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    Il Loco Bielsa e la cioccolata di Batistuta. Abeijon e il codardo Chiellini

    Il Loco Bielsa e la cioccolata di Batistuta. Abeijon e il codardo Chiellini

    JOAQUIN, 1981, centrocampista spagnolo  del Betis Siviglia. Detto il Pisha, ma a Firenze lo chiamavano “Torero” e anche “Gioacchino”. Ha conquistato il popolo viola con il terzo gol nel famoso Fiorentina- Juventus 4-2 del 20 ottobre 2013. Non ha però lasciato Firenze nel modo migliore,  aspettando la fine del mercato per comunicare la sua decisione di voler tornare a tutti i costi, pur avemdo ancora un anno di contratto, al Betis:"Io voglio tornare per una questione di cuore, perché lì mi aspetta la mia famiglia di sangue e la mia famiglia calcistica".

    FAUSTO PIZZI, 1967, ex centrocampista di Centese, Vicenza, Parma, Inter, Udinese,  Napoli, Perugia, Genoa, Cremonese, Cittadella, Reggiama, San Marino, Forlì. E' responsabile del settore giovanile del nuovo Parma

    PIERPAOLO BRESCIANI, 1970, ex ala destra di Trento, Palermo, Monza, Siena, Foggia, Bologna, Venezia, Reggiana, Ternana, Catania, Siena, Sansovino, Benacense Riva. Il suo periodo migliore fu col Foggia di Zeman. Il 16 ottobre 1994 realizzò una storica doppietta alla Juve. A Bologna giocò con Baggio. Adesso si dedica a tennis e ciclismo: “Con il calcio ho chiuso, a Mezzocorona – dove aveva allenato la squadra Berretti,ndr– mi hanno fatto passare la voglia. Mi avevano fatto delle promesse ma non le hanno mantenute. Per me, dopo 30 anni di calcio, la parola è la prima cosa, ci sono rimasto davvero male".

    PIETRO BATTARA, 1936, Ex portiere di Vicenza, Sampdoria, Bologna. Era detto anche l'"AmmazzaNapoli"' perché nelle partite coi partenopei si esaltava sempre, sin dalla prima volta «Giocavo nel Lanerossi Vicenza. Avevo 22 anni, affrontammo il Napoli di Vinicio e Pesaola al vecchio stadio del Vomero. Pioveva. Alle mie spalle, tra i fotografi, notai un tizio con i capelli candidi e una camicia bianca. A ogni mia parata saltava in piedi, imprecava, faceva gli scongiuri, il Napoli attaccava e io paravo, paravo... Ultimo minuto, quarto corner filato per loro. Nella mischia spunta la testa del centravanti, Di Giacomo, e schiaccia il pallone nell'angolino. Gol! L'arbitro fischia e io resto a terra, disperato. Il tizio con la camicia bianca entra in campo e mi aiuta a rialzarmi. Era il presidente del Napoli, Achille Lauro:«Sei stato bravo. Non hai nulla da rimproverarti», mi disse. Il loro portiere, Bugatti, aveva attraversato il campo ed era venuto ad abbracciarmi». Indimenticabile la sua performance contro gli azzurri il 7 febbraio ’71: con il pollice ingessato restò in campo e riuscì a compiere sei miracolosi interventi, tanto che il Corriere dello Sport titolò: “Imbattibile Battara a Napoli anche col pollice ingessato!”. Per la cronaca, la Samp portò a casa un prezioso pareggio a reti inviolate. Fu il pioniere dei preparatori dei portieri nel calcio italiano  “confesso di essere stato il creatore del ruolo di preparatore dei portieri. Il primo ad avere questa idea fu Gipo Poggi, allenatore Samp quando io arrivai in blucerchiato. Mi ricordo che, a fine allenamento, io mi fermavo per farmi “bombardare” da Baldini e Bassetto che si divertivano a cercare di battermi. Fu allora che dissi: appena smetto di giocare inizio ad allenare i portieri. E così feci». «Il mio idolo era Sentimenti IV. Fui lui a chiamarmi a Vicenza. Era il 1956, da allora iniziai la mia carriera calcistica». E' stato portiere, e preparatore, anche a Manchester con Mancini,  pure il figlio Massimo

