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    Genio Ribery, masterchef Vlahovic: la Fiorentina rinasce a Benevento. Ma Inzaghi che combina?

    Genio Ribery, masterchef Vlahovic: la Fiorentina rinasce a Benevento. Ma Inzaghi che combina?

    • Renzo Parodi
      Renzo Parodi
    “Onorate l’altissimo Poeta. L’ombra sua torna che era dipartita”. (Inferno, canto IV). Nell’anno delle celebrazioni dedicate al sommo poeta non si può che chiamarlo rispettosamente in causa, lui fiorentino, per celebrare la choccante vittoria della Fiorentina a Benevento: 4-1 con la tripla firma di Dusan  Vlahovic (fanno 12 gol in campionato) e il sigillo finale di Eysseric, a chiudere la contesa dopo l’effimera fiammata dei campani (gol di Ionita). L’altissimo poeta è però Franck Ribery che ha diretto la squadra di Prandelli come un Toscanini del pallone. Onore ai signori del pallone e all’inferno, massì, la carta d’identità che ad aprile per lui segnerà 38 (anni). Chapeau, monsieur Ribery! 

    Non avesse ammainato randa e fiocco nella mezzora iniziale della ripresa, la Fiorentina potrebbe  vantarsi di aver stracciato l’avversaria diretta. Anche così, per carità, resta l’impresa. Squadra rinata e galloni d’onore all’antico, intramontabile genio calcistico di Franck Ribery. Un assist vincente, tocchi da gourmand del pallone e corsa, tanta umile e generosa corsa da parte del geniale francese. Il Benevento ha fatto da comparsa per tutti i primi 45’ minuti, schierato in maniera strampalata da Inzaghi, con la difesa a quattro, una sola punta, l’aitante ma ancora un po’ legnoso Gaich, e due mezzali, Schiattarella e Hetemaj, troppo larghe e vulnerabili dalle percussioni centrali della Fiorentina. Meglio nella ripresa la squadra campana che per un bel po’ è tornata la Strega aggressiva e pericolosa del girone di andata. Ha segnato con Ionita e sfiorato il raddoppio nel giro di pochissimi minuti, dal 14’ al 17’, con Hetemay, Gaich e Caprari, l’ex doriano fermato da una bella parata di Dragowski.  Nel finale la Viola ha ripotato il risultato a distanza di sicurezza grazie ad Eysseric, autore di un delizioso scavetto sull’uscita di Montipò. Punteggio severo per il Benevento ma non immeritato per la Fiorentina che ha dimostrato questa volta di volere e potere. I tre punti danno ossigeno e nuovi stimoli per il finale di campionato degli uomini di Prandelli. Il Benevento continua la serie nera, da undici giornate non vede la vittoria e la cosa si fa preoccupante. Così come la posizione in classifica.

    Risultato già in ghiaccio già nel primo tempo, il masterchef di serata è Dusan Vlahovic, col suo magico sinistro infila tre volte la porta del povero, incolpevole Montipò, abbandonato dai compagni della difesa alla furia del centravanti viola. Al di là delle prodezze individuali del corazziere di Belgrado è la Fiorentina tutta che sembra rigenerata. Prandelli ha scelto uno schieramento prudente, ai lati dei cinque di mezzo giocano Caceres a destra e Venuti a sinistra. Castrovilli va in panca, Biraghi in tribuna ufficialmente per un piccolo infortunio ma chissà… Torna Ribery e si sente, si cede. Dal su piede fatato parte la sventagliata che libera al cross Eysseric e, complice una leggera deviazione di Improta a centroarea, offre a Vlahovic il pallone che il serbo scarica al paletto da 7/8 metri. Corre appena l’ottavo minuto e il match scivola immediatamente in discesa per la Viola. Il Benevento annaspa, l’albero di Natale allestito da Inzaghi – un 4-3-2-1 con Improta a fare il quarto difensore a destra, stanti le indisponibilità di De Paoli e Letizia – funziona malissimo. I tre di mezzo, Hetemay, Schiattarella (al rientro) e Viola vengono saltati come birilli dai centrocampisti viola che si avvalgono delle discese a sostegno, puntuali e puntute, di Caceres lungo gli out. E da Venuti, dal fronte sinistro offensivo,  nascono le opportunità migliori per la Fiorentina. Nella prima mezz’ora Ribery cuce il gioco come un Yves Saint Laurent del pallone, godendo di una libertà incondizionata, nel Benevento non si capisce chi debba curarsi di tentare di limitarlo. Tra le due squadre il divario tecnico e di talento calcistico è un pugno nell’occhio del Benevento. Bonaventura, Eysseric, Ribery, Pugar e Vlahovic spadroneggiano dalla cintola in su e nelle retrovie Pezzella è un mazzapicchio che colpisce la palla come se al posto della testa avesse una mazza da baseball, Martines Quarta si mangia agevolmente Caprari e Milenkovic non fatica ad isolare il confuso Ionita che Inzaghi ha schierato con Caprari a supporto dell’unica punta, il cavallone Gaich, il quale si agita e si batte ma dà qualche pensiero alla retrogardia viola soltanto in virtù di un paio di strafalcioni, Quarta alla mezz’ora, Dragowski rimedia alla dormita di Pezzella. Insomma per l’intera prima frazione di gioco praticamente non c’è gara, sebbene dopo il raddoppio del solito scatenato Vlahovic, al minuto 26’ (tap in vincente sulla disperata respinta di Montipò sul colpo di testa ravvicinato di Caceres) allenti leggermente il pressing e diradi le ripartenze, consentendo al Benevento di tessere qualche trama meno velleitaria. Nulla di veramente pericoloso, tanto che la Viola controlla in surplace e al primo dei tre minuti di recupero concessi da Giacomelli, manda in gol per la terza volta il suo ariete. Questa volta Vlahovic fa tutto da solo, riceve palla sulla tre quarti campo, spalle alla porta assorbe il contrasto di Glik, si gira fa tre passi e con l’interno del piede sinistro calcia un pallone velenoso che scavalca Montipò e si deposita in gol all’altezza del “sette”. Capolavoro! 

