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Il gol preterintenzionale di Dimarco: voleva tirare in porta o crossare?
Dimarco ha avuto coraggio, niente da dire. Sostenuto da un piede che quel tipo di parabola ce l’ha nel repertorio, il terzino dell’Inter ha segnato uno di quei gol destinati all’eterno loop, certamente per la bellezza che portano in dote - la cosa più straordinaria dell’esecuzione è che Dimarco calcia di prima intenzione senza aver stoppato prima il pallone - ma soprattutto per lo stupore che generano. E’ uno stupore fanciullesco, simile a quello che proviamo quando - in certi western - lo sceriffo colpisce il bandito in fuga da molto lontano, nascosto dietro una collina, steso accanto a una roccia, con una visuale minima.
E’ del poeta il fin la meraviglia, si dice così. E allora Dimarco rientra nella categoria dei poeti, proprio perché ci consegna la prospettiva di un nuovo mondo. E’ un esercizio di stile scavare nella memoria per ritrovare gol simili. Quel gol di Maradona al Verona, quello di un giovanissimo Beckham in Premier League, quel tiro pazzesco di Mascara nel derby siciliano, quella botta al volo di Miccoli, quel colpo da biliardo di un altro interista di piede mancino, si chiama Alvaro Recoba e aveva una fionda tra le dita.
E’ un esercizio di stile perché si tratta di gol maturati in circostanze diverse, ma con un comune denominatore: volevano, tutti lo volevano, fare esattamente quella cosa lì. Cogliere il portiere in controtempo, scardinare la logica dettata dalla tattica, segnare un gol così maledettamente bello da finire per non essere accettato, non completamente.
Tanto che in molti, anche in queste ore, continuano a nutrire il sospetto che Dimarco non volesse calciare in porta, ma crossare. A parte che, scusate, ma a chi avrebbe dovuto crossare da quella posizione?, siamo qui a ribadire che il gol di Dimarco è all’insegna del “volli volli volli fortissimamente volli”. Nel linguaggio giuridico, il delitto la cui gravità va oltre quella che può essere stata l'intenzione del colpevole, viene definito preterintenzionale. E’ un delitto che va oltre la premeditazione. Cioè, parafrasando: volevo fare quella cosa lì, ma non proprio in maniera così definitiva. Ecco, quello di Dimarco è un gol preterintenzionale. Voleva fare quella cosa lì. Nel cuore suo, lo voleva. Ci sperava, certo. Ma sapeva che poteva andare in tutt’altro modo. Ci ha provato. Ne è uscita quella parabola favolosa. Delitto - si fa per dire - perfetto. Sia chiaro: con tutte le migliori intenzioni e senza un inutile spargimento di sangue, ma solo di applausi per la prodezza.