    MARCELO BIELSA, 1955, detto  “El Loco” (“il pazzo”) ex  difensore, ma smise a 25 anni, e allenatore di Newell's Old Boys, Atlas Guadalajara, America di Città del Messico, Velez, Espanyol (2 mesi) Argentina, Cile, Athletic Bilbao, Marsiglia e, per 2 giorni, Lazio. Le malelingue sostengono che si sia dimesso dopo aver avuto maggiori informazioni su Lotito. In realtà, il comunicato del Loco non smentisce del tutto questa ipotesi "Abbiamo preso, con i miei collaboratori, questa decsione perché in 4 settimane di lavoro congiunto con voi non abbiamo ottenuto nessuno dei sette acquisti espressamente richiesti nel piano di lavoro approvato dal presidente Lotito. Tenendo in conto che era stato deciso di cedere 18 giocatori della passata stagione, l’arrivo dei rinforzi era necessario. Era stato approvato, come condizione necessaria per l’attuazione del programma di lavoro, l’acquisto di almeno 4 giocatori prima del 5 luglio. A questa data, non si era concretizzato alcun acquisto. Nonostante questo, il club ha reso pubblico il contratto che ci legava, malgrado questo non fosse praticabile senza gli acquisti. La situazione, al momento, è la stessa e le prospettive incerte. Mancando solo tre giorni al ritiro di Auronzo, questa decisione non era più procrastinabile. Come già vi avevo detto, per il mio stile di lavoro era fondamentale avere i giocatori in tempo e in forma per poterli allenare. E’ importante chiarire che non ho in mano alcuna offerta di lavoro. A breve vi invierò il documento legale che certifica la rinuncia. Solo se necessario chiarirò la mia posizione dinanzi ai media”. 
    E' comunque uno dei personaggi più interessanti del calcio odierno, visceralmente amato da chi pensa che il calcio sia, nonostante tutto, una materia romantica e metafisica; inviso a chi del calcio coglie soltanto il lato speculativo e mediatico. “Il successo è deformante: rilassa, inganna, ci rende peggiori, ci aiuta ad innamorarci eccessivamente di noi stessi. Al contrario, l’insuccesso è formativo: ci rende stabili, ci avvicina alle nostre convinzioni, ci fa ritornare ad essere coerenti. Sia chiaro che competiamo per vincere, ed io faccio questo lavoro perché voglio vincere quando competo. Ma se non distinguessi ciò che è realmente formativo da quello che è secondario, commetterei un errore enorme.” Discende da una nota famiglia di giuristi e da ragazzino nei campi del quartiere veniva apostrofato come “el señorino Marcelo”, il rampollo di buona famiglia che si dedica al calcio come piacevole passatempo. “Sono a favore di un calcio più aggressivo e meno paziente. Perché? Perché sono ansioso di natura e perché sono argentino. Mi piaceva leggere di Menotti e di Bilardo, ma non potevo comprare ogni giorno i 12 quotidiani che arrivavano a Rosario, così cominciai a gestire un’edicola in centro". A inizio carriera allenatore delle giovanili dei  Newell's Old Boys, battè in lungo e largo l'Argentina con una FIAT 147, versione brasiliana della 127, alla ricerca di nuovi talenti. Nel distretto di Avellaneda, a pochi chilometri da Rosario, scova un ragazzino goffo e grassottello, ,uno un po’ timido, con una lunga chioma castana e gli occhi azzurri. È Gabriel Omar Batistuta, scoperto appena 16enne mentre prendeva d’assalto quella Fiat alla ricerca della cioccolata di cui non poteva fare a meno. E che Marcelo concedeva soltanto una tantum dopo le sedute. "Mi fece dimagrire, e quando finì la dieta mi portò nel suo ufficio, sotto la tribuna, e mi regalò un’intera scatola dialfajores:è stato come un padre, il mio primo vero allenatore e il più importante in tutta la mia formazione". Scopre anche Sensini, Heinze, Balbo. Promosso sulla panchina della prima squadra si portò dietro dieci ragazzi della cantera: perché El Loco non ha bisogno di semplici giocatori, ha bisogno di calciatori adatti al suo dogma. Necessita di adepti che sappiano snocciolare a memoria uno spartito cervellotico e a tratti impossibile. In Argentina, ma non solo, non si è mai giocato così: ultra-offensivo, verticale fino al parossismo, spinto da una vigoria atletica estrema e costantemente in pressing. Il Newell's Old Boys gli ha poi dedicato  lo stadio, che tutt’oggi si chiama “Estadio Marcelo Bielsa”. È l’unico allenatore vivente ad aver ricevuto un simile riconoscimento. CT dell'Argentina schierò un 3-3-1-3, uno schieramento che non si era mai visto. Una linea difensiva fatta di tre centrali ravvicinati, con due marcatori e uno che sappia impostare l’azione da dietro, senza veri esterni bassi di “protezione”; un centrocampo a tre, impostato su un volante che deve svolgere un compito ossessivo di protezione ai centrali e gestione della palla in costruzione, poi due esterni che sfruttano il fraseggio stretto, gli inserimenti verticali negli spazi e ripiegano sulle ripartenze avversarie. Inoltre, la vera firma in calce del Loco: un enganche, cioè il trequartista che crea gioco e collega i reparti in fase offensiva, muovendosi continuamente tra le linee e dettando i passaggi. Infine, un tridente offensivo che deve rispondere ad una maniacale caratteristica: la mobilità forsennata degli esterni, che devono tagliare attaccando gli spazi, farsi trovare sulle verticalizzazioni, allargare il campo e pressare fin dai primi metri il giro palla avversario; in cima alla catena un centravanti vero: un finalizzatore dotato fisicamente e atleticamente, dato il moto perpetuo preteso dal Loco. Viene eliminato al primo turno, dopo una vittoria con la Nigeria, una sconfitta conl'Inghilterra e n pareggio con la Svezia. 2 nni dopo, nel 2004, vince le Olimpiadi di Atene. In Cile diventa una sorta di divinità pagana  Perché il suo Cile strappa il pass per il Sudafrica con uno storico e altrettanto spettacolare secondo posto, ad un solo punto dal Brasile. Proprio contro i carioca uscirà agli ottavi, ma mai il Cile aveva vinto due partite in una fase finale dei mondiali e solo una volta era passato agli ottavi. 
    Discorso negli spogliatoi dopo Marsiglia-Lione. 


