Il coronavirus salva il pangolino? Prima in Cina lo mangiavano, adesso...

Ucciso per le sue sue scaglie tanto amate nella medicina tradizionale cinese oppure venduto come piatto prelibato in qualche "wet market" asiatico magari in scarse condizioni igieniche, questo mammifero così tormentato è poi stato improvvisamente chiamato in causa a febbraio per "spiegare" l'avvento dell'epidemia da coronavirus, come si legge in un approfondimento pubblicato da Repubblica.it.
Timidi, notturni, questi "formichieri squamosi" oggi si trovano in Asia e in Africa e tutte le otto sottospecie sono considerate dalla IUCN (l'Unione internazionale per la conservazione della natura) come vulnerabili, in pericolo o in pericolo critico di estinzione.
Proprio lo scoppio dell'epidemia però, potrebbe ora servire un assist involontario al timido mammifero. Nonostante la medicina tradizionale cinese indichi l'uso di scaglie per combattere infertilità, cancro alle ovaie, disturbi nella circolazione del sangue e tante altre malattie, l'idea che il pangolino possa essere collegato alla pandemia sta infatti scoraggiando i consumatori.