne passa e meglio è. Perché così il Marocco si rafforza nelle proprie convinzioni e l’avversario - chiunque esso sia - finisce sfiduciato, frustrato, a volte impotente. 

    E’ successo così anche al Portagallo che ci ha provato per un tempo a ritmi troppo bassi per far male e, una volta trovatosi in svantaggio (42’), altro non ha saputo fare che cercare i propri attaccanti con lanci lunghi e prevedibili o con cross sventati dalla poderosa retroguardia marocchina. 
    Certo, un po’ di sfortuna c’è stata: traversa di Bruno Fernandes e un rigore non dato per fallo di Hakimi sempre sul calciatore del Manchester), Bounou ha parato (su Neves) e poi è stato graziato (dallo stesso Neves), un’altra conclusione di Bruno Fernandes è spirata di un palmo sopra la traversa (e lì il portiere marocchino non sarebbe arrivato).

    Fernando Santos ha inserito Ronaldo, con Cancelo, appena sei minuti dopo il riposo, poi Leao e Vitinha, cioè tutta la batteria degli attaccanti, anche quelli a cui crede meno. 
    Al contrario Regragui, profittando dell’infortunio del capitano Saiss (aveva giocato già da acciaccato), è passato alla difesa a 5, con quattro centrocampisti e una sola punta (Cheddira subentrato ad Amallah), espulso più tardi per doppio giallo. 

    Negli ultimi sedici minuti - si è giocato fino al 98’ - il Portogallo ha avuto un’occasionissima con Joao Felix (strepitosa deviazione di Bounou), una con Cristiano (buona parata di Bounou) e l’ultima con Pepe (testa, fuori, su cross di Leao). 
    Questo per dire che se si fosse arrivati ai supplementari sarebbe stato probabilmente giusto per quanto espresso dal campo. Tuttavia resto convinto che alla fine, presumibilmente ai rigori, avrebbe trionfato il Marocco. Era scritto nelle cose. E chissà cosa ci resta ancora da vedere. 
     

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