    Ripresa Inzaghi finalmente nette mano alla sua squadra. Fuori Viola, dentro Insigne, e Benevento con due esterni offensivi, il nuovo entrato e Caprari, e Schiattarella sistemato davanti alla difesa nella sua posizione naturale, con Hetemay e Ionita comandati ad inserirsi in area di rigore alla caccia del pallone giusto. Il gioco riesce all’11, sul pallone calciato da Caprari dalla bandierina, si avventa Ionita e imperiosamente con tutta la fronte lo colpisce e lo incastra nella rete di Dragowski: 1-3. Il Benevento ci creve, spinge a tutta birra, la Fiorentina rincula e non riesce più a replicare, anzi non mette più il naso oltre la metà campo. Nel giro di tre minuti Hetemaj e soprattutto Gaich e Caprari mancano il colpo decisivo che avrebbe riaperto la partita. Al minuto 18’ un tocco col braccio di Caceres nell’area di rigore viola scatena le proteste delle Streghe, Inzaghi si agita in panca e verrà ammonito dopo che l’esame del Var (Maresca e Fiorito) avrà escluso che si trattasse di un fallo punibile col calcio di rigore. Su questo episodio si spengono le speranze di rimonta del Benevento che pure non molla l’osso e prosegue nei suoi generosi assalti, ora anche Lapadula partecipa alla caccia al gol. La Fiorentina però comincia a trovare la strada del contropiede e giusto alla mezz’ora Ribery rifinisce da par suo in area per Eysseric, controllo e scavetto sopraffino che beffa Montipò. Gol tutto alla francese e partita chiusa. Si finisce col Benevento assestato sul 4-2-2 e la Fiorentina prudentemente sistemata con la difesa a quattro. Dettagli. Ormai il match è deciso e la girandola di cambi dalle due panchine serve appena per far tirare il fiato a chi ha dato tutto e anche qualcosa di più. 

     
     

    IL TABELLINO 

    Benevento-Fiorentina (primo tempo 0-3)

    Marcatori: 8', 26' e 46' Vlahovic (F), 55' Ionita (B), 75' Eysseric

    Benevento (4-3-2-1): Montipò; Improta, Tuia, Glik, Barba; Hetemaj (68' Lapadula), Schiattarella, Viola (45' Insigne); Ionita (76' Tello), Caprari (85' Foulon); Gaich (76' Sau). All.: F. Inzaghi

    Fiorentina (3-5-2): Dragowski; Milenkovic, Pezzella, Martinez Quarta (89' M. Olivera); Caceres, Eysseric (76' Callejon), Pulgar, Bonaventura (76' Borja Valero), Venuti; Vlahovic (76' Koaumé), Ribery (89' Montiel). All.: Prandelli

    Arbitro: Giacomelli di Trieste

    Ammoniti: 36' Glik (B), 43' Pulgar (F), 64' Inzaghi (B), 75' Schiattarella (B), 82' Improta (B)

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