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Il Genoa fa la partita, il Parma la vince. Ballardini, perché non Pandev?
La botta potrebbe tramortire il Genoa, invece lo convince a serrare i tempi del forcing offensivo. Sepe per poco non si procura un grottesco autorete, colpa di un rimbalzo falso del pallone su un innocuo tiro di Lazovic che si ripete poco dopo costringendo il portiere a rifugiarsi in corner. Il Parma vacilla sotto le folate genoane, condotte dal frizzante Lazovic sulla fascia mancina e dal saggio ed esperto Criscito sulla destra, in tandem con Pedro Pereira. Al 24' il raddoppio del Genoa pare cosa fatta, ma il colpo di testa di Piatek (sempre al posto giusto al momento giusto) manda il pallone a sbattere contro il palo interno e da lì sulla linea di porta. La goal line techonology certifica che non ha superato la linea per questione di un paio di centimetri. No gol, dunque. Per chi ci crede è il segno del destino (avverso) per il Genoa e difatti due minuti dopo Siligardi scappa sulla fascia di competenza, stringe al centro mangiandosi Criscito e Pereira, nonché Spolli uscito a chiuderlo e scarica un sinistro che manda il pallone ad incastrarsi quasi nel "sette" di Radu. Parma in vantaggio! 2-1. Il Genoa va in gol con Criscito (corner e spizzata di testa di Piatek) ma il Var congela la marcatura e induce l'arbitro Chiffi ad annullarla per la posizione di fuorigioco del capitano del Genoa. Nessuna protesta, l'offside alla moviola è chiaro.
Il Genoa non demorde, ha in mano il gioco, orchestrato dal sapiente e solido brasiliano Sandro, che trova sbocchi avanzati sul duo Kouame-Piatek, peraltro stretti nella morsa mobile organizzata dai centrali parmensi, il monumento portoghese Bruno Alòves e l'agile e scattante Gagliolo che dopo uno scontro aereo con Medeiros (pure lui contuso) resta in campo con una vistosa fasciatura alla testa e col collega è il padrone del gioco alto, finendo per spegnere gli ardori del pistolero Piatek. Il terzo gol del Parma nasce dal consueto contropiede, pescato al bacio con un lancio lungo da Stulac (che in estate sembrava destinato al Genoa) Ceravolo inventa un lob che uccella il povero Radu. Alla resa dei conti con quel forcing altissimo e forsennato e gli esterni difensivi costantemente oltre la linea di centrocampo il Genoa ha finito per consegnarsi al Parma, concedendogli precisamente le giocate che sono nell'armamentario degli emiliani.
Ripresa. Persa per persa, Ballardini rivede lo scacchiere tattico del Genoa. Fuori Medeiros e Hiljemark, dentro Favilli e Bessa. Davanti si forma un tridente con Kouame e Favilli larghi e Piatek a fare perno in mezzo all'area di rigore, trasformata in una tonnara in cui si lotta al coltello. Bessa ha il piede caldo e si industria e scardinare la porta di Sepe calciando tre volte dalla media distanza, eppure è il Parma a sentir il profumo del gol, con il guizzante Ceravolo che aveva segnato l’ultimo gol in A nel 2010!) che di testa costringe Radu a cavar fuori con una acrobazia da circo il pallone destinato al fondo della rete. E' un lampo, una fiammata. Da lì in poi gli slanci del Parma si affievoliscono e sale, se possibile, il già intensissimo forcing del Genoa. Ma è più fumo che arrosto, bastasse infarcire l’attacco di punte per diventare più prolifici chiunque potrebbe allenare in serie A. Il calcio è (anche) equilibrio, distanze, assortimento. Nella circostanza non è neppure piàùil caso di parlare di schermi. Il Grifone tenta e ritenta con gli aggiramenti laterali ma al momento di quagliare la folla che gremisce il centro dell'area disinnesca anche i cross più insidiosi. Non resta che sperare in Piatek, santo subito, ma neppure il bomber polacco è attrezzato per i miracoli. La giostra delle sostituzioni non modifica gli equilibri. D'Aversa alterna Di Gaudio e Ceravolo con Bastoni (un difensore) e Da Cruz, un marcantonio che dovrebbe tener palla davanti e si sacrifica cozzando contro Spolli e Biraschi che tengono alta la linea difensiva a costo di rischiare il quarto gol. In realtà è il Genoa a tenere in mano il filo del match ma senza trovare il cambio di passo decisivo. Bessa e Favilli scaldano i guanti di Sepe, Piatek azzecca la zuccata sottomisura ma spedisce il pallone troppo largo sul fondo. Insomma le stelle stanno a guardare e il Parma dopo il colpo di San Siro si porta a casa anche i tre punti da Marassi. Molti rimpianti per il Genoa ma nessun allarme. La qualità della squadra è alta, semmai Ballardini dovrà decidere se insistere col 3-4-1-2 oppure convertirsi stabilmente al più equilibrato e prudente 3-5-2 che l'anno scorso produsse buoni risultati. Ah, un solo appunto. Nel marasma contingente non sarebbe stato il caso di buttare Pandev nella mischia? Sarà un caso ma col macedone in campo il Genoa a Marassi aveva sempre vinto.
IL TABELLINO
Genoa-Parma 1-3 (primo tempo 1-3)
Marcatori: 6’ pt Piatek (G), 16’ pt Rigoni (P), 26’ pt Siligardi (P), 30’ pt Ceravolo (P).
Assist: 6’ pt Lazovic, 16’ pt Siligardi, 30’ pt Barillà.
Genoa (3-4-1-2): Radu; Biraschi, Spolli, Criscito; Pereira (26' st Mazzitelli), Sandro, Hiljemark (1’ Bessa), Lazovic; Medeiros (1’ st Favilli); Kouamé, Piatek. All. D. Ballardini.
Parma (4-3-3): Sepe; Iacoponi, Alves, Gagliolo, Gobbi; Rigoni (32' st Deiola), Stulac, Barillà; Di Gaudio (16' st Bastoni), Ceravolo (22' st Da Cruz), Siligardi. All. R. D’Aversa.
Arbitro: D. Chiffi di Padova.
Ammoniti: 5’ st Piatek (G), 6’ st Alves (P)