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    Il Club Brugge fa la storia e sogna in grande per il futuro: Kossounou, De Ketelaere e Lang talenti da Serie A

    Il Club Brugge fa la storia e sogna in grande per il futuro: Kossounou, De Ketelaere e Lang talenti da Serie A

    • Andrea Distaso
    Non può esistere un futuro radioso senza onorare il proprio passato. Ma, allo stesso modo, se si vuole continuare a coltivare sogni di gloria, non ci si può esclusivamente cullare su ciò che è stato, senza provare ad anticipare e prevedere quello che sarà o che potrebbe essere. Un modo di pensare, quest’ultimo, che sembra essere ben scolpito nella mente di Bart Verhaege, presidente del Club Brugge dal 2011 e dall’anno successivo anche azionista di riferimento. Grazie al pari per 3-3 contro i rivali di sempre dell’Anderlecht di giovedì sera, i Blauw en Zwart hanno conquistato il diciassettesimo titolo di campioni del Belgio della loro storia, il quarto negli ultimi 6 anni. E, per la prima volta dall’epoca d’oro negli Anni Settanta, è arrivato quello che gli inglesi chiamano back to back, ossia una vittoria a confermare quella della stagione precedente. 

    TALENTI IN VETRINA - Un’impresa assolutamente meritata per il gruppo allenato da Philippe Clement (al terzo campionato consecutivo conquistato, il primo arrivò alla guida del Genk), capace di dominare letteralmente la stagione regolare, chiudendo con 16 punti di vantaggio sulla seconda, l’Anversa, prima che il cervellotico meccanismo dei playoff - col dimezzamento dei punti conquistati nella prima parte di stagione - offrisse alle concorrenti un’occasione per tenere aperta la partita. Circostanza verificatasi puntualmente, con appena due pareggi e una sconfitta nelle prime tre partite e un Genk rifattosi pericolosamente sotto nel frattempo, prima del successo chiave contro l’Anversa e il pirotecnico 3-3 con l’Anderlecht che ha incoronato la migliore squadra belga dell’anno. Capace di disputare anche una dignitosissima fase a gironi di Champions League e sfiorando la qualificazione agli ottavi facendo soffrire fino all’ultimo la Lazio. L’esperienza dei vari Mignolet, Vanaken, Vormeer e Dost, combinata con la freschezza di talenti purissimi come Kossounou (centrale difensivo ivoriano classe 2001 cresciuto nel mito di Yaya Touré e nella stessa ASEC Mimomas di Eboué, Gervinho, Kessie e Gervinho), De Ketelaere (finito nel mirino anche di Atalanta, Napoli e Milan) e del bomber di scuola Ajax Noa Lang (17 reti e 11 assist complessivi), ha composto un mix assolutamente esplosivo, destinato a rappresentare un tesoretto per il futuro. Tecnico, se il Club Brugge riuscirà a trattenere per almeno un’altra stagione i suoi migliori calciatori, economico se alcune di queste pedine saranno sacrificate per garantirsi una stabilità economica divenuta un autentico marchio di fabbrica della gestione Verhaege.

    CHE NUMERI - Circa 120 milioni di euro di ricavi operativi e un utile netto di 24 nell’ultimo bilancio pre-Covid e numeri assolutamenti lusinghieri anche nel consuntivo dello scorso 31 dicembre 2020, nonostante le perdite create dalle conseguenze della pandemia. E le prospettive per il futuro appaiono rosee, perché il progetto della proprietà di quotare il club presso la borsa di Bruxelles e di costruire un nuovo impianto da 100 milioni che rimpiazzi lo storico Jan Breydel è stato soltanto momentaneamente accantonato. La dimostrazione tangibile di come non ci accontenti dei successi di oggi, ma che si guardi già a come porre le basi per quelli di domani. E’ anche per questo motivo che il patron Verhaege, immediatamente dopo aver festeggiato la conquista dell’ultimo titolo, è tornato ad attaccare il format della Jupiler League, che con i playoff e il dimezzamento dei punti della stagione regolare vanificherebbe gli sforzi di chi ha letteralmente annichilito la concorrenza. E guarda con grandi aspettative alla sempre più probabile fusione del campionato belga con quello olandese, previsto dal 2025, per aumentare i ricavi e la competitività di società come il Club Brugge anche in campo internazionale.

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