Il gioco di posizione della Spagna: sono ancora loro i maestri del palleggio?
L’Italia di Mancini riuscirà finalmente a togliere il pallino ai maestri del palleggio? Le statistiche dicono di no. La Spagna infatti, pur essendo arrivata in semifinale a fari spenti, sta viaggiando col 67,2% di possesso. E la differenza con l’Italia (55,8%), l’Italia del bel gioco che si è scrollata di dosso tutte le balle del DNA, è comunque ancora piuttosto evidente; l’entusiasmo pertanto stavolta rischia di ingannarci davvero. Almeno da questo punto di vista, perché poi non vince automaticamente chi detiene il dominio territoriale, il dominio del possesso, questo è risaputo. È chiaro però che se l’Italia di Mancini dovesse mettere sotto anche la Spagna, con Jorginho e Verratti in cattedra a impartire lezioni di gioco corto agli spagnoli, be’ allora sarebbe davvero una svolta epocale senza precedenti. Ma vediamo ora cosa rende il gioco della Spagna così specializzato nella gestione ragionata del pallone.
L’IMPRONTA CATALANA DI LUIS ENRIQUE - La Spagna gioca col 4-3-3. Come noi. Tuttavia esistono delle differenze importanti, sia a livello di struttura e dinamica dello sviluppo del sistema, sia per quel che riguarda i compiti dei vari interpreti. Un esempio? Qual è il giocatore italiano che tenta e completa più passaggi? Jorginho, rispettivamente con 391 e 371 in cinque partite (95,2% di precisione). E quello spagnolo? No, non un centrocampista, bensì Laporte, un centrale, coi suoi 540 passaggi tentati e 519 completati (96,4% di precisione). Il nostro Bonucci, per intenderci, ne fa 302 e 276, col 91,6%.
Nella Spagna i numeri di Jorginho grossomodo ce li hanno Pedri e Koke, le mezzali. Un filino meno di precisione perché questi due si muovono in zone di campo più complicate e perché tra le linee tentano giocate diverse. Tutto questo rientra in un certo senso nello stile posizionale tipicamente catalano. La Spagna, nel bene e nel male, è forse anche un po’ più simmetrica dell’Italia. Guardate in queste immagini la massima ampiezza degli esterni d’attacco com’è dichiarata.
Ma il tratto identitario maggiore di questa nazionale è il comportamento dei tre centrocampisti. La loro lettura degli spazi provvisori tra le linee è magistrale. Prendiamo la partita con la Svizzera. Gli elvetici in mezzo si trovavano spesso a gestire le mezzali avversarie coi due centrocampisti centrali del 3-4-1-2, Zakaria e Freuler. Nella sequenza che vi sto proponendo potete apprezzare ‘la sensibilità’ posizionale di Busquets, che dopo aver invaso la prima linea difensiva della Svizzera galleggia nello spazio utile creatosi (non casualmente) per ricevere un passaggio taglia-linea da Laporte. Chi è il regista in questo caso? Ricevuto il pallone, poi il veterano del Barcellona si orienta verso sinistra dove Pedri si stacca da Zakaria per ricevere corto e Sarabia attende l’apertura sui piedi.
Quando Busquets è schermato, sono le mezzali a offrirsi come grado intermedio di risalita del pallone. Sempre a partire dalla conoscenza della struttura difensiva degli avversari. Mostrami come ti schieri e troverò lo spazio che ti dà fastidio, questo sembra essere il principio cardine del gioco di posizione degli spagnoli. Ecco una traccia di Laporte (ancora Laporte) per Koke.
PEDRI - Ma è chiaramente Pedri il centrocampista più ispirato delle Furie Rosse. Insieme ai nostri italiani, Jorginho su tutti, il centrocampista forse più influente di questo Europeo. Agirà sul lato di Barella, Chiesa e Di Lorenzo, andandosi spesso a collocare dentro un perimetro mobile delimitato in quella zona dal nostro centrale destro e dal terzino, dal vertice basso, dalla mezzala e dall’esterno. Come in questo caso contro la Croazia. Esempio ancora più opportuno perché anche la Croazia gioca col 4-3-3, proprio come noi.
Rispetto a un Verratti, giocatore che svolge molte funzioni simili allo spagnolo nel sistema di Mancini, Pedri sembra insistere maggiormente sul galleggiamento tra le linee spalle alla porta. Imposta meno fronte alla porta da doppio play decentrato, come piace invece fare a Verratti, lasciando questa funzione-posizione al proprio centrale che sale a costruire. Pedri insomma è un po’ più mezzala-trequartista che mezzala-regista. Le connessioni tra lui è Busquets dovranno essere inibite il più possibile.
Altrimenti il classe 2002 se riceve negli spazi di mezzo è in grado di inventarsi queste giocate. Notate l’inserimento della mezzala opposta, Koke, promosso dal posizionamento complementare di Ferran Torres che, fissando l’ampiezza sul lato debole, tira a sé il terzino Gvardiol.
Il problema è che il palleggio della Spagna ha fonti e sbocchi plurimi. Il gioco sgorga e fluisce imprevedibile a seconda delle resistenze che incontra. Qui è Pau Torres che imposta. Il 4-3-3 è pulito, evidente, sembra quasi non servirsi degli scambi di posizione. Dove da noi il più delle volte entra Insigne a ricevere tra le linee loro hanno Pedri, semplicemente. E l’esterno di fascia attende coi piedi sulla linea a lasciargli un discreto ma comunque utilizzabile (se si è in grado di smarcarsi) spazio di azione.
Ed ecco perché Pedri riesce sempre a ricevere e a giocare pulito anche nello stretto. Perché oltre ad essere tecnico sa manipolare il suo ‘marcatore’. Sa giocare con l’avversario senza palla spostandolo dove vuole. E nel frattempo legge le strutture che si creano, in sostanza sa passare da uno spazio utile all’ altro guadagnandosi un vantaggio anche minimo. L’arte dei mini smarcamenti delle mezzali è l’essenza del gioco della Spagna.
Guardate qua Pedri come si lavora Zakaria. Prima si mostra a Pau Torres nel triangolo composto da Widmer, Zakaria e Vargas. Poi cambia direzione e sparisce sul lato cieco di Zakaria stesso, che gira la testa per ritrovarselo a sinistra. Ma non lo trova perché quella era una finta; segue infatti il secondo e definitivo cambio di direzione di Pedri che ora entra incontro a Pau Torres nella microstruttura difensiva composta da Shaqiri (che oscura Busquets), Vargas e Zakaria.
Si è guadagnato il vantaggio di cui parlavamo. Quello che gli serve per giocare a parete, magari come link player per il terzo uomo Busquets, che vedete ora libero in mezzo. O si è andato a chiudere in una morsa Pedri?
Perché sulla giocata programmatica, scolastica e prevedibile è uscito Freuler intelligentemente. Ma se la giocata che si insegna è chiusa, un maestro del palleggio ne inventa un’altra. E manda comunque tutti il bar.