    NELSON ABEIJON, 1973, ex centrocampista uruguaiano di Cagliari (dal 1998 al 2003 e poi dal 2004 al 2006), Como, Atalanta. Detto Guerriero. Riguardo alla squalifica del connazionale Suarez per il famoso morso a Chiellini, ha dichiarato: "Ci sono cose peggiori nel calcio di quello che ha fatto Luis. Questi mafiosi figli di putt*** della FIFA lo trattano come un delinquente. Lo stanno etichettando come criminale, sarà contento quel codardo di Chiellini. E dire che in passato ad un ex giocatore di Serie A diedero cinque giornate per aver insultato mia figla che ha problemi. Nessuno disse niente". Abeijon fa riferimento  all'episodio del 2006 in cui fu protagonista con Giacomo Tedesco in un Cagliari-Reggina."Cerca di andartene che hai la figlia malata" disse allora il centrocampista all'uruguagio, ovviamente imbestialito per le offese alla bmba disabile: i due si lasciarono andare a calci e pugni. Furono quattro, e non cinque, i turni di stop per Tedesco. E 2 per il rossoblu Langella che era intervenuto a difesa di Abeijon. Quest'ultimo non fu sanzionato in quanto la sua reazione fu ritenuta "umanamente comprensibile". "In Uruguay alleno una squadra di serie B (il Club Oriental di La Paz  ndr) Non ci giro assolutamente intorno: un giorno desidero allenare il Cagliari, il mio Cagliari". 

    MICHELE TROIANI, 1996, terzino destro del Chievo

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