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Il culto per Roma, il Mossad: più che Simeone, Bordalás sembra Mourinho. Conte è avvisato
Anche il mondo del calcio non riesce a sfuggire al vizio di appiccicare delle etichette ai personaggi che lo popolano, ma per José Bordalás è diventato un fatto pressochè quotidiano convivere con i luoghi comuni e soprattutto con l'accusa di essere un portavoce dell'anti-calcio. Quello che gli ha consentito di concludere col Getafe la scorsa stagione a 2 punti dalla qualificazione alla Champions League, che anche quest'anno lo vede in lizza per un piazzamento storico e che tra due settimane lo vedrà di fronte all'Inter e ad Antonio Conte in un affascinante ottavo di finale di Europa League.
ANTI-CALCIO - Conquistato eliminando niente poco di meno che l'Ajax di ten Haag, la squadra esteticamente più bella della passata stagione, andata a minuti da una clamorosa finale di Champions dopo aver dominato in lungo e in largo Real Madrid e Juventus. Un'eliminatoria quella coi Lancieri che ha fatto parlare di sè più per lo stile "sporco" adottato dagli uomini di Bordalás - arrivato quasi alle mani col suo collega - che per l'aver ridotto all'impotenza il suo avversario e aver chiuso il match in Olanda anche con tre pali colpiti. I suoi rivali lo accusano di essere un fautore del gioco falloso, un promotore delle scorrettezze tattiche e delle perdite di tempo, lui risponde che, con una squadra che ha il dodicesimo monte ingaggi della Liga (una cinquantina di milioni di euro) e tanti giocatori provenienti dalle serie inferiori, non si può pensare di costruire dal basso e fare possesso palla prolungato. "Oggi si confonde il bel calcio col fare 40 passaggi nella propria metà campo", ha sentenziato.
COME LO SPECIAL ONE - Le etichette, si diceva. Il "nuovo Simeone" - tanto che l'Atletico Madrid starebbe pensando anche a lui per la successione del Cholo - si è detto, l'erede di Mourinho, ha provato a buttarla lì qualcun altro. Lui replica di non gradire gli accostamenti, lui è José Bordalás e basta. La verità è che il mago di Alicante, ottavo di 10 fratelli e nato in una famiglia estremamente povera che non poteva permettersi di comprargli il primo paio di jeans, è un po' l'uno e l'altro. In particolare, dello Special One ricorda la cura maniacale di dettagli per gli altri insignificanti, l'ossessione per il concetto di gruppo, il ricorso a espedienti singolari per arrivare all'obiettivo. Dal sistema di reperimento di informazioni sugli avversari messo in piedi da due israeliani, ex agenti segreti del Mossad, al cartello motivazionale utilizzato con i suoi giocatori per fare fuori l'Ajax. Ex squadra del centrocampista del Barcellona Frenkie de Jong, che recentemente aveva tacciato il Getafe di non giocare a calcio ("Mi dà fastidio guardare le loro partite"): foto dell'olandese affissa nello spogliatoio e le sue parole in calce. Il risultato dell'eliminatoria è già storia.
UN GENERALE ROMANO - Anche questo non basta a spiegare chi e cosa sia oggi Bordalás nel mondo del calcio spagnolo. Un'anti-conformista a cui rischia di non essere riconosciuto, per esempio, la straordinaria preparazione tattica. Volta a non far giocare l'avversario - la sua è la squadra più fallosa dei 5 principali campionati europei, quella che tiene meno palla e crea meno occasioni, ma anche quella che concede meno occasioni chiare dopo l'Atletico - ma attraverso meccanismi e situazioni provate e riprovate. E con una metodica quasi ossessiva. Ama Roma e l'antica Roma, "un impero nato dal nulla prima di affermarsi come il più grande e influente al mondo". Odia le etichette, ma ormai ci convive: si chiama José Bordalás.
ANTI-CALCIO - Conquistato eliminando niente poco di meno che l'Ajax di ten Haag, la squadra esteticamente più bella della passata stagione, andata a minuti da una clamorosa finale di Champions dopo aver dominato in lungo e in largo Real Madrid e Juventus. Un'eliminatoria quella coi Lancieri che ha fatto parlare di sè più per lo stile "sporco" adottato dagli uomini di Bordalás - arrivato quasi alle mani col suo collega - che per l'aver ridotto all'impotenza il suo avversario e aver chiuso il match in Olanda anche con tre pali colpiti. I suoi rivali lo accusano di essere un fautore del gioco falloso, un promotore delle scorrettezze tattiche e delle perdite di tempo, lui risponde che, con una squadra che ha il dodicesimo monte ingaggi della Liga (una cinquantina di milioni di euro) e tanti giocatori provenienti dalle serie inferiori, non si può pensare di costruire dal basso e fare possesso palla prolungato. "Oggi si confonde il bel calcio col fare 40 passaggi nella propria metà campo", ha sentenziato.
COME LO SPECIAL ONE - Le etichette, si diceva. Il "nuovo Simeone" - tanto che l'Atletico Madrid starebbe pensando anche a lui per la successione del Cholo - si è detto, l'erede di Mourinho, ha provato a buttarla lì qualcun altro. Lui replica di non gradire gli accostamenti, lui è José Bordalás e basta. La verità è che il mago di Alicante, ottavo di 10 fratelli e nato in una famiglia estremamente povera che non poteva permettersi di comprargli il primo paio di jeans, è un po' l'uno e l'altro. In particolare, dello Special One ricorda la cura maniacale di dettagli per gli altri insignificanti, l'ossessione per il concetto di gruppo, il ricorso a espedienti singolari per arrivare all'obiettivo. Dal sistema di reperimento di informazioni sugli avversari messo in piedi da due israeliani, ex agenti segreti del Mossad, al cartello motivazionale utilizzato con i suoi giocatori per fare fuori l'Ajax. Ex squadra del centrocampista del Barcellona Frenkie de Jong, che recentemente aveva tacciato il Getafe di non giocare a calcio ("Mi dà fastidio guardare le loro partite"): foto dell'olandese affissa nello spogliatoio e le sue parole in calce. Il risultato dell'eliminatoria è già storia.
UN GENERALE ROMANO - Anche questo non basta a spiegare chi e cosa sia oggi Bordalás nel mondo del calcio spagnolo. Un'anti-conformista a cui rischia di non essere riconosciuto, per esempio, la straordinaria preparazione tattica. Volta a non far giocare l'avversario - la sua è la squadra più fallosa dei 5 principali campionati europei, quella che tiene meno palla e crea meno occasioni, ma anche quella che concede meno occasioni chiare dopo l'Atletico - ma attraverso meccanismi e situazioni provate e riprovate. E con una metodica quasi ossessiva. Ama Roma e l'antica Roma, "un impero nato dal nulla prima di affermarsi come il più grande e influente al mondo". Odia le etichette, ma ormai ci convive: si chiama José Bordalás.