Il derby del Milan: Reijnders e Loftus-Cheek 'attivano' le novità di Pioli
REIJNDERS E LEAO - Dove un tempo si aveva quella sensazione di ‘vuoto’ e isolamento attorno a Leao e Brahim Diaz, a prescindere dai moduli, quindi anche col 4-3-3, oggi gli attacchi del Milan sono diventati più ‘pieni’, più ricchi di soluzioni. La densità del pericolo è cresciuta grazie alla presenza di mezzali vere, complete, in grado di rispettare le aspettative del tecnico nelle due fasi. Si è visto da subito, già nella prima giornata contro il Bologna, in quella palla di Pulisic per Reijnders. Qui non c’è solo da sottolineare la qualità dell’americano. C’è da capire l’efficacia di un nuovo ‘automatismo’ offensivo che scatta tra Leao e Reijnders, e va ad aggiungersi e ad alternarsi alla relazione di gioco Theo-Leao.
La presenza di Reijnders aiuta Hernandez a dosare meglio le forze, nella misura in cui può sostituirne la presenza in ampiezza nelle manovre d’attacco. In più determina spesso l’accentramento di Leao, che per questo motivo appare più coinvolto nel gioco e meno isolato/prevedibile. Guardate ad esempio questo parossismo degli esterni del Milan contro il Torino. Quasi fossero due trequarti stretti sotto Giroud.
Del resto per attivare certe qualità di Pulisic nello stretto e il suo repertorio associativo da ex trequarti nei sistemi a tre di Tuchel e Favre, questo è più che sensato.
E attenzione al tuttocampismo di Reijnders, che offre soluzioni interessanti anche in costruzione, sia come mezzala mezzala, sia come giocatore che ha in saccoccia i movimenti dell’esterno di sinistra. Ebbene sì, forse non saranno moltissime, ma l’olandese ha fatto diverse presenze in carriera in quel ruolo. Non è semplicemente un centrocampista che si apre.
È un centrocampista che sa comportarsi da esterno all’occorrenza, in situazioni precise, generando nuovi scenari e imprevedibilità.
LOFTUS-CHEEK E PULISIC - E se il discorso fatto vale per Reijnders e Leao, vale altrettanto e forse ancor di più per i due ex del Chelsea, sulla catena di destra. L’intercambiabilità non è il punto 3 di un programma elettorale. È reale, fattiva, concreta. Quando il Milan ripartiva lo scorso anno, in una situazione simile a quella qui sotto col Torino, strappava Brahim Diaz.
Qui invece strappa Pulisic, che riceve da Tomori, e per caratteristiche, posizione più avanzata ricoperta, e natura del sistema di gioco, strappa naturalmente e senza alcuna inibizione anche Loftus-Cheek. Sovrapposizione potente della mezzala.
E così il due contro uno è più immediato e veloce nella transizione, non c’è bisogno di attendere il terzino. Senza parlare delle qualità tecniche e fisiche ulteriori della mezzala inglese, che servono per lasciare lì Rodriguez dentro l’area in un secondo momento (perché poi è lì che bisogna fare la differenza). E senza parlare poi del passaggio intelligente una volta arrivato a tu per tu col portiere, per il rimorchio facile di Pulisic.
MEZZALI SOLO IN AMPIEZZA? - Ma se tutto questo sovrapporsi o allargarsi delle nuove mezzali rossonere non fosse alternato a movimenti e relazioni inverse con gli esterni del tridente, non sarebbe altrettanto efficace. È un Milan che sa ovviamente tenere Leao e Pulisic apertissimi nel tridente. Però non solo per isolarne l’uno contro uno, che è già di per sé una bella minaccia (adesso davvero da ambo i lati). È un Milan che può sfruttare questa struttura con altri scopi: può aprire le maglie di un 5-3-2 difensivo per buttare dentro la mezzala con una combinazione improvvisa. Insomma, sulla pelle di Mourinho, Inzaghi è avvisato.