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    Dalle promesse di Europa alle gaffe: i diciotto mesi di Mihajlovic al Torino

    Dalle promesse di Europa alle gaffe: i diciotto mesi di Mihajlovic al Torino

    • Andrea Piva
    Dopo appena un anno e mezzo l'avventura al Torino di Sinisa Mihajlovic è già arrivata al termine. Per l'allenatore serbo si tratta del quarto esonero (dopo quelli al Bologna, alla Fiorentina e al Milan) nella sua ancora breve carriera e probabilmente è quello che più gli fa male: diciotto mesi fa era arrivato in Piemonte con un bagaglio pieno di speranze (“Ho un contratto di due anni ma spero di restare per almeno dieci anni” aveva dichiarato nel giorno della sua presentazione) e voglia di riscatto dopo quell'allontanamento dalla panchina del Milan a suo dire ingiustificato. E proprio alla società rossonera non ha mai risparmiato frecciatine: “So dove l'ho lasciato e so dove è finito - disse in una delle prime conferenze in granata, mentre alla vigilia dell'ultima sfida a San Siro ha aggiunto - Per poter puntare alla Champions hanno cambiato nove undicesimi della squadra e i due titolari rimasti sono Donnarumma, che ho fatto esordire io, e Romagnoli, che ho comprato io”.

    PROMESSE NON MANTENUTE E POCHE VITTORIE - Al Torino Mihajlovic non è invece riuscito a riscattarsi, deludendo non solo il presidente Urbano Cairo, ma anche tutti quei tifosi granata che avevano rivisto in lui qualche barlume di quel tremendismo che ha fatto la storia del Toro. Il suo spirito focoso e battagliero, le sue dichiarazioni combattive avevano esaltato un popolo che da tanti, troppi, anni sogna di tornare ai fasti del passato, prima dell'ultimo derby di campionato aveva caricato l'ambiente con l'ormai celebre frase: “Questa è la sfida tra il popolo contro il padrone”. Una dichiarazione che aveva fatto tanto discutere, ma che nell'ambiente granata aveva riportato alle esaltanti sfide degli anni '70, quando la squadra di Pulici e Graziani le partite contro la Juventus le vinceva con una certa continuità. Peccato che in campo, soprattutto nell'ultimo anno, la squadra non abbia mantenuto le promesse dell'allenatore: quello spirito battagliero si è visto poco, basti pensare che nel 2017 il Torino ha vinto appena dieci della trentanove partite giocate in campionato.

    DALLE GAFFE AL MEA CULPA - L'avventura al Torino di Mihajlovic verrà però ricordata anche per le gaffe dell'allenatore, su tutte quella diventata famosa in tutta Italia (ma non solo) su Anna Frank, le discussioni davanti alle telecamere, con Gianluca Vialli nel post partita del derby allo Stadium dello scorso campionato, con Eraldo Pecci dopo la sua penultima partita contro la Juventus, le bacchettate pubbliche ai giocatori, su tutti Daniele Baselli e Adem Ljajic. Ora l'esperienza di Mihajlovic al Torino è giunta al capolinea. Al momento del suo arrivo in granata aveva promesso la qualificazione all'Europa League in due anni: la scorsa stagione il suo Torino ha terminato il campionato al nono posto, lasciando una scia di rammarico per aver smesso di credere al sesto posto troppo presto, ora invece è decimo, a pari punti con il Milan, e da ieri ha detto addio alla Coppa Italia. “Il Toro può lottare fino all'ultimo per un posto in Europa e se non ci arriviamo è colpa mia” aveva dichiarato a settembre; ora che Cairo ha deciso di esonerarlo e che la squadra granata è fuori dalla zona che vale un posto nelle coppe europee, Mihajlovic non può che recitare il mea culpa per questo nuovo fallimento nella sua carriera da allenatore